CREATORE E CREATURE. Creatività a confronto

L’arte è sempre stata mossa dalla necessità di comprendere e conquistare la radice più profonda della vita. wwwQuesto è, in sostanza, l’elemento costante che, pur nella sua inesauribile evoluzione formale, fa di tutta l’attività creativa un’esperienza di natura spirituale. Perciò, il dialogo fra arte e religione, presente fin dalle origini dell’uomo, non si è mai interrotto. Ciò che nel tempo si è affievolito, e si avverte oggi di dover recuperare, è, piuttosto, «l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti», come, già nel 1964, aveva suggerito Papa Paolo VI. E, a tale proposito, in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015), è stata allestita la rassegna Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana (Firenze, Palazzo Strozzi, 24/09/2015 – 24/01/2016). La mostra, curata da Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi e Carlo Sisi, è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Firenze, l’Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e i Musei Vaticani. Cento opere di celebri artisti italiani e di altre nazioni mostrano, in sette sezioni espositive, lo sviluppo dei temi sacri nelle arti visive fra la metà del XIX e la metà del XX secolo.

Dal Salon all’altare è una rassegna, che può considerarsi introduttiva della mostra, di dipinti della seconda metà dell’Ottocento, tra cui I Maccabei (1857-‘63) di Antonio Ciseri, il San Sebastiano (1870-’75) di Gustave Moreau e la Flagellazione di Cristo (1880) di William-Adolphe Bouguereau

Il percorso prosegue con Rosa Mystica, uno spazio dedicato alla figura della Madonna, la cui interpretazione si è trasformata di pari passo col rinnovamento culturale e artistico a cavallo fra i due secoli. Si passa, così, dalla Mater purissima (1879-’83) di Domenico Morelli alle provocanti Madonna e Madonna II (1895-1902), di gusto pre-espressionista, dipinte di Edvard Munch.w

La terza sezione è riservata alla Vita di Cristo, dall’Annunciazione alla Resurrezione. Vi compaiono varie opere di rilievo, fra cui L’Annunciazione del nuovo Verbo (1896) di Giovanni Segantini, L’ultima cena (1920) di Stanley Spencer, Il figliol prodigo (1927) di Arturo Martini, e alcune Stazioni della Via Crucis “bianca” (1955-’56) di Lucio Fontana. Numerosi artisti, oltre a Fontana, hanno affrontato il tema della Crocifissione, come Giacomo Manzù (1939-’40) e Renato Guttuso (1940-’41). A dominare sono, tuttavia, la Crocifissione bianca (1938) di Marc Chagall, anche per l’esplicito riferimento all’olocausto e all’antico legame di fratellanza spirituale che unisce ebrei e cristiani, e la Pietà (1889) dipinta da Van Gogh in omaggio a Delacroix.

La quarta parte, Severini: la decorazione murale tra spiritualità e poesia, comprende i progetti decorativi preparati dal maestro italiano per alcune chiese svizzere, e mette in luce il suo rapporto col pensiero di Jacques Maritain, portato a sua volta a coniugare modernità e tradizione.

A seguire, in Spazi del sacro, viene proiettato il video Spazio, luce, sacralità, che ha per oggetto l’architettura sacra fra Ottocento e Novecento e il nesso fra il culto cattolico e la struttura degli edifici a esso destinati. La dimensione pubblica del sacro è presentata inoltre nella sezione Chiesa. Qui figurano i ritratti dei protagonisti del mondo cristiano, come Il Cardinale Decano (1930) di Scipione o San Francesco d’Assisi (1925), scolpito in marmo da Adolfo Wildt, ma anche decorazioni e arredi liturgici, come quelli di Maurice Denis e di Henri Matisse.

La mostra si chiude con lo spazio intitolato la Preghiera, che tratta la dimensione più intima e privata del sacro, di cui L’Angelus (1857-’59) di Jean-François Millet è divenuto l’icona per eccellenza.

Lo stesso allestimento, realizzato dall’architetto Luigi Capellini, col suo sistema di campate dalle volte che non si chiudono, ma restano aperte, come sospese nello spazio e nel tempo, richiama l’auspicio di un dialogo, di uno scambio libero e continuo fra la creatività umana e quella di Dio.

 

 

 

 

Giada Sbriccoli

 

 

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