Palazzo delle Esposizioni una delle più vaste retrospettive mai dedicate prima al fotografo americano David LaChapelle.
Saranno esposte circa 150 tra opere totalmente inedite, molte di grande formato, altre note e altre ancora esibite per la prima volta in un museo. After The Delogue segna un punto di svolta profonda nei lavori dell’artista.Nel 2006 visita Roma, più precisamente la Cappella Sistina, rimanendo scosso dalla bellezza e potenza dell’arte romana tanto da dare un definitivo impulso alla necessità di imprimere una svolta alla sua produzione.Fino a quel momento ha preferito che le sue opere viaggiassero sulle pagine di riviste di moda e cataloghi, l’obiettivo era quello di raggiungere un pubblico più vasto possibile e portare la lettura della sua opera sul piano dello shock emotivo. Le ambientazioni risultano caotiche e disastrate, eppure il linguaggio è nitido. Dentro quell’immagine ci siamo noi, il nostro mondo, la nostra cultura portata fino ai suoi estremi. Il linguaggio di LaChapelle è un’eterna contrapposizione di significati, messaggi critici sulla società a cui dà una chiave di lettura onirica, fantastica. Il suo sogno americano comincia grazie ad Andy Warhol che diede per primo all’artista, appena diciottenne, un posto di lavoro come fotografo. Interview, la rivista americana fondata dallo stesso Warhol, diventa il primo terreno del giovane che poi passa ad altre riviste come Vogue, Rolling Stone, GQ, Vanity Fair.L’artista ha spinto la sua arte fino al limite uscendo però di scena nel 2006. Ha voltato le spalle alla mondanità per ritirarsi su un’isola selvaggia nel mezzo del pacifico: “avevo detto quello che volevo dire..”Dopo il 2006 inizia a concepire le sue fotografie come un’opera d’arte destinata all’esposizione e non più solamente come campagne pubblicitarie. Nella mostra saranno presenti anche immagini più popolari come ritratti di celebrità del mondo della musica e del cinema, la presenza irriverente di temi religiosi che hanno caratterizzato la produzione dell’artista tra il 1995 e il 2005.Inoltre una serie di filmati di backstage illustreranno l’intricato processo di realizzazione dei set fotografici dell’artista, si darà la possibilità al pubblico di rivedere i video musicali dell’autore, compreso lo spettacolo di danza di Sergei Polunin sulle note di “take me to church ”.La produzione del fotografo americano, virtuoso del kitsch alto di gamma, si volge verso altre direzioni estetiche e concettuali. Lo scrive il curatore della mostra Gianni Mercurio nel suo saggio introduttivo: “Il segnale più evidente del cambiamento è la scomparsa dai lavori seriali della presenza umana: i modelli viventi che in tutti i lavori precedenti (unica eccezione è “The Electric Chair” del 2001, personale interpretazione del celebre lavoro di Andy Warhol) hanno avuto una parte centrale nella composizione del set e nel messaggio incarnato dall’immagine, spariscono… LaChapelle cancella clamorosamente la carne, elemento caratterizzante della sua arte”.La mostra, nonostante tutto, permetterà al grande pubblico di ritrovare il David LaChapelle più conosciuto e riconoscibile, il più barocco, il più pop, il più caleidoscopico, il più estremo nella saturazione di colori e nella visionarietà delle composizioni, dove il successo dell’eccesso è sempre temperato dall’ironia.”C’è stato un tempo in cui lavoravo per le riviste di moda e c’era libertà perché non ci si aspettava molto da quel genere di foto. Alcuni erano solo scatti di evasione, con una dose di humour, ma poi, quando ho cominciato a esporre nelle gallerie mi sono reso conto che ci si aspettava di più da queste foto. Così ho voluto avere un dialogo più profondo con la gente che le guardava”.Oggi guarda alla sua carriera da una posizione diversa, fatta di impegno su grandi temi globali e da fotografie pop, fantasiose, coloratissime, teatrali e trasgressive. Le sue ultime fotografie presentano da un lato promiscue divinità da giardino delle delizie e dall’altro raffinerie e distributori di benzina dai colori caramella, inseriti in scorci naturali lussureggianti. Edifici della nostra quotidianità che ad un attento esame rivelano essere modelli costruiti con materiali di un mondo ecologicamente insostenibile: cannucce da bibita, imballaggi, bicchieri usa e getta, lattine, palline di plastica, bigodini. David LaChapelle offre sguardi dietro le quinte della sua vita e dei suoi set fotografici.L’evento è curato da Gianni Mercurio e prodotto dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Madeineart e Davi LaChapelle Studio
Anna Germano