La vita davanti: una pièce scomoda sull’inevitabile gratuità dell’amore

In un’atmosfera sospesa ed essenziale si dipana il racconto di Toto, protagonista dello spettacolo teatrale “La vita davanti”, diretto e magistralmente interpretato da Tony Allotta, presso il Teatro dei Conciatori di Roma dall’8 al 13 di gennaio. La pièce, ispirata al romanzo di Romain Gary del 1975, ruota attorno ad una domanda che campeggia sul palco a mo’ di un graffito assordante: Si può vivere senza amore? In realtà, non si tratta soltanto di un quesito imbarazzante per la società del disincanto, dove è legittimo aspirare ad ogni sorta di bene purché sia quantificabile, ma di una richiesta, o meglio ancora di una petizione d’amore avrebbe detto Freud, radicata nel tessuto psicologico del personaggio. Toto o anche Momo, abbreviazione del più imponente Mohammed, parla al pubblico, con tenerezza ed ironia, dal vuoto di quello che non ha avuto: l’amore della madre. Ciononostante, il suo non è affatto un lamento, ma è una narrazione che riesce a stare in piedi, pur Foto I Azzurra Primaveracamminando sul filo dell’incertezza: della madre, oltre al lavoro di prostituta, non sa nulla perché non l’ha mai neanche vista; della sua data di nascita non v’è certezza; della nazionalità dei genitori non ha notizia alcuna. È arabo e di più non gli (ci) è dato sapere. Ma anche l’appartenenza ad un gruppo etnico rappresenta, in fondo, un segnale debole.Toto è un altrove, ed infatti comunica da un’iperbolica terra di confine all’interno della quale si muovono personaggi tragicomici. C’è la donna che l’ha allevato dietro pagamento mensile della genitrice, un’anziana signora di origini ebraiche, lei stessa ex-prostituta, scampata per un pelo all’eccidio nazista, che gestisce, nella periferia di Parigi, una sorta di orfanotrofio per figli di prostitute. Lui può vantare però una piccola prerogativa rispetto agli altri ospiti della casa: essere stato il primo ad entrarvi. Il suo mondo corrisponde a quell’insolito microcosmo domestico all’interno del quale prende corpo un succedaneo d’amore familiare, laddove le presenze di tutti i componenti del gioco (Toto, la madre sostitutiva, gli altri bambini, la vicina transessuale) si avvicendano come presenze intense ancorché intermittenti. Situata al di fuori del canone della famiglia borghese, quest’eccentrica casa-famiglia vive di ritmi propri, dettati in larga parte dalle bizzarrie della reggente, come l’abitudine di fissare un ritratto di Adolf Hitler per ricordare a se stessa la fortuna d’essere scampata ad una morte orrenda.Il disegno scenografico è semplice e potente. Una scala, degli origami che pendono dal soffitto, un ombrello che di Momo/Toto è il migliore amico a rimarcare il suo bisogno di protezione, e pochi altri elementi che permettono a Tony Allotta di essere ad un tempo testo e contesto dell’intero spettacolo. L’attore, utilizzando sapientemente il codice del linguaggio non verbale, fa dire al suo personaggio di più di quanto le parole da sole possano fare. L’accento “da tunisino”, l’animata gestualità, una mimica facciale altalenante tra lo stupore e la disperazione aprono le porte ad una recitazione profondamente interattiva che viola la distanza convenzionale dagli spettatori. È nelle corde del giovane arabo approssimarsi ai suoi interlocutori, sedersi accanto a loro, toccarne gli oggetti personali con la rassicurazione che nulla sarà rubato, perché nella casbah funziona così: si urla, si tratta e si negozia senza l’aspettativa di dover concludere l’affare. L’amore ricompare sotto forma di metafora: i contraenti giocano per il gusto di giocare, la gratuità – nell’accezione migliore del termine – rappresenta la regola e non l’eccezione. Riprendiamo allora la domanda dalla quale siamo partiti: Si può vivere senza amore? E lasciamola pure inevasa, stagliata sullo sfondo di quella terra di confine dove abbiamo conosciuto Toto, per continuare a parlare con lui quando lo spettacolo sarà di nuovo messo in scena.

Pasquale Musella Foto di Azzurra PrimaveraFoto II Azzurra Primavera

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares