69 d.C. – 2014, niente di nuovo sotto il sole Inquietanti corrispondenze

Chi dimentica il passato, è costretto a riviverlo. Spesso questo severo monito è riecheggiato nei momenti storici in cui gli errori del passato si sono ripetuti sempre uguali a se stessi. Molto spesso però questa massima, da alcuni attribuita a Giambattista Vico, si è rivelata pericolosamente e terribilmente azzeccata. Tuttavia, non si era mai visto nulla di così raccapricciante nel nostro paese, come quello che sta accadendo negli ultimi anni, che richiama alla mente una delle pagine più buie della storia romana. Correva l’anno 69 d.C. e Roma visse un profondo momento di crisi istituzionale e governativa, in seguito ad alcuni fatti storici di grande portata. L’anno prima era iniziata la rivolta aperta contro l’imperatore Nerone, la cui personalità si stava facendo decisamente troppo ingombrante e “pesante” per lo Stato. Di ritorno da un viaggio in Grecia per scopi puramente ricreativi, il malcontento si fece sempre più insistente, incarnato ai massimi livelli dal prefetto del pretorio del princeps, Ninfidio Sabino, che era riuscito a coinvolgere anche il vecchio governatore della Terraconense, Servio Sulpicio Galba. Convinto a ritirarsi in una villa in periferia, Nerone venne ingannato con false notizie catastrofiche e infine, il 6 giugno del 68, si tolse la vita aiutato dai suoi quattro liberti. La morte di un tale individuo lasciò una voragine incolmabile nel tessuto amministrativo dello Stato; una figura così invasiva non poteva non creare un buco enorme, all’interno del quale i suoi sfortunati successori non poterono far altro che sprofondare. 150px-Sto..Ma chi è il Nerone dei nostri giorni? La risposta è facile: Silvio Berlusconi. Per 20 anni il Cavaliere ha monopolizzato la scena politica italiana, incatenando i media e, suo malgrado, la nazione ai suoi imprevedibili colpi di teatro. Gneo Domizio Enobarbo, meglio noto come Nerone, amava la musica e spesso si esibiva nei ludi canori, allo stesso modo Berlusconi si è spesso lanciato in performance istrioniche accompagnato dal fedele scudiero Apicella. Ancora, i costumi sessuali del princeps erano alquanto bizzarri e promiscui: uccise la moglie Ottavia per poter sposare una cortigiana licenziosa (Poppea) e si dice che praticasse l’incesto con la sua demoniaca madre, Agrippina Minore. Altrettanto note le licenziosità del premier, che non si è fatto mancare il sesso con le minorenni, l’istigamento alla prostituzione e l’abuso di potere per coprirlo. Infine, entrambi sono stati traditi dal loro collaboratore più stretto (Sabino e Alfano) e costretti ad uscire di scena abbandonando il trono. L’unica differenza è che la rinuncia fu per Nerone definitiva, mentre l’ombra di Berlusconi continua ad aleggiare sulla scena politica italiana. Ma il peggio doveva (e forse deve) ancora arrivare. Il 69 d.C. è passato alla storia come l’anno dei quattro imperatori perché si susseguirono quattro diversi regnanti. Il primo fu il vecchio Galba, che si dimostrò subito incapace di tenere le redini di un potere così vasto, inimicandosi l’esercito, al quale non pagò le ricompense dovute, e lo stesso Sabino che lo aveva aiutato a salire sul trono. Con le dovute distanze, gli esodati, lo spread e l’incapacità di approcciarsi con convinzione alle reali esigenze della popolazione rendono Mario Monti il Galba di oggi. Poi venne Otone, che regnò solo quattro mesi e cadde travolto dalla sua strategia sbagliata nella scelta delle alleanze e per l’intervento di un rivale più giovane e più agguerrito, Vitellio, che lo sconfisse sul campo di battaglia e prese il suo posto sul trono, regnando però anche lui per soli 8 mesi. Se viene in mente qualcuno che gli somiglia è proprio così: Enrico Letta. La speranza, per questo paese martoriato, è che Matteo Renzi non sia Vitellio, ma Vespasiano, generale prode e forte (anche se Tacito avrebbe avuto qualcosa da ridire) che riconquistò la credibilità e il potere, fondando la seconda dinastia dell’impero romano, quella Flavia. La verità, purtroppo, è che la differenza la fa la nazione e non gli uomini. L’impero romano era uno Stato solido, con infrastrutture all’avanguardia, governato con un’impalcatura burocratica e amministrativa d’acciaio. La disciplina e l’ordine erano i suoi valori e il diritto era il suo puntello più forte. L’Italia, invece, la conoscono tutti!    

 

Patrizio Pitzalis150px-Ritratto_ufficiale_di_vespasiano

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