Il Cigno Nero – Black Swan

Darren Aronofsky scopre in Odette/Odile il suo primo thriller psicologico
Il Cigno Nero- Black Swan:
Una nuova, moderna e oscura interpretazione de “Il Lago dei cigni” in chiave interamente cinematografica

Ingenuità e malvagità sulle punte di una inaspettata e seducente Natalie Portman

E’ piuttosto nota la minuziosità con cui il visionario Darren Aronosky dirige le sue pellicole, e questa volta la sua cinepresa si cimenta nell’esplorazione del magico quanto complesso mondo del balletto.
Non è un film propriamente sulla danza, per non cadere a tradimento dal titolo, ma ben sfrutta cinematograficamente uno dei balletti più rinomati del repertorio classico – e uno tra i più importanti banchi di prova per i danzatori e danzatrici-, realizzando un profilo profondo ed inconfessato/inconfessabile di una ballerina. La pressione della prestazione perfetta, l’ambizione della compiutezza assoluta, la paura costituita da minacce reali o paranoidi che qualcun altro possa essere la sostituta perfetta, il gioco del doppio Odette (Cigno Bianco) – Odile (Cigno Nero), fanno della innocente Nina un vero e proprio Cigno delle Tenebre. Vera e durissima prova attoriale, dunque, per l’attrice Natalie, che interpreta la ballerina Nina, e per la rising star ucraina e non da meno Mila Kunis (Codice genesi, Non mi scaricare), che interpreta la sua rivale Lily. “Il ruolo di Nina è decisamente diverso da tutto quello che Natalie ha fatto finora”, rimarca il regista, “e lei è arrivata a un altro livello. Interpretare Nina è stato un impegno atletico tanto quanto recitativo”. Nel cast c’è anche una splendida Winona Ryder, l’ex prima ballerina del corpo di ballo, Beth, che è colei che se ne va, colei che “lascia il posto” e il camerino, e che, come ogni stella del balletto, è destinata a lasciare presto la scena, le luci e il palco: è la brutalità della brevità che marchia questo tipo di carriera.
La profonda immersione nel mondo del balletto è stata possibile non solo grazie ad una affinata ricerca nel mondo della danza e della coreografia (Vincent Cassel è il machiavellico e carismatico coreografo Thomas Leroy), ma anche grazie al contributo di insegnanti professionisti di questo esoterico universo: la leggendaria Georgina Parkinson, ballerina del Royal Ballet e responsabile per trent’anni dell’American Ballet Theatre (venuta a mancare due settimane prima della fine delle riprese), le responsabili del balletto Marina Stavitskaya, direttrice del repertorio classico del Manhattan Youth Ballet, e Olga Kostritzky, che tra i suoi studenti ha avuto Mikhail Barysnikov e Jock Soto. Benjamin Millepied, stella del New York City Ballet ha curato le coreografie sul set. Grazie alla collaborazione di tutte queste maestranze, la Portman e la Kunis hanno raggiunto prestazioni a dir poco sorprendenti, considerando che non nascono come danzatrici e che sono state sottoposte a duri ed estenuanti allenamenti durati circa un anno per cinque o sei ore al giorno.
Il Cigno Nero, diretto con uno spiccato realismo grazie alla cura dei dettagli e  rafforzato dallo stile di ripresa a camera a mano, coinvolge, seduce, ed è ben tessuto all’interno della psiche del balletto classico portato all’esasperazione nei suoi aspetti più ossessivi. Nasce come thriller e si completa come interpretazione perfetta, la stessa a cui ogni ballerino desidera elevare se stesso, attraverso un viaggio intimo nella complessità emotiva di una danzatrice esasperata dalla pressione e dalla perfezione, al punto di fare della sua sofferta professione la sua stessa vita. In un crescendo di ansie e paure schizofreniche, Nina finisce per raggiungere il compimento perfetto di un’opera tra le più liriche e virtuose, seppur ad un prezzo altissimo da pagare, ma consapevole e scelto.
Un oscar più che meritato per la Portman (la leggendaria Amidala in Guerre Stellari e la spogliarellista di Closer, ruolo, questo, che le valse la candidatura agli Oscar e una vittoria ai Golden Globes) e una regia e una colonna sonora che ci portano lungo i corridoi di una mente oscura, debole e liberata e che scendono lungo l’abisso delle emozioni psicologiche. Il compositore Clint Mansell, storico collaboratore di Darren Aronosfky, ha ben riadattato, con ossequiosa fedeltà, le senza tempo musiche di Peter Tchaikovsky, rendendole e creando l’ambiente sonoro secondo l’intenzione del film in ogni singola scena.
Natalie ci porta dentro Nina, dentro tutte le alienazioni mentali e sentimenti infossati, sani od insani che siano. E, al suo terzo ed ultimo atto, Nina  rivolge il saluto e abbandona la scena, la platea, il teatro e la sua Odette porta via con sé anche una parte di noi. Difficile abbandonare la sala, difficile non pensare più a Nina.  Difficile lasciare Il Cigno Nero.

Federica Gualtieri

Un film di Darren Aronofsky
Sceneggiatura: Mark Heyman, Andrés Heinz, John McLaughlin
Musiche: Clint Mansell
Costumi: Amt Westcott
Scenografie: Thèrése Deprez
Dal 18 febbraio nelle sale.

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