Una galleria di abiti e accessori del passato, adibita in una delle sale del MAXXI di Roma, racchiude frammenti del paese che siamo stati, delimitando l’arco temporale dagli anni del secondo dopoguerra fino agli esordi della contestazione. Bellissima, L’Italia dell’Alta Moda 1945–1968 (in mostra fino al 3 maggio) accompagna il visitatore in uno spaccato di storia del costume, i cui nomi e luoghi sono noti eppure sconosciuti. Che questa mostra sia stata allestita nella Città eterna, assurta a capitale culturale della moda grazie anche al lavoro di persone come Silvia Venturini Fendi, non deve sorprendere. Sulle macerie della seconda Guerra mondiale nacque uno straordinario fermento artistico e culturale che ebbe Roma come suo centro propulsore. Cinecittà, gli atelier di Gattinoni e delle sorelle Fontana (solo per fare alcuni nomi), la notti in via Veneto, furono i tasselli principali della Dolce Vita, che fu molto più che un film divenendo la cifra stilistica di uno stile di vita. Per celebrare il raccordo tra moda e cinema, così naturale in quegli anni di neorealismo, di ricostruzione, di boom economico, di eleganza esibita a tutte le ore del giorno e della notte ma anche di intensi conflitti politici e sociali, il titolo di questa mostra si ispira non a caso al film Bellissima (1951) di Lucchino Visconti. Le grandi attrici italiane e straniere devono fare tappa a Roma per assicurarsi un posto d’onore non solo davanti alla macchina da presa di registi leggendari come Rossellini, Visconti e Fellini, ma anche sul palcoscenico della mondanità. Donne come Anna Magnani e Ingrid Bergman rivaleggiarono per il cuore di Rossellini, indossando abiti da sogno firmati Gattinoni e Fendi. Nell’empireo delle dive non vanno dimenticate Sofia Loren, Anita Ekberg, Ava Gardner, Kim Novak, tutte battezzate alla raffinatezza della fontana di Trevi e delle strade dell’arte come via del Babuino, via di Ripetta, via Margutta. Gli stilisti dell’epoca segnarono il presente e il futuro della moda con gli abiti da sera di Valentino, gli abiti-scultura di Roberto Capucci, le rarefatte collezioni di Mila Schön, il pijama palazzo di Irene Galitzine, i gioielli di Bulgari, le scarpe di Ferragamo. Ad immortalare quei passaggi di Hollywood a Cinecittà e sul Tevere ci pensarono tre grandi fotografi presenti con i loro scatti nella mostra che vi stiamo raccontando: Pasquale De Antonis, Federico Garolla, Ugo Mulas. Perché mai come in quegli anni l’alta moda, che aveva in gestazione il pret-a-porter, dialoga con le altre arti tra cui la pittura e la scultura, lasciandosene influenzare. Una delle linee di cambiamento più evidenti riguarda, ad esempio, l’abito da sera che, in prossimità degli anni Sessanta, si avvicina alla precisione ossessiva delle forme geometriche dell’astrattismo oppure si lascia contaminare dalle suggestioni dell’Estremo Oriente.
Pasquale Musella