Del fare e del disfare, il nuovo libro di Licia Pizzi sulle contraddizioni dell’esistenza

Io e l’altro, il pieno e il vuoto, la luce e le tenebre, dell’appartenere e dell’estraniarsi, del fare e del disfare. Sono appunto questi i termini di quell’apparente contraddizione intrinseca alla condizione umana. Perché è la vita stessa che contiene in sé il suo ineludibile contrario, vale a dire la morte. Nel suo nuovo libro Licia Pizzi, pregiata scrittrice napoletana d’adozione, sviscera l’antinomia del vivere attraverso il racconto di una storia che non è la sua e che però non è neanche un romanzo. Si tratta della biografia romanzata di Francesco De Sio Lazzari, studioso di storia delle religioni e professore universitario. Tra chi racconta e chi viene raccontato si accende la miccia della tensione esistenziale e intellettuale di questo che, se fossimo al cinema, definiremmo un biopic. Non a caso leggendo Del fare e del disfare (editore Marchese) si ha la sensazione di guardare un film, poiché la visualità del taglio narrativo rappresenta la cifra stilistica della Pizzi, come l’abbiamo conosciuta nel suo primo romanzo d’esordio Scrivi per me (edito da Orientexpress) e in tanti racconti premiati da diverse giurie letterarie. Un altro dato significativo, che contribuisce all’originalità dell’opera, è costituito dalla scelta di narrare la formazione culturale di un intellettuale. Una scelta controcorrente in un momento storico in cui le scritture del sé affollano gli scaffali delle librerie, solo perché abbondano di dettagli talmente privi di senso da apparire scabrosi e perciò appropriati ai palinsesti della tivù del pomeriggio. I riferimenti alla letteratura, alla filosofia e all’arte sono costantemente intrecciati alla sviluppo del protagonista, il quale a sua volta dà conto a se stesso dei propri cambiamenti irrobustendo la consapevolezza di sé. D’altronde l’identità è sì appartenenza, è sì estraneità, ma è anche e soprattutto la creazione, sempre in divenire, del proprio sé. La storia di Francesco è intrecciata alla Storia tout court: la seconda Guerra mondiale, il boom economico, la Francia alle soglie del ’68. In un mondo in rapida trasformazione diventa adulto avendo come punti di riferimento Napoli, la casa di piazza Carità, la madre e le zie. La separazione tanto dolorosa quanto inevitabile – a ricordarci che l’identità è anche vuoto e assenza – gli servirà per diventare il giovane adulto delle tante sigarette fumate alla finestra nell’attesa di un altro attaccamento e di un’altra separazione, questa volta dalla Parigi del 1966.

 

Pasquale  MusellaCopertina del Fare e del Disfare

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