"Er Naso" – Pierpaolo Palladino interpreta e riadatta su misura “pe Roma” uno testo classico dell'autore russo

a cura di Federica Gualtieri

L’Abate Corvallone, un bel mattino, al risveglio, come di consueto si accinge a specchiarsi, ma ciò che vede nel riflesso della sua immagine, non è più ciò che vede consuetamente ogni giorno: è mancante di una parte centrale del volto.

Ciò che manca è il suo solito importante e pronunciato naso, con sulla punta, il suo bel “er peticiello”.

Cosa fare se non tentare di trovarlo e di rincollarlo al suo originario posto al centro del “grugno”?

Le peripezie, gli incontri e gli intrecci di goffi e grotteschi personaggi si intersecano comicamente nel corso di questa spasmodica ricerca, giocando sull’assurdo e sugli eccessi, ma soprattutto col copione stesso, frutto di un riadattamento di un testo fatto a racconto teatrale, recitato completamente in un simpatico e fiero romanesco, quel romanesco che oramai sembra essere sepolto chissà sotto quale mura nella caput mundi attuale, e che ci fa sentire, nonostante i due secoli di distanza, nel bel mezzo “de na” Roma ottocentesca.

Un gioco di rimandi, di caricature, di personaggi stravaganti che popolano il racconto e che sembrano impossessarsi del testo vero e proprio e dello stesso attore, che esce ed entra da ognuno di loro con chiarezza, maestria, narrando, interpretando, evocando, con l’essenzialità di un’unica figura, l’avvicendarsi delle altre a più voci, attraversando gli episodi e luoghi romani e limitrofi, nutrendo la fantasia dello spettatore.

Un unico attore, Pierpaolo Palladino, per tanti interpreti, vissuti ed interagiti dall’unico e possibile protagonista in scena, come quasi a dire, a ragione, che non poteva essere diretto meglio.

Come mai quest’idea di riprendere un testo di Gogol?

Quest’anno è il bicentenario della nascita di questo autore, e volevamo celebrarlo tenendo conto che Gogol è stato un grande amante di Roma. Conosceva Gioacchino Belli molto bene e ne tradusse in russo diversi sonetti.

Come è nata l’idea?

L’idea è stata di Mario Moretti che mi chiese, considerando che io scrivo in romanesco e ho fatto già altri testi sulla Roma dell’ottocento, di tradurre Gogol.

Ho iniziato quindi a fare un riadattamento teatrale: ricreare il mondo gogoliano di questi “parassiti” in una società altrettanto “parassita” come quella di San Pietroburgo dell’800, parallela alla Roma del Papa Re. C’era solo gente che viveva coi soldi della chiesa. Ecco così che l’ispettore Kovalèv diventa l’Abate Corvallone, che anziché lavorare per conto di un colonnello o per l’autorità zarista, lavora per conto del Cardinale.

Che tipo di personaggio è?

Lui è un personaggio universale perché è colui che vive solo per essere invitato alle feste e per risultare sempre ben accetto. Non è un eroe romantico e di tipi come lui oggi ce ne possono essere tanti. Un famoso personaggio gogoliano dei nostri tempi è, per esempio, Fantozzi. Paolo Villaggio è l’autore italiano gogoliano per eccellenza definito tale dalla stessa critica russa

Perché proprio la scelta di “Er Naso”?

Il naso è un’idea surreale di Gogol e sta al centro del viso. E’ la parte più esposta del volto. Per un personaggio come lui, che vive della benevolenza altrui e della accettazione degli altri, il naso ancora di più è diventa l’emblema della vanità.

È una presa in giro della società in cui è la forma che prevale sulla sostanza e quindi lui, qualunque cosa che lo renda atipico, automaticamente lo fa bersaglio di dicerie.

Come è avvenuta la riadattazione?

Ho dovuto trovare dei corrispettivi che dessero lo stesso senso a Roma di quello che davano nella San Pietroburgo dell’800, sempre giocando sul grottesco e sul surreale. Ho dovuto crearlo poi in un romanesco che avesse dignità letteraria su un testo classico di letteratura mondiale.

Gogol è stato definito filantropo realista e grottesco. Tu come lo definiresti?

Entrambe le cose. Il romanesco poi, ti dà sempre molto realismo e concretezza. Ma è anche molto grottesco su tutte le coloriture.

Come mai la scelta del riadattamento è convenuta sulla forma del racconto teatrale?

Il motivo principale di questa scelta è che un unico interprete dà molta unità narrativa. E la stessa libertà che ti dà la letteratura. Il teatro di narrazione è molto evocativo: tu evochi ed il pubblico immagina su ciò che gli viene evocato. Questo tipo di suggestione è molto teatrale.

Presentato dalla Sycamore T Company
Rielaborazione romanesca di Pierpaolo Palladino e Mario Moretti da Nicolaj Gogol
Con Pierpaolo Palladino
Regia Francesco Branchetti
Dal 17 al 19 febbraio ore 22.30 al Teatro Cometa Off
Via Luca della Robbia 47
www.teatrodellacometa.it/off
Tel e fax 06 57284637

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