Girotondo, regia di Francesco BranchettiIl crollo di un Impero raccontato dall’Amore

Eventi vi porta ancora una volta a scoprire i più  importanti successi teatrali dell’anno. Ecco, dunque, il meraviglioso Girotondo di Schnitzler, messo in scena da Francesco Branchetti.Francesco Branchetti regista

Quando fu messo in scena per la prima volta, nell’Austria felix, che stava assistendo al declino dell’Impero Asburgico e contemporaneamente alla nascita della psicoanalisi, Girotondo di Arthur Schnitzler fu subito uno scandalo e suscitò grande clamore. La forza travolgente di questo testo risiede nella capacità di raccontare la fine di un mondo e di un’epoca attraverso un’azione apparentemente guidata dai complessi gangli dell’amore e dai personaggi che duettano su temi privati. Il suo fascino risiede in questo, nell’essere ancora oggi perfettamente attuale e moderno; cinque personaggi maschili si alternano con altrettanti personaggi femminili (tutti meravigliosamente interpretati da Gaia De Laurentiis), per un totale di dieci quadri che raccontano la difficoltà dell’amore, la sua incomprensibilità, tema questo di strettissima attualità. Francesco Branchetti è riuscito nell’intento di allestire una rappresentazione fedele al testo, che ne esprima tutta la modernità, inscenando alla perfezione il gioco drammaturgico dell’opera e spaziando dall’ironia all’amarezza, in un continuo gioco di parole al limite del virtuosismo che racconta la vita e l’amore. Alla perfetta riuscita dell’allestimento hanno contribuito, oltre all’eccellente cast, i costumi di Clara Surro, le scenografie di Alessandra Ricci e le musiche di Pino Cangialosi, che hanno saputo ricreare l’atmosfera dell’epoca di Schnitzler, volutamente conservata per sottolineare l’attualità delle dinamiche di coppia rappresentate nella piece e la modernità del rapporto uomo-donna da essa presentato. Questa fruttuosa collaborazione ha portato la rappresentazione a vincere il prestigioso premio Ombra della sera, come miglior spettacolo dell’anno e la cerimonia di premiazione  si è svolta il 2 agosto scorso nella magnifica cornice del Teatro romano di Volterra. L’ironia sferzante di Schnitzler, che spesso sfocia nel risentimento puro nei confronti dell’ipocrisia che domina le convenzioni sociali, ha conquistato il pubblico e la critica. I dieci personaggi rappresentati appartengono ad ogni estrazione sociale e umana. C’è la prostituta, il soldato, la cameriera, il giovane signore, la giovane signora, il marito, la ragazzina, il poeta, l’attrice, il conte, racchiusi in altrettanti dialoghi in cui entrano in scena due alla volta, poi un membro della coppia diviene protagonista del quadro successivo, tranne la prostituta. Quando infine l’ultimo personaggio si ricongiunge al primo (il conte alla prostituta) il girotondo è terminato ed ognuno dei protagonisti è stato colpito fatalmente dalla stessa aridità. Ad ogni personaggio viene strappata la maschera imposta dal suo ruolo sociale, mostrandosi così nella sua umanità, grazie all’innata propensione di Schnitzler a indagare e analizzare nonché rappresentare la monotonia, la quotidianità, l’inutilità delle convenzioni e la fredda retorica dei rapporti sociali. L’opera è la descrizione del dramma sentimentale in cui l’uomo può cadere quando entra in crisi, come stava iniziando a fare all’epoca dell’autore, che fotografa alla perfezione questo momento con capacità psicanalitiche eccezionali. Quando l’amore diviene mero piacere fisico finisce per sfociare inevitabilmente nell’abitudine e diviene la cartina di tornasole di una società che deve fare i conti con se stessa; le convenzioni, la finzione e l’amore deturpato rappresentano il tentativo di colmare un vuoto, una solitudine che ha conseguenze durature nella società. L’ipocrisia è protagonista della scena, nell’eterna ricerca del nulla, in un girotondo inutile, ripetitivo, disperato in cui ogni cosa si attorciglia su se stessa fino a svuotare le vite degli stessi protagonisti che esprimono solo banalità, retorica, falsità e stereotipi relazionali. Branchetti e i suoi collaboratori nonché il cast hanno catturato l’essenza del testo, teso a indagare l’animo umano e gli intricati rapporti che questo ha con sé e con gli altri. A guidare lo spettatore nell’inferno di ansie, paure, malinconie e dolori sono il rapporto di coppia, la relazione, l’incontro. Il teatro ha bisogno di spettacoli come Girotondo, ha bisogno di coraggio, di avere la forza di seguire strade non battute, lontane dalla commercialità, per accostarsi alla complessità, come hanno fatto Lorenzo Costa e il Teatro Garage di Genova, che hanno creduto in Branchetti e in questo meraviglioso allestimento.

 

Patrizio Pitzalis

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares