Brexit, cos’è e cosa si rischia?

Con il termine brexit si indica il prossimo referendum del 23 giugno 2016 dove la Gran Bretagna si appresta a decidere l’uscita dall’Unione Europea. mmmmiQuesto referendum è in qualche modo delicato per diversi punti di vista poiché può provocare un effetto domino su quei paesi dell’Unione europea dove l’euroscetticismo è in continuo aumento anche a causa dei flussi migratori e della crisi economica. La consultazione è stata convocata dal premier inglese David Cameron in risposta alle richieste pressanti dei parlamentari conservatori e dell’Ukip (il partito nazionale euroscettico) guidato da Nigel Farage. Cameron (vincitore delle elezioni nel 2015) aveva dichiarato durante la sua campagna elettorale che avrebbe convocato (se fosse stato eletto) il referendum sulla Brexit. Il partito nazionale Ukip sostiene che i cittadini della Gran Bretagna non avevano più avuto voce in capitolo nei rapporti tra Londra e Bruxelles dal 1975 (quando decisero di restare in Europa in un’altra consultazione). Gli euroscettici sostengono che l’Unione europea nel corso degli anni è cambiata moltissimo tanto da esercitare sempre di più maggior controllo sui propri cittadini. A febbraio Cameron ha stipulato una sorta di accordo con i leader dell’Unione europea che concederà a Londra uno status speciale di autonomia su una serie di importanti questioni: il potenziamento della competitività europea e la promozione degli accordi di libero scambio; l’esclusione del Regno Unito ad impegnarsi per “un’unione sempre più stretta”; la garanzia che i paesi dell’eurozona non operino in modo sfavorevole rispetto a quelli che non ne fanno parte (come appunto il Regno Unito); la limitazione dell’accesso ai servizi del welfare per i lavoratori immigrati comunitari che vivono nel territorio britannico. I sostenitori della Brexit accusano l’Unione europea di aver imposto numerose regole e tasse alle imprese britanniche e di aver favorito l’immigrazione intereuropea. Proprio il tema della libera circolazione delle persone è uno tra i temi principali della campagna elettorale degli euroscettici ma inoltre sostengono anche che senza vincoli burocratici europei l’economia inglese sarebbe molto più florida. Tra i sostenitori del remain (restare) c’è il premier Cameron, il partito laburista e lo Scottish national party (Snp) che sostengono a gran voce che l’uscita del Regno Unito dall’Unione sarebbe un errore sia politico sia economico. I sostenitori del restare nell’Unione affermano che se anche Londra uscisse (per mantenere i rapporti commerciali privilegiati con l’Unione) dovrebbe sempre e comunque rispettare tutte le norme comunitarie e consentire la libera circolazione delle persone, con la differenza di non avere più la possibilità di voto a Bruxelles. Mentre se vincesse l’opzione leave (lasciare) il Regno Unito inizierebbe un lungo negoziato con i 27 leader dell’Unione europea per definire le condizioni della propria uscita. Nonostante questo “processo” potrebbe essere lungo il Regno Unito dovrà rispettare comunque i trattati e le leggi europee senza essere attiva prendendo parte ai processi decisionali.

Noemi Deroma

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