“Alfabetizzazione finanziaria di genere”

mauroLa scarsa conoscenza dell’ambito finanziario influenza negativamente la capacità di previsione e di scelta corretta nell’impiego dei propri risparmi e delle forme di investimento, a breve ed a lungo termine.

Fenomeni come la maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro, il passaggio del sistema pensionistico da retributivo a contributivo, l’allungamento delle aspettative di vita, il depotenziamento del welfare, hanno evidenziato differenziali di genere sia riguardo l’interesse nutrito verso le materie economiche, sia sulla difficoltà di mantenere un tenore di vita economicamente coerente in vecchiaia. Variabili tra loro collegate.

Difatti, sebbene le donne siano più longeve ed abbiano quindi maggiore interesse nella gestione dei propri risparmi, in realtà si trovano spesso in situazioni di svantaggio, anche a causa delle frequenti interruzioni di carriera e delle minori risorse accumulate durante la vita lavorativa.

Studi di settore hanno evidenziato una componente psicologica ed una antropologica nell’approccio alle questioni economico finanziarie.

Innanzitutto l’attitudine prudenziale femminile, già oggetto di studio nell’analisi della recente crisi finanziaria (“what if lehman brothers had been lehman sisters”), è accompagnata ad una scarsa fiducia nelle proprie capacità di riuscita e di studio.

Le donne, nella convinzione di non comprendere, rifiutano l’approccio con materie tecniche e, spesso, ignorano caratteristiche, ma anche dettagli giuridici, che le riguardano, rischiando maggiormente di incappare in investimenti sbagliati e truffe.

Questo fenomeno riguarda trasversalmente la popolazione femminile.

Le radici antropologiche di tale atteggiamento ostico e diffidente potrebbero individuarsi nella tradizionale ripartizione dei ruoli familiari. La donna, dedita alla gestione privatistica dei rapporti, ha delegato l’uomo, produttore di reddito da fonte esterna, alla gestione dell’economia e finanza. L’ingresso sempre più ampio delle donne nell’attività lavorativa retribuita e l’innalzamento della scolarizzazione avrebbe dovuto determinare, almeno nelle giovani generazioni un’inversione della tendenza. Invece le resistenze culturali permangono a discapito di un gender gap costante nell’educazione finanziaria.

L’auspicio è un mutamento nell’approccio alle questioni finanziarie da parte dei policy makers adottando una comunicazione chiara, trasparente e congrua all’età, scolarizzazione e sesso del consumatore.

 

Sabrina Cicin

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