Shanà tovà 5774!

Nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2013 è iniziato il Capodanno ebraico, il Rosh Ha- Shanah, (primo giorno del mese di Tishri), che apre l’anno 5774. Nella Torah, si fa riferimento ad esso definendolo “il giorno del suono dello Shofar”, mentre la letteratura rabbinica e la liturgia lo descrivono come “Il giorno del Giudizio”. Da questo momento in poi cominciano i dieci giorni di penitenza durante i quali tutti gli ebrei devono prendere coscienza dell’anno trascorso e chiedere perdono a Dio. Al termine di essi c’è lo Yom Kippur, ricorrenza che celebra l’espiazione dei peccati. Il Rosh Ha-Shanah segna l’inizio dell’anno civile e ad esso fanno riferimento i contratti legali. Ha una durata di due giorni, sia in Israele che nel resto del mondo, ma è tuttavia una tradizione recente, poiché le scritture testimoniano come venisse festeggiato nei tempi passati solo il primo. Questi vengono ricordati come i giorni “del ricordo o del giudizio”, ovvero della riflessione sui precetti sacri violati nell’anno e sul conseguente giudizio divino. Sono anche conosciuti come i giorni del suono, per l’uso di un tradizionale strumento musicale, lo Shofar, che accompagna i momenti di pentimento e ritorno a Dio e che in alcune comunità ebraiche è suonato tutte le mattine del mese di Elul, l’ultimo prima del nuovo anno. Nei giorni precedenti al Rosh Ha Shanah si è soliti piantare un piatto di granturco e di grano, oltre che recitate delle preghiere penitenziali, le selichot. Alla sua vigilia è uso invece visitare il cimitero e riservare tempo alla cura della propria persona. Nel pomeriggio precedente al primo giorno c’è poi il Tashlich, ovvero la prassi di gettare oggetti in uno specchio d’acqua per liberarsi dei peccati. La prima sera di Rosh Ha- Shanah, precedentemente all’inizio della cena, si mangiano dei cibi speciali e si recitano delle frasi augurali. Poi prende via la cena vera e propria, ovvero Seder di Rosh Ha Shanah, forse la parte più allegra della festività, giacché come abbiamo avuto modo di capire, il capodanno ebraico ha una valenza più seriosa rispetto a quello maggiormente festeggiato in Occidente. Ci si riunisce dunque in famiglia, consumando cibi ricchi di sapore e simboleggianti prosperità e abbondanza, come parti di testa di animali (che ricordano il capo dell’anno), la tipica mela bagnata nel miele o il melograno. Viene portata in tavola anche una forma di pane tonda, la challa, che ricorda la circolarità dell’anno. Anche quest’anno, come sempre accade, molte autorità italiane hanno rivolto i loro auguri alla comunità ebraica presente nel nostro paese, proprio in ricorrenza del Rosh Ha-Shanah. Fra questi i più importanti sono quelli di Papa Francesco, che per l’occasione ha ricordato: -«In prossimità delle feste di Rosh Ha-Shanah, Yom Kippur e Sukkot desidero far pervenire all’intera Comunità ebraica di Roma l’augurio più vivo, unito al ricordo nella preghiera, affinché il Dio dei Padri effonda abbondanti benedizioni lungo tutto il corso del nuovo anno e rafforzi il cammino di amicizia tra ebrei e cristiani». Anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto “a tutti i cittadini italiani delle comunità ebraiche, così come ai numerosi ebrei ospiti o residenti nel nostro paese, i migliori e più cordiali auguri.” Ha continuato: “Il Rosh Hashanah rappresenta per essi e per tutti noi un momento di riflessione importante sull’apporto dato nei secoli dalle comunità ebraiche alla crescita e allo sviluppo civile, economico e culturale del nostro paese. La ricorrenza odierna ci richiama inoltre all’essenziale impegno di salvaguardare le conquiste storiche della nostra società come la libertà di culto e di pensiero, nel rifiuto di qualunque forma di razzismo e di discriminazione basata sull’appartenenza religiosa”. E non sono mancati neanche gli auguri del Sindaco di Roma Ignazio Marino e del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ora non ci resta che fare la stessa cosa, perciò Shanà tovà (Buon anno) a tutti gli Ebrei.
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Silvia Di Pasquale

 

 

 

 

 

 

 

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