Duchamp, Magritte, Dalì: esperienze rivoluzionarie per l’arte del Novecento

Marcel Duchamp. L.H.O.O.Q. (1919). Ready-made rettificato: la Gioconda con i baffi

La rivoluzione dell’arte del primo Novecento porta i nomi celebri di Duchamp, Magritte, Dalì, Ernst, Tanguy, Man Ray, Picabia, e Pollock, promotori di tendenze e movimenti dai linguaggi stravaganti ed irriverenti. Dalla creatività di tali artisti hanno avuto origine le esperienze del dadaismo, dell’espressionismo, del surrealismo, del post impressionismo e dell’action painting, che saranno trattate all’interno della mostra Duchamp, Magritte, Dalì. I rivoluzionari del ’900, al via il prossimo 16 ottobre a Palazzo Albergati a Bologna. Con oltre duecento opere in arrivo dalla collezione Schwartz dell’Israel Museum di Gerusalemme, l’esposizione offrirà una finestra su un periodo artistico che deve la propria vitalità al genio tormentato dei suoi protagonisti.

A cura di Adina Kamien-Kazhdan e David Rockefeller, dalla rassegna di quadri, ready-made, collage, sculture, assemblaggi, fotomontaggi e documenti ne deriva un corpus variegato di lavori, di natura provocatoria ed ironica, risultato dell’attività eversiva degli artisti in mostra. L’energia sprigionata dalle loro creazioni si spiega dalla volontà di negare ogni valore di quel passato che aveva generato i presupposti per la guerra, dando adito alla follia umana.

La mostra a Palazzo Albergati ospita lavori talvolta diventati delle icone, e famosi per la loro vena dissacratoria: è il caso di L.H.O.O.Q. (1919), la Gioconda di Duchamp, che ripropone in questo ready-made il mito artistico leonardesco di Monna Lisa, rappresentato con baffi e pizzetto. Il gusto del paradosso visivo, tipico dell’immaginario dell’epoca, trova un emblema nella celebre tela Le Chateau de Pyrenees, realizzata da Magritte nel 1959: il senso dell’assurdo è dato dalla raffigurazione di un castello sopra un’enorme roccia, sospesa sul mare, e priva di gravità, con un cielo chiaro pieno di nuvole a fare da sfondo. Magritte vi concilia la dimensione eterea ed indefinita con un realismo eccezionale. Spazio poi ad un Surrealist Essay di Dalì del 1934, che ne denota l’eccentricità e l’esasperazione dello stile, frutto dell’agitarsi dell’inconscio degenerato in delirio.

La predilezione per un’arte fortemente provocatoria si spinge anche oltre l’Europa, nella pittura d’azione dello statunitense Pollock, presente in mostra con prove di espressionismo astratto. Autore di contenuti gestuali ed anticonformisti, il ribelle Pollock rivelò il proprio tormento interiore rovesciando gli ordinari stilemi figurativi nell’intento di privilegiare un senso di movimento.

Dall’interpretazione di personalità singolari di maestri ed artisti, l’esposizione bolognese offre una ricca panoramica su un periodo storico-culturale complesso, giocato su un’accezione di negazione del tutto ed il riscatto dell’uomo dopo le violenze belliche.

L’evento è prodotto e organizzato da Arthemisia in collaborazione con l’Israel Museum di Gerusalemme.

La mostra si svolgerà dal 16 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018 presso Palazzo Albergati a Bologna, via Saragozza 28. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito ufficiale dell’iniziativa: http://www.palazzoalbergati.com/.

Clara Agostini

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