La sera di lunedì 8 luglio, dopo l’attesa apparizione della luna nuova, è iniziato per i musulmani di tutto il mondo il Ramadan, in arabo “mese torrido”. Esso è il nono mese del calendario lunare islamico e dura tra i 29 e i 30 giorni. Non ha cadenza fissa e stabilirne la data d’inizio non è molto semplice. Non a caso, ogni paese segue le proprie regole. Per molti che si sono affidati ai calcoli astronomici, ha avuto inizio all’alba di martedì, esattamente dopo la nascita della nuova luna del lunedì sera. Altri preferiscono attendere il vero e proprio avvistamento della luna, che a causa dei fenomeni atmosferici, potrebbe variare rispetto al precedente calcolo; così è stato per esempio in Arabia Saudita, Giordania, Qatar, Yemen, Egitto, Oman e Emirati Arabi Uniti, che hanno iniziato il Ramadan mercoledì 10 luglio, in corrispondenza del concreto avvistamento lunare. Secondo la tradizione, in tale mese Dio rivelò al profeta Maometto i primi versi del Corano. E’ considerato un periodo di purificazione, tanto fisica quanto morale e prevede il digiuno assoluto da cibo e acqua dall’alba al tramonto, ma non solo: i fedeli in questo lasso di tempo oltre ad essere tenuti alla preghiera e ad atti di carità verso i bisognosi, devono evitare rapporti sessuali, non fumare, non consumare alcol, non compiere cattive azioni, non dire calunnie, menzogne e più in generale evitare i litigi. Il suo rispetto è uno dei cinque pilastri dell’Islam. Questo è anche il periodo in cui molti musulmani si recano il pellegrinaggio nella città santa, la Mecca; più in generale quello di maggiore rispetto della preghiera, tanto che alcuni decidono anche di rileggere il Corano per intero. Dopo il tramonto, si recupera la fatica con un’abbondante cena, durante la quale parenti e amici possono riunirsi in quello che spesso può trasformarsi in un banchetto. Il pasto inizia con il consumo di un dattero, così come faceva il profeta. E’ tradizione scambiarsi poi dei regali. Ricordiamo però che non tutti sono obbligati a seguire il Ramadan: malati, anziani, donne in gravidanza, minori di 11 anni e persone in viaggio sono infatti esclusi, poiché ciò potrebbe comportare dei rischi per la loro salute. Chi invece può, ma contravviene per scelta alle sue regole, ha il dovere di compiere atti di carità verso i più poveri, per esempio attraverso offerte di cibo o denaro, oppure prolungando il digiuno fino a un limite di 60 giorni. Ora, sorgono chiaramente alcuni problemi: come fanno per esempio gli sportivi a dare il meglio di sé a digiuno? Alcune volte sono state le stesse autorità religiose a venire incontro alla categoria, come nel 2011 in Germania, allorché il Consiglio Generale dei musulmani concesse ai giocatori che facevano parte della Bundesliga, lega calcistica federale, di evitare il digiuno. Nel 2012, durante le Olimpiadi di Londra, le autorità di paesi come il Marocco, l’Egitto e Malesia hanno parimenti esentato i loro atleti dall’astinenza di cibo e acqua, ricordando che essa non vale in caso di “difesa della bandiera”. Qual è invece il comportamento da seguire per i lavoratori stranieri, non necessariamente musulmani, che lavorano in Paesi di fede islamica? Nel caso più estremo dell’Arabia Saudita, che certamente non corrisponde all’atteggiamento adottato dalla maggioranza, è severamente vietato per tutti, stranieri inclusi, mangiare in pubblico, bere, fumare o fare uso di gomme da masticare, pena la reclusione o espulsione dal Regno; insomma sanzioni severissime. Il Ramadan riguarda chiaramente molto da vicino anche il nostro Paese: 1.650.902 sono i musulmani presenti in Italia fino al 2011 e circa 70mila sono i convertiti. La presenza dell’Islam è piuttosto articolata sul territorio: 164 moschee, 222 luoghi di culto, 120 centri culturali , 275 associazioni e 300 imam (dati forniti da Repubblica.it, basati sul censimento 2010 della Direzione della Polizia della Pubblica Sicurezza). Una realtà culturale piuttosto consolidata, che è sicuramente destinata a crescere. Ricordiamo infine, che lo stesso Papa Francesco, nel suo recentissimo viaggio a Lampedusa, terra di primo approdo per moltissimi immigrati di fede islamica, ha ricordato l’inizio del Ramadan, destando l’attenzione di chi non si era neanche recato a salutarlo. Un gesto concreto che non può che promuovere l’integrazione tra fedi differenti.
Silvia Di Pasquale