Diego Moreno e l’universo del tango

Figlio di un violinista – presidente della Società Amici di Carlos Gardel – Diego Moreno è nato a Mar del Plata, città argentina a sud di Buenos Aires. La passione per la musica lo spinge ad attraversare l’oceano Atlantico e arrivare in Italia, dove attualmente vive da 19 anni. Leader dei TAWA, formazione musicale con la quale ha suonato oltre 700 concerti in Europa, Moreno vanta collaborazioni importanti fra cui, Enzo Decaro, Fred Bongusto, Sandro Deidda, Pino Daniele e molti altri. I suoi più recenti lavoro discografici: TANGO SCUGNIZZO”, “TANGO MORENO” e “REGRESARE’ (il cui omonimo singolo è utilizzato come sigla T.V. per lo spot della Coconuda) costituiscono insieme un’importante opera nella quale i linguaggi del Tango e della musica latina sono uniti sapientemente con la tradizione della canzone partenopea. Il cantante, musicista e compositore è anche autore del libro-cd “Il mio Don Carlos Gardel” – unica biografia in italiano – che racconta la storia del cantore argentino la cui voce è stata dichiarata nel 2003 dall’UNESCO “patrimonio dell’umanità”. Incontriamo Diego Moreno nella sua terra d’adozione, Napoli. E’ il 10 aprile.

Poco fa eri in sala prove con i tuoi musicisti. A cosa stai lavorando, ad un nuovo progetto?

Oggi alla serata che faremo questa sera al locale; per cui vedere le parti, cercare di calibrare tutto al massimo. Lavorando, sto lavorando ad un progetto nuovo. Ad un’idea di progetto, poi vediamo se si riesce ad iniziarlo prima dell’estate oppure aspettare la fine dell’estate, per poi proseguire durante la stagione autunnale, d’ inverno. Prima della chiusura dell’anno.

Un progetto sempre sulla scia…

…si, ma sono due i progetti: uno sulla scia di Tango Scugnizzo, che dovrebbe essere addirittura il volume due; ma è un attimo in stand-by perché c’è qualche intuizione nuova, d’una forma diversa, sempre basandosi sull’idea di Tango Scugnizzo, che potrebbe diventare una cosa più ricca; insomma, non solo musicale…

Teatrale anche…

Si. Quindi con un soggetto, una sceneggiatura. Insomma.

La tua musica è genuina, così come i musicisti con cui suoni. C’è una particolare caratteristica che cerchi in loro?

Ma col tempo ti devo dire che la caratteristica particolare, forse la più particolare, è riuscire ad avere un’alchimia pura nella convivenza. Perché con i musicisti si passa più tempo, che con i cari, le famiglie o via discorrendo. Per cui anche se la tecnica e la musica passa in primo luogo, a volte avere un fuoriclasse, ma particolare come carattere quindi difficile da rapportarsi con gli altri, diventa un ostacolo abbastanza insormontabile. Quindi questo è quello che cerco, e che abbiamo trovato in questa formazione con la quale giro comunque già da tre anni, con alcuni musicisti ancora di più. Ma questo si, insomma vorrei stare contornato di persone con le quali ho voglia di stare, e loro hanno voglia di stare con me. Quindi…e questo è fondamentale.

Questo si percepisce chiaramente nel live.

E ne viene fuori musicalmente secondo me questa cosa. È un valore aggiunto che non solo è umano perché ci si diverte, si va a cena insieme. Insomma, ma anche musicalmente avviene questa stima reciproca di fare qualcosa che ci diverte ancora. È anche un modo mio di guardare adesso le cose.

Durante il concerto hai accennato alla tua terra d’origine Mar del Plata. Cosa porti con te di quella realtà?

Il mare. Il mare! E detto qui davanti al Mediterraneo non è niente male. Il mare, si certamente. È una città ovviamente che non è Buenos Aires, quindi, non è che ti posso dire le mie storie di tango. Quelle che ho acquisito sono si le mie, ma si le mie perché mio padre è presidente della società ammiratori di Carlos Gardel. Una cosa importante che ha fatto si che io potessi anche scrivere un libro su Carlos Gardel. Ma insomma Mar del Plata ha comunque una dimensione umana. Se Buenos Aires è la patria del Tango Mar del Plata nella dimensione umana vince. Almeno per quanto riguarda i miei gusti di vita. Perché Buenos Aires è una metropoli non semplice. Anzi non per niente semplice. Mar del Plata ancora ha questo modo di vivere più scala umana. E questo non  dispiace per niente. Per cui in Italia mi trovo benissimo. E mi ci son trovato bene ovunque. Certo vivo da anni qui ed ho certamente amato questo posto.

Hai appena accennato a tuo padre. Durante il concerto hai detto che tuo padre suonava il violino, quando tu eri bambino.

Si?

Si. E volevo chiederti appunto quali melodie ricordi.

Lo sai. Ricordo con affetto Marinariello, che è una pagina bellissima della musica napoletana. Ma lui suona il violino e lo suona ancora perché grazie a dio è ancora in vita. E canta! Ama la lirica, l’operetta, insomma…e quindi è stato grazie a lui o per colpa sua che sono qui. (Ride).

Parlando del tango…quando canti si percepisce chiaramente il respiro del grande Maestro Gardel.

E son felice. Me l’hai detto a Roma e son contento di questo.

Infatti. Quanto Gardel ha influenzato la tua musica?

Tanto. Tanto, direi tanto. Soprattutto quando poi approdi al repertorio che nel mio piccolo si riferisce a Gardel. Adesso stiamo per rieditare il libro quindi forse ri-registreremo qualche altra cosa. Vediamo un po’…

Quando hai realizzato che potevi e volevi fare il musicista?

Ma non lo so. In ogni caso diciannove anni fa, che non mi sembra poco. È iniziato questo percorso. Eh, la fortuna d’essere riuscito a fare della musica la mia l’unica attività, credo che non sia una roba da poco?

No, assolutamente…

…e lo so, lo so. Lo so bene. Solo che a volte ci sfugge perché diventando l’unica attività diventa anche un mestiere, una professione. O comunque diventa una fonte di guadagno. Non tanto per il guadagno in se quanto di vivere. Per cui a volte non è semplice non perdere di vista quello che è il modo, magari se vogliamo, più puro più inconsapevole cercavi quando non lo era. Quando tu facevi altre cose e non era il tuo mestiere, la tua fonte di lavoro. Per cui bisogna essere attenti a non perdere questo ombelico. Questo cordone ombelicale che ti lega a quello che era l’inizio, no?

Certo.

Non è semplice. Passano gli anni e diventa complicato. Però si combatte. Remiamo.

Chiaro. È stato difficile intraprendere questa strada. Hai avuto qualcuno che t’ha sorretto?

No. Non è stato difficile, è stato  se vuoi con una buona dose d’incoscienza. Però onestamente visti i risultati, insomma, non mi lamento(…). In  ogni caso difficile non è stato. Non posso raccontare storie struggenti per intenerire i cuori dei lettori. Voglio sottolineare che ho avuto fortuna. Certo c’è tanto impegno nel lavoro, ma ho lavorato sempre on the road. Cioè ho sempre lavorato e sempre s’impara. Ma non l’ho detto io, lo diceva Edoardo. Quindi non finoscono mai gli esami. E quindi nel mio cammino ho sempre avuto la possibilità di formarmi mentre già realizzavo le cose. E questa forse è stata la fortuna maggiore.

Chiaro. Ma si percepisce durante il tuo live.

E sono contento. Sono contento. La serata nella quale sei venuto, ma anche quella in Argentina un mesetto fa sono state delle serate un po’ magiche per me. Chissà.

Infatti la frase che più m’è rimasta più impressa, che poi ho scoperto essere tua e non di Gardel, è proprio: l’unico rimedio che conosco è vivere. Il prezzo o il regalo puoi chiamarlo vivere.

Si, una canzone mia che ho scritto qualche anno fa che si chiama Vivir! Una canzone che ama ascoltare mia madre e quindi sono già felice solo per questo, poi se l’ascoltano gli altri la gradisco ancora di più.

E arriva. Arriva. E posso dirtelo con tutta…

Mi fa piacere…

…sincerità.

…mi fa molto piacere.

Ultima domanda: i tuoi progetti futuri?

Ma i progetti futuri saranno legati a questa produzione Tango Scugnizzo II. Anche se dobbiamo lavorarci tanto su tango scugnizzo uno. Quindi c’è questa idea. Poi c’è la possibilità di ristampare – mi pare abbastanza concreta – il libro. Nel senso che ho avuto questa notizia una settimana fa proprio a Roma. E quindi dovremo uscire prima che finisca il 2010 con la riedizione del libro “Cada dìa canta mejor il mio Don Carlos Gardel”. Che è l’unica biografia  su Carlo Gardel in italiano e questo è stato per caso o per fortuna, non lo so, ma l’ho potuto fare io.

È un onore.

Eh si! Direi proprio di si. Direi proprio di si.

Tra l’altro aggiungerò un paio di capitoli. Voglio rinnovare l’edizione. E forse un paio di brani in più. Perché si tratta di un libro abbinato con un cd. Per ovvi motivi. Perché sono uno scrittore. Poi sono tutti dati biografici, quindi credo che sia comunque una iniziazione importante a quella che può essere la dimensione di Carlo Gardel. Che aimè in Italia non lo si conosce molto. Lo conoscono in ambito tanghero, ma non lo ballano neanche. Ma non è questo. La voce di Gardel è stata dichiarata, nel 2003…

…patrimonio dell’umanità…

…si e quindi questa cosa non può lasciarci indifferente. Quindi che ci sia una casa editrice, tra l’altro una casa editrice ottima, che sposa la causa di questo lavoro, che già grazie a dio ha venduto 3000 copie. Sono molto più che felice. Il libro c’è. Poi vediamo se lo accompagno io.

E tango scugnizzo chiude questa trilogia di questi album.

Che nasce con questa idea: che è il mio modo di vivere l’universo del tango.

 Viero Menapace

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