Caruso, un marchio italiano sinonimo di prestigio, eleganza e sartorialità

CarusoLa storia inizia nel lontano 1958 quando Raffaele Caruso, esperto sarto partenopeo, lascia Napoli per emigrare al Nord, a Soragna per la precisione, in provincia di Parma. Dal sito scopriamo che la sede produttiva si trova ancora lì. Lo showroom è invece ubicato a Milano, al numero 5 dell’elegante Via Montenapoleone. La Caruso ha un mercato interno molto florido e uno internazionale che forse lo è ancora di più: Germania, Usa, Giappone. Il suo ambito è quello della moda maschile. In un’intervista rilasciata qualche tempo all’edizione italiana di Huffington Post, Sergio Calantuoni, anche lui napoletano, ha raccontato la mission e la vision, come si dice in gergo, dell’azienda. Da perfetto lifestyler, una professione alla quale fu avviato da Gianfranco Ferrè, ha una visione a tutto tondo della moda maschile. La filosofia rimane quella della valorizzazione dell’artigianato nella moda. La sartorialità, d’altra parte, rappresenta il vero quid del Made in Italy. La ricetta Caruso è quella della scienza tecnologica e della la sapienza delle mani “che lavorano e vanno a braccetto”. Il concept di eleganza maschile è tradizionale, pur essendo sostanzialmente anticonformista. “Eleganza” – spiega Calantuoni – “è per me sinonimo di personalità. La vanità è il motore. Mi sento bene quando io, o gli altri, mi fanno sentire bene. Prima di tutto un gentleman deve sentirsi a suo agio. Quando ti senti a tuo agio, tutto va bene. Io mi sento a mio agio con i pantaloni da carpentiere giapponese ad una presentazione di fragranze a Firenze. Così mi sento a mio agio con una camicia e con una bella giacca sartoriale ad una riunione”. A chi sostiene che il guardaroba maschile sia noioso e immutabile, ribatte che invece anche la moda maschile, proprio come quella femminile, è in continua evoluzione. E fa l’esempio del capo maschile per eccellenza, la giacca (della quale confessa tra l’altro di non potere fare a meno), ricordandoci come all’inizio del secolo era lunga; negli anni Quaranta diventò strutturata e avvitata; cambiò di nuovo negli anni Cinquanta divenendo più quadrata; si slanciò negli anni Sessanta; si restrinse nei Settanta; si allargò negli anni Ottanta per via delle enormi spalline; divenne minimal negli anni Novanta; si restrinse nuovamente nel Duemila. Per Calantuoni l’abito maschile non deve essere soltanto elegante ma anche funzionale. Ancora la giacca è bene che abbia molte tasche dove poter comodamente portare carte di credito, carta d’identità, cellulare, un biglietto per andare a teatro e così via. Nel creare abiti è soprattutto l’arte il faro al quale si rivolge per trovare la giusta ispirazione. Per la Collezione F/W 2014-2015 un quadro gli ha dato la linea, Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich. Anche Calantoni è in fondo un viandante, visto che viaggia moltissimo cercando nuove idee in posti insoliti. Per il prossimo inverno dà alcune dritte fondamentali, sostanzialmente tre capi che non possono mancare nel nostro guardaroba: la mantella perché, con l’ampia ruota, definisce lo spazio e con il suo cappuccio isola per farci ritrovare la giusta concentrazione; il grembiule, che è il “nuovo gilet” elegante e funzionale; la pelliccia, un oggetto primordiale che tiene caldi e ci ricorda la supremazia dell’uomo sull’animale.

 

 Pasquale Musella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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