C’è una scintilla di Frida Kahlo in ogni donna, questa è l’idea conduttrice dello spettacolo teatrale Frida Kahlo. Il ritratto di una donna, in scena al Piccolo Eliseo di Roma dal 1 al 13 aprile. La pièce di A. Prete, I. Maltagliati, L. Settaccioli, per la regia di Alessandro Prete, ha come interprete protagonista un’intensa Alessia Navarro. Con lei si avvicendano in scena Caterina Silva, Ettore Belmondo, Alessia Olivetti, Cristina Del Grosso, Claudio Garrubba. Di grande impatto anche la parte musicale e danzante, in particolare quest’ultima affidata al corpo di ballo di Alessandra Bianchini: Marta Mearelli, Ileana Jodice, Maria Celeste Sammarco, Marco Passarello. Questo spettacolo fa il paio con la mostra dedicata a Frida alle Scuderie del Quirinale (dal 20 marzo al 31 agosto). Gli ideatori, tra i quali va menzionato Pino Insegno, oltre a Alessia Navarro e Alessandro Prete, hanno preso spunto dalla straordinaria vicenda umana e artistica di Frida per farne un racconto che si pregia del patrocinio dell’Ambasciata del Messico e del sostegno delle Scuderie del Quirinale. L’intento è quello di far conoscere al pubblico l’intensa emotività della pittrice messicana. Attraverso il susseguirsi di suoi 10 celebri dipinti (Nascita, Autoritratto con collana, La mia balia e io, Quel che mi diede l’acqua, Qualche piccolo colpo di pugnale, Autoritratto con capelli tagliati, Il suicidio di Dorothy Hale, La colonna spezzata, Il Sogno, Autoritratto come Tehuana) si riscopre “quella scintilla” di Frida presente in ogni donna. L’ambizione è portare alla ribalta l’eterno femminino che la Kahlo ha incarnato e veicolato attraverso la pittura. Uno dei temi di maggiore forza espressiva è quello della coesistenza all’interno di ciascuno di noi di maschile e di femminile: un’aporia esistenziale imprescindibile e costitutiva che porta al conflitto e all’equilibrio. La figura di Diego Rivera, marito di Frida per ben due volte, rappresenta il suo perfetto alter ego scenico ed esistenziale. Il loro fu un amore intenso e tormentato, costellato di tradimenti, abbandoni, separazioni e riappacificazioni. Nella trasposizione teatrale dell’opera di Frida ritroviamo l’iperbolica passione che li unì e le sue conseguenze sul corpo e sull’anima dell’artista. La vicenda di Frida diviene dunque universale e lo spettacolo procede per frammenti, accostando e reinterpretando gli accadimenti nella vita e su tela adottando un angolo visuale che restituisce l’eterno e l’attuale: la relazione controversa con la maternità, l’incontro/scontro tra il maschile e il femminile, l’amore e la violenza, la vita e la morte. Di questi significati archetipici la donna è portatrice e custode. Senza esserne consapevoli, senza che il piede tocchi e senta la forza della Madre Terra da cui la vita nasce e a cui fa ritorno dopo la fine, non vi può essere liberazione. Nella pièce Frida va oltre se stessa, divenendo icona di istanze di emancipazione delle donne. Proprio lei che amò sia gli uomini ed uno in particolare (Diego Rivera) sia le donne fu in grado di oltrepassare con coraggio e audacia le concezioni più tradizionali di maschile e di femminile per approdare ad una verità universale: l’amore è libertà. La scelta del soggetto da amare appartiene al singolo. Frida seppe andare oltre se stessa e il proprio tempo affrontando tematiche che solo molti anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1954, sono entrate a far parte del nostro tempo storico. Lo spettacolo ha perciò il pregio di cogliere la modernità della figura di Frida Kahlo.