IL TERZO PARADISO CON ULIVO ANTI XYLELLA GALLIPOLI 5 GIUGNO 27 SETTEMBRE

Artista sperimentale, teorico e divulgatore, nome di punta delle vicende internazionali dell’arte contemporanea degli ultimi quarant’anni, grazie ad azioni rivoluzionarie che sono state concepite a metà strada tra la partecipazione collettiva e l’utopia. Michelangelo Pistoletto, maestro dell’Arte Povera, è protagonista di una mostra antologica nel castello di Gallipoli, a cura di Manuela Gandini.

 

Ad accogliere i visitatori nella piazza d’armi dell’antico maniero ci sarà il Terzo paradiso, grande installazione che riproduce una rielaborazione del simbolo dell’infinito, punto di riferimento delle sue speculazioni teoriche più recenti. Secondo l’artista il primo paradiso è quello terrestre, regolato dalla natura, il secondo è quello guidato dall’intelligenza umana, che con il tempo è diventato artificiale. Pistoletto ha quindi propugnato l’avvento “di una terza dimensione, un progetto globale che consiste nel trovare un equilibrio tra l’intelligenza umana e quella della natura, per esprimere una nuova scienza del vivere”. Così al centro di questa versione del Terzo Paradiso è posto un grande ceppo d’ulivo, dentro al quale germoglierà un ulivo neonato. Segno che vuole essere una sorta di ‘soluzione e rinascita’, una risposta forte e ideale all’epidemia batterica che da tempo colpisce gli ulivi pugliesi. Questo perché, grazie alla lente della ‘trasformazione e della guarigione’, Pistoletto è riuscito a rileggere l’aggressione della Xylella e tutte le sue implicazioni.Per questa personale saranno allestite, negli spazi del Castello, tre importanti installazioni site-specific, grazie alle quali, in un dialogo tra passato e presente, sarà possibile ricostruire l’intero percorso creativo di Pistoletto, dai celeberrimi quadri specchianti agli oggetti in meno al Terzo Paradiso e alle sue progressive evoluzioni. Del resto, questa opera, cuore della mostra gallipolina è in continuo divenire.Il ciclo del Terzo Paradiso venne annunciato dall’artista nel 2004, con la presentazione del simbolo del Nuovo segno d’infinito, da lui ideato un anno prima. Dal 2007, con la collaborazione tra Pistoletto e Gianna Nannini, il Terzo Paradiso ha assunto altresì la forma di un work in progress multimediale. Successivamente, nel dicembre 2012, capovolgendo la visione negativa della profezia Maya, Pistoletto si è fatto promotore del ‘Rebirth-day’, la prima giornata universale della rinascita, facendo realizzare contemporaneamente in oltre 70 paesi del mondo il Terzo Paradiso da una rete di ‘Ambasciatori’, che ha compreso anche il coinvolgimento di numerose cittadinanze locali.L’installazione creata appositamente per la rassegna di Gallipoli si configura dunque come un’ulteriore riflessione del maestro sulla vita, la natura, il rapporto con l’uomo, la sua storia.Il percorso si snoda in diversi ambienti del castello, con opere storiche come Pittore (1963-1989) e Sedia del 1974, due dei suoi celebri specchi in cui il pubblico potrà riflettersi, partecipando attivamente al processo dell’opera “aperta”. Agli anni Novanta appartengono una serie di significative opere in mostra, che reinventano le conformazioni  –  determinando così nuove funzionalità prettamente concettuali  –  di elementi d’uso comune, come una finestra di alluminio o un lavabo di acciaio inox. “Le opere sono state scelte personalmente dal maestro  –  commenta Manuela Gandini  – all’interno troverete alcune tappe fondamentali del suo lavoro, fino al discorso legato alla responsabilità sociale dell’arte, con la grande installazione Love difference”. L’opera è stata concepita nel 2003 per la Biennale di Venezia: un grande tavolo specchiante a forma di Mediterraneo è circondato da sedie provenienti dai diversi paesi che si affacciano su questo mare, che Pistoletto definisce perentoriamente “una ferita aperta della società di oggi”. Così come il Terzo Paradiso, Love difference è un vero e proprio manifesto ideologico e politico, nella sua accezione più ampia, a testimonianza di un percorso che, partito dai concetti cari agli anni Sessanta  –  “l’immaginazione al potere”  –  è riuscito a non perdere mai di vista il contatto con la complessità del contemporaneo, come è emerso nel 2013 in occasione della mostra al Louvre.
Ormai è un artista consacrato, ma si ritiene soddisfatto? È lo stesso Pistoletto a rispondere: “No, assolutamente, l’idea è di portare un vero cambiamento nella società. L’arte deve avere la funzione di cambiare le cose, non solo sul piano estetico, ma anche su quello morale ed etico”. Ce la farà? “Non so se ce la faremo  –  conclude il maestro  –  non si sa fino a che punto le persone abbiano il desiderio di cambiare se stessi e quindi il mondo”.

 

 

Anna Germano

 

 

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares