I ritratti dell'autismo

4Il fotografo Timothy Archibald ha fatto del suo mestiere e della sua passione uno strumento d’aiuto e d’indagine per per superare un ostacolo, un dramma che gli è toccato in sorte, per niente facile da fronteggiare.

Elijah, suo figlio, è autistico, malattia che lo porta naturalmente a chiudersi in un mondo tutto suo, in una prigione invisibile, imperscrutabile agli altri, di fatto incapaci di coglierne emozioni e bisogni come con qualunque altro bambino.Il progetto fotografico “Echolilia/Sometimes I wonder” nasce proprio da questa amara e frustrante consapevolezza di non poter capire a fondo e con immediatezza il figlio. Ragion per cui, i numerosi e bellissimi scatti, effettuati in 3 lunghi anni, sono un modo per rendere eterni e concreti momenti semplici della vita del bambino, per imprimerli sulla carta e partire alla ricerca delle trame nascoste che li compongono. In questo modo Timothy ha iniziato a ragionare con più facilità sui gesti del bambino, sulle smorfie del suo volto: è stato infatti grazie a questi piccoli, numerosi frammenti-testimonianze con cui il padre fotografo ha cercato di capire meglio e di dare un senso a ciò che in condizioni ordinarie sembrava non avere una logica. Sono state proprio le fotografie ad aver permesso a Timothy di entrare finalmente a pieno nella dimensione di Elijah, nelle sue abitudini apparentemente inusuali e prive di perché.Inoltre, molte volte, è stato lo stesso bambino che, divertito di fronte al lavoro del padre, ha spontaneamente fornito location e posizioni, mostrandosi in tutta la sua naturalezza, rendendo più solido ed intenso il rapporto col papà.Timothy, in questo modo, ha anche voluto sottoporre all’attenzione ed alla sensibilità degli altri una grande verità universale, ossia le innumerevoli imperfezioni della vita: il fatto che un bambino sia autistico, non lo rende “speciale” rispetto agli altri. Del resto, tutti viviamo in un mondo imperfetto, nel quale le persone stesse non sono di certo da meno.Ad alcuni non sono piaciute queste foto e l’iniziativa in generale: sono stati in molti ad aver accusato il fotografo di essersi approfittato della situazione, speculando sulla malattia del figlio.Al di là delle critiche prive di fondamento, Timothy, in cuor suo, spera che le persone possano far tesoro della propria testimonianza, imparando molto di più sull’autismo e sul come relazionarsi a persone che ne soffrono. Proprio come la fotografia gli ha permesso di fare.

 

Michela Graziosi

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