Ferzan Ozpetek: l’amore per Roma attraverso i film

Un romano di Bisanzio, così ama definirsi Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore italiano di origini turche. Sono oltre 30 gli anni di vita passati a Roma, a studiare, lavorare e ad inseguire grandi sogni. Il regista si sente italiano a tutti gli effetti; nel 2007 è nominato ambasciatore di Roma. La carica, istituita dal Campidoglio, nomina uomini e donne di cinema che hanno l’onore di portare il nome della Capitale nel mondo.

Sono i primi anni 70 quando -appena trasferito in Italia- il giovane Ferzan studia Storia del Cinema alla Sapienza, riesce ad avvicinarsi al mondo del cinema e la sua carriera inizia come assistente ed aiuto regista. Troisi, Nuti, Tognazzi, solo alcuni dei grandi nomi dei registi con cui inizia a collaborare.

La fata, da lui dipinta negli anni dello studio, gli ha portato fortuna e ha ispirato il titolo del film “Le fate ignoranti”, considerato il suo capolavoro: Ferzan è diventato grande, un grande regista. La pellicola viene  premiata con il Nastro d’argento nel 2001. Questo film segna un cambiamento, le sue storie si spostano in Italia, nella Roma contemporanea, come spiega lui stesso “sono stati fatti talmente tanti film su questa città, che sento forte l’esigenza di posarvi uno sguardo diverso da quello degli altri”. E in parte, tra le ragioni del riscontro favorevole a “Le fate ignoranti” c’è anche la scoperta di una Roma insolita. Quando si passa vicino al gazometro non si può fare a meno di pensare a “Le fate ignoranti”. 
Altri luoghi raccontati da Ozpetek sono il ghetto ne “La finestra di fronte”, il palazzo Rivaldi di via del Colosseo in “Cuore sacro” e diversi posti del quartiere Ostiense, tra la Piramide e i Mercati Generali, quartiere nel quale vive e che ama. Il regista ha voluto rendere partecipe il grande pubblico della “poesia” della lunga strada costruita dagli antichi romani per congiungere la città alla foce del Tevere. “Legata al mio amore per l’Ostiense c’è una buona dose di nostalgia: per Roma com’era tanti anni fa, certo, ma soprattutto per le emozioni che ero capace di provare un tempo», riflette il regista che ha ridato onore al cinema dei sentimenti. E’ possibile ricostruire una vera e propria mappa della Ostiense Ozpetekiana, il barbiere «dove vado una volta alla settimana anche se i capelli non sono ricresciuti», la pasticceria Andreotti «che per fortuna è rimasta com’era» e non a caso confezionò le spettacolari torte di Giovanna Mezzogiorno in La finestra di fronte, la giornalaia che ancora oggi deve indicare ai passanti incuriositi i punti in cui era ambientato Le fate ignoranti, la pizzeria “L’abadia” di via del Gazometro «che fa le pizze migliori di Roma», il ristorante “Cacio e Cocci” dove il regista si reca spesso per appuntamenti di lavoro e infine naturalmente la casa di Ferzan Ozpetek nella quale è stato girato parte del film Saturno Contro e nella quale anche lui, come accade nel film “Le fate ignoranti”, ospita gli amici nella terrazza.

L’altro film, considerato un capolavoro, è uscito nel 2003 con il titolo “La finestra di fronte”. Per questa pellicola, dovendo raccontare la piccola borghesia, ha scelto le case popolari di Monteverde, via Donna Olimpia: le ha scelte per il loro calore, con le finestre piccole e i soffitti bassi. Sono questioni estetiche che vanno prese in considerazione quando si racconta una storia, ma “l’ambiente deve essere servo della narrazione, e non il contrario”. Ciò che più affascina Ozpetek di un luogo è la stratificazione delle vite delle persone che lo hanno abitato. Una casa, una pizzeria, chissà quanti sono gli eventi di cui è stata teatro-osserva il regista- magari lì qualcuno si è baciato, qualcun altro è stato ammazzato. Come dice Giovanna ne La finestra di fronte: “Tutti quelli che se ne vanno, ti lasciano sempre addosso un po’ di sé. È questo il segreto della memoria”.

La Roma presentata da Ozpetek ha un sapore intimo, amichevole, è come un invito nel suo mondo, nella città in cui lui stesso vive tutti i giorni, attenta testimone dei nostri umori, amara o dolce a seconda dei giorni, di come ci tratta la vita.  

Mauro Meleddu

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