Chi sono gli Yuccies?

Un acronimo dal suono orribile che dovremo imparare in fretta, Yuccies, vale a dire Young Urban Creatives. A lanciarlo sul sito mashable.com David Infante, 26 anni, scrittore, residente a Brooklyn, voce autorevole di una nuova generazione di maschi metropolitani del tipo “creativo”, che promette di mandare in soffitta gli hipster con le loro barbe lunghe, i calzini a righe, le camice a quadri, l’immancabile bicicletta come insostituibile mezzo di locomozione cittadina. Nel suo manifesto programmatico, Infante ci spiega come gli yuccies vogliano fare soldi pur continuando a dedicarsi ad attività creative. Non sono dunque assimilabili né agli hippie né agli yuppie, dal momento che per l’arte non sono disposti a sacrificare il successo economico, ma non considerano quest’ultimo come un fine in sé. Sono giovani che vogliono tutto e propongono scelte di stile riconoscibili, come accade a tutte le tribù metropolitane nate a partire dagli anni Novanta e sotto la lente di ingrandimento dei pubblicitari. Com’è uno yuccie? Innanzitutto via la barba incolta tipica degli hipster, sì ai baffi appuntiti. Niente tatuaggi vistosi, che potrebbero incidere negativamente sulla carriera, niente pantaloni con il risvolto, niente idolatria degli I-phone, mai più ore ed ore passate davanti a Twitter. Gli yuccies sono dediti a curare il proprio profilo Instagram forse perché convinti che un’immagine valga più di 140 caratteri. Ma più che sull’aspetto puntano sul pensiero. Sono creatori di app, giornalisti freelance, influencer, social contents media experts, insomma intellettuali 3.0. Amano le torte artigianali e il cibo bio, leggono i quotidiani solo nel week end perché interessati agli inserti culturali e a quelli di costume. Dal punto di vista dell’orientamento sessuale sono ‘fluidi’, considerano insomma la distinzione gay-etero acqua passata. Sono refrattari al posto fisso, che tanto non esiste più, e privilegiano il coworking, la sharing economy e le start up. Tanto per essere chiari, uno yuccie non prenderà mai un taxi, perché preferisce Uber. Sui social network postano immagini dei loro piatti preferiti e i ristoratori li accolgono con benevolenza, se alla foto aggiungono la localizzazione! Né contro né a favore del capitalismo – tranne che per una dichiarata antipatia per la casa di proprietà – sono giovani costruttori di una nuova identità sociale, nelle parole di Infante addirittura di una nuova classe sociale.

 

Pasquale MusellaYuccies foto presa da mashable.com

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