LABRIOLA, CAMPO DE’ FIORI E G.BRUNO

Pur se tra pungenti e irose polemiche e reprimende, tra difficoltà e ostacoli di ogni genere, finalmente il 9 giugno 1889 i comitati promotori riuscirono a collocare la scultura di Giordano Bruno in Piazza Campo dé Fiori, realizzata dallo scultore Ettore Ferrari, nel medesimo luogo dove il 17 febbraio 1600 l’illustre filosofo, per non aver rinnegato le proprie convinzioni, fu bruciato vivo dal potere cattolico imperante a Roma: tanta la efferatezza dei tempi e la ferocia delle gerarchie! Il regista Giuliano Montaldo ha realizzato, interprete Gianmaria Volonté, una versione cinematografica sconvolgente della vicenda di Giordano Bruno.

La erezione della statua comportò una lotta dura, senza esclusione di colpi: già venti anni prima la Chiesa era stata scalzata del proprio potere secolare e dei propri beni dall’’usurpatore piemontese’, non rassegnata a tale violenza: ora si voleva ingiuriarla ancora di più glorificando un personaggio che era nemico da tre secoli.

In questi medesimi anni scorcio dell’Ottocento, sedeva sulla cattedra di filosofia morale alla Università la Sapienza di Roma uno studioso che profonde tracce ha lasciato nella vita sociale e culturale del Paese: stiamo parlando di Antonio Labriola, da Cassino. Egli coi suoi studenti fu tra gli animatori più vitali del successo della iniziativa in onore di Giordano Bruno. Ma lasciamo Antonio Labriola, illustre ciociaro, amato dagli studenti come il loro ‘professorissimo’ e torniamo a Piazza Campo dé Fiori.

Questa piazzetta nel cuore di Roma da sempre la mattina come avveniva e ancora avviene in altre località cittadine, era frequentata, giorni sì giorni no, dalle contadine in prevalenza del ‘Fuori Porta’ che vi convenivano per offrire in vendita ortaggi, frutta, pollame. Come regola, verso le undici-mezzogiorno in gran parte sgombravano il campo. Quindi tale tipo di mercato, precario e stagionale, era una consolidata realtà di Campo dé Fiori, da sempre.

Il rospo del monumento al filosofo ‘eretico’ non fu mai completamente ingoiato dal Vaticano e quando una quarantina di anni dopo la posa in opera del monumento, si iniziò la trattativa sul famoso ‘Concordato’ tra Chiesa e Stato del 1929 che avrebbe dovuto accantonare e mettere fine a tutta una situazione di astio e di divergenza tra le due entità che perdurava ormai dal fatale 1870, le gerarchie ecclesiastiche ripresero nuovamente l’argomento del monumento a Giordano Bruno che a loro dire profanava la città e la memoria storica della Chiesa. Il Duce -l’Italia all’epoca era in regime fascista- fedele in quegli anni alle proprie convinzioni radicate e convissute di socialista, si oppose fermamente a qualsivoglia ipotesi di accordo e/o di rimozione del monumento. Epperò allo stesso tempo i princîpi della convivenza e della riappacificazione imponevano che una qualche forma di compromesso venisse escogitata pur di accontentare in qualche modo la controparte, per cui il Duce pervenne alla soluzione che avrebbe acquietati tutti e cioè far restare il monumento al suo posto ma allo stesso tempo impedirne la visione profanatrice al popolo e ai visitatori! In che modo? Quello che era un mercatino di poche ore e di poche contadine del ‘Fuori Porta’ fu fatto divenire un mercato stabile, quotidiano, aperto ad ogni genere di prodotto, tra cui in particolare la ‘pescheria’, con inizio alle cinque di mattina fino al tramonto, ogni giorno: non più le contadine del contado bensì solo numerosi operatori qualificati in regola con le autorizzazioni comunali: il risultato fu -ed è tutt’ora- che effettivamente -tende, ombrelloni, bancarelle, ecc.- la visione del monaco corrucciato sotto il suo cappuccio fu risparmiata al visitatore e anzi ai suoi piedi, sui gradini del monumento, si realizza quotidianamente una discarica di scatole vecchie e di ortaggi e di lordure, con gratificazione o indifferenza di tutti. E anche il mercato col tempo si è evoluto ampliando la propria gamma di offerte alla bigiotteria e ad analoghi articoli.

Non vogliamo parlare dei disagi grandi arrecati ai turisti e ai visitatori a causa dei camioncini e automezzi, ai veicoli della immondizia che la sera per almeno un’ora debbono ripulire la piazza, non vogliamo parlare della opportunità e necessità di tale mercato in quel posto ogni giorno brulicante di turisti a dieci metri da Palazzo Farnese! Si dirà: la gente del posto è abituata al mercato ma è anche vero che una alternativa è ben possibile e sicuramente ancora più comoda e confacente a qualche decina di metri: se poi si eliminano i prodotti che nulla hanno a che fare col mercatino originario di frutta verdura e pollame allora le soluzioni sono ancora più numerose, sempre a pochi metri da Piazza Campo dé Fiori.

Sono tante e molteplici e onerose le incombenze della attuale amministrazione comunale ma siamo comunque certi che tale realtà di palese oltraggio alla figura di Giordano Bruno nonché di altrettale palese se non offesa certamente ignoranza e negligenza del significato storico ed eccezionale dei luoghi, sarà motivo di riflessione e possibilmente di soluzione positiva da parte della Sindaca Raggi e della sua squadra.

Michele Santulli

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