2014: elezioni del (sospirato) rinnovamento.Contraddizioni europee

La fine di maggio si avvicina e tra un paio di settimane sapremo se avrà prevalso la linea degli europeisti o quella dei cosiddetti euroscettici. Si vota per il Parlamento Europeo, l’assemblea legislativa dell’Unione, insieme al Consiglio dell’Unione Europea, con triplice sede a Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. È l’unico organo dell’UE ad esser eletto a suffragio universale diretto (cioè esplicitamente dai cittadini europei) ed è la più grande assemblea parlamentare del mondo, dopo la Camera del Popolo in India.Newsletter_600_IT_0 Una bella responsabilità per gli oltre 380 milioni di cittadini votanti, che non solo sceglieranno i loro rappresentanti continentali per i prossimi cinque anni ma, molto probabilmente, decideranno le sorti dell’Unione stessa, in un periodo di forti tensioni riguardo le sue politiche economiche e sociali e le sue responsabilità nella malagestione della crisi economica. Un po’ in tutti i Paesi dell’UE sono sorti infatti movimenti contrari o scettici nei confronti dell’Europa e, nella maggior parte dei casi, essi sono stati bollati come realtà populiste e grossolane. Questo è in parte vero, soprattutto se si pensa ad alcune dichiarazioni d’intenti esposte da partiti come quello di Marine Le Pen in Francia, della Lega Nord in Italia e dal governo Orban in Ungheria. Ma queste realtà, sotto la coltre di razzismo, xenofobia e nazionalismo spicciolo, della quale orgogliosamente (e scioccamente) si ammantano, rivelano la verità di un malessere e di un dissenso diffuso e, più in generale, evidenziano i difetti strutturali dell’Unione. Innanzitutto, per troppi anni si sono trascurati il dialogo e i rapporti con il cosiddetto sud del mondo prediligendo, come interlocutore, l’ “occidente”. Questo ha in parte contribuito all’incremento della tensione con l’Oriente e ha precluso, per esempio, la possibilità di fruttuosi scambi, diplomatici ed economici, tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo. In quest’ottica va vista anche la terribile emergenza immigrazione, che coinvolge i paesi meridionali dell’Unione, soprattutto l’Italia. Terribile non per l’arrivo di migranti dall’Africa e dall’Asia, argomento che cavalcano i movimenti xenofobi, ma per lo sfruttamento della sofferenza di queste persone, per il loro disagio e per l’indecorosa accoglienza che ricevono dopo aver rischiato la vita in mare. In più di trent’anni, l’Unione Europea non ha mosso un dito in questa direzione, trascurando l’emergenza aaaumanitaria e abbandonando i Paesi a loro stessi, nella gestione delle criticità che essa comporta. Altro tema caro agli euroscettici è quello della presunta egemonia della Germania, che avrebbe troppo potere decisionale. Senza arrivare ad un tale eccesso, si può comunque constatare una tendenza dell’Unione a non fare nulla per fugare tali sospetti e anzi, in più di un’occasione, si è avuta la sensazione di un’invadenza inquietante della nazione tedesca nella scelta delle linee guida da seguire, soprattutto in campo economico e finanziario. In quest’ultimo settore, poi, l’UE ha spesso dimostrato di porre al centro della propria azione politica le banche e la finanza, dando l’impressione di una certa negligenza nei confronti dei problemi reali dei suoi cittadini. Assieme a queste, sono tante altre le contraddizioni dell’Europa, a partire dal silenzio sulla situazione ungherese, dove è in atto l’insaturazione di una politica autoritaria, per arrivare alle tante rivendicazioni, grandi e piccole, dei diversi Paesi, riguardanti le autonomie, le politiche agricole ed ecologiche. Sarà dunque una tornata importante e impegnativa, soprattutto per gli elettori, che devono decidere se quest’Unione Europea piace loro così com’è o deve cambiare.

 

Patrizio Pitzalis

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