La guerra dei vulcani. Un libro formidabile sul cinema e sull’amore

Gli appassionati di cinema e di grandi storie d’amore, prima di andare in vacanza, devono mettere in valigia (se non l’hanno già letto) La guerra dei vulcani di Alberto Anile e Maria Gabriella Giannice (edizioni Le Mani, 320 pagg., 16 €). Il libro ricostruisce l’intricato triangolo amoroso che coinvolse, sul finire degli anni ’40, Anna Magnani, Roberto Rossellini, Ingrid Bergman. Tra tradimenti, dolore, scandali e colpi di scena nacquero due film destinati a far storia: Stromboli di Rossellini e Vulcano del tedesco William Dieterle. I due giornalisti che hanno lavorato a questo saggio narrativo ricchissimo di informazioni e di retroscena ancora poco conosciuti forniscono il migliore invito alla sua lettura in conclusione, quando scrivono che “ film straordinari e tormentati, prima chiacchieratissimi e poi travisati (o dimenticati), Vulcano e Stromboli devono il loro fascino alla natura di opere meticce, impastate di sentimenti, ambizioni e compromessi (…) a queste pellicole i loro autori dedicarono generosamente sudore e lacrime. Ma le vicende che portarono alla loro realizzazione, più interessanti per certi versi degli stessi film, dimostrano semmai il contrario, che la vita conta molto più del cinema.” Il volume di Anile e Giannice ha offerto lo spunto per un documentario altrettanto interessante a firma di Francesco Patierno e realizzato da Rai Cinema. Lo scenario della guerra dei vulcani è quello spettacolare delle Eolie. Rossellini, che già aveva dato prova della sua grandezza in Roma città aperta e in Paisà, rimane affascinato dai filmati di suo cugino Renzo Avanzo che, assieme a Pietro Mocada, Francesco Alliata, Quintino di Napoli e Fosco Maraini, ha messo in piedi la Panaria Film, una casa di produzione specializzata tra l’altro nelle prime riprese subacquee. Inizialmente, il film doveva avere come protagonista Anna Magnani. Il regista e l’attrice vivevano in quegli anni una tormentata storia d’amore che riempiva le pagine dei giornali. In amore – come nel lavoro – lui era un inguaribile fedifrago. Lei invece era vulcanica e appassionata. Nel 1948 una lettera scritta dalla più grande attrice di Hollywood dell’epoca, la svedese Ingrid Bergman e indirizzata proprio al regista italiano, spariglia completamente i progetti iniziali. Con queste parole (scritte tra l’altro un anno prima e recapitate così in ritardo per via di un incendio alla Minerva di via Palestro) Ingrid soffierà via alla Magnani l’uomo e la parte: “Caro signor Rossellini. Ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e ne sono rimasta entusiasta. Se avesse bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene inglese, non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo ti amo, sono pronta a venire a fare un film con lei. Cordiali saluti, Ingrid Bergman.” Come molti altri europei che lavoravano nel cinema americano, Ingrid intravedeva in Rossellini una via di fuga da Hollywood, che il nostro paragonò ad ‘un’industria di salumi’, poiché come scrivono gli autori del saggio “vedevano nel regista italiano una proiezione di se stessi e insieme una speciale rivincita: da Hollywood avevano ottenuto lavoro, fama, denaro, ma avevano dovuto barattarli con l’emigrazione in un paese diverso, con lingua, usi e costumi diversi”. La notizia che Rossellini avrebbe girato un film a Stromboli con protagonista la Bergman e con i soldi di una casa produttrice americana fece arrabbiare i ragazzi della Panaria e spezzò il cuore della Magnani. La risposta però non si fece attendere poiché a poche miglia di mare iniziarono le riprese di Vulcano, con la Magnani protagonista, diretta dall’efficiente Dieterle. Intanto anche il matrimonio della Bergman con Petter Lindstrom naufragava e l’attrice era rimasta incinta di Rossellini. Partorì la sera della prima di Vulcano che fu un disastro per ragioni tecniche e perché i giornalisti corsero via alla notizia della nascita del bambino della coppia Rossellini-Bergman. In realtà neanche Stromboli fu accolto con favore dalla critica, tant’è che gli autori del libro parlano di un “duplice fallimento”. Eppure a distanza di tanti anni i due film andrebbero rivisti per ragioni diverse: Vulcano per la magistrale interpretazione della Magnani; Stromboli per la bravura della Bergman e perché questa pellicola avrebbe ispirato successivamente la nascita in Francia della Nouvelle Vague.      

 Pasquale MusellaLa guerra dei vulcani copertina

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