Tenuta Mazzolino “Incontri” di vino tra Italia e Francia

Nel cuore dell’Oltrepo pavese sorge, sui dolci rilievi a ridosso delle prime cime appenniniche, l’azienda vitivinicola Tenuta Mazzolino, che porta il nome della frazione – Mazzolino, appunto – del comune di Corvino San Quirico nella quale si trova. Un nome che, per uno strano caso della storia e del destino, racchiude in sé alcune caratteristiche del rapporto tra la tenuta e la famiglia Braggiotti, che da ormai quarant’anni è titolare dei 22 ettari di superficie vitata di cui dispone l’azienda: il toponimo sembrerebbe infatti derivare dal latino mansiolinum, ovvero “tappa” (di un viaggio, ad esempio), “punto di incontro”, e in n effetti diversi sono stati gli “incontri” di cui la tenuta è stata testimone.

Il primo “incontro” lo si ebbe da quando, nel 1980, Enrico Braggiotti scelse Mazzolino – tenuta che esisteva fin dalla fine del XIX secolo, quando era di proprietà del marchese Alfonso Corti, celebre scienziato e anatomista dell’epoca – come luogo in cui riunire, facendoli quindi incontrare ed aggregare di nuovo, tutti e cinque i nuclei che componevano la sua famiglia, complessivamente composta da quattro figli e dodici nipoti, con l’obiettivo di porre insieme a loro le basi di una nuova avventura imprenditoriale legata alla produzione del vino, che avrebbe conosciuto la sua prima affermazione nel 1985, con l’immissione sul mercato del “Noir”, pinot nero frutto della prima vendemmia dell’era Braggiotti e ancora oggi trai simboli dell’azienda, per ben sei volte premiato con l’ambito riconoscimento dei “tre bicchieri” da parte della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Vera artefice del sogno di Enrico Braggiotti è stata in particolare la figlia Sandra, che ha sovrainteso alla rimessa a nuovo della tenuta acquistata dal padre, da un lato procedendo a far reimpiantare interamente i 22 ettari su cui si estendeva, dall’altro occupandosi anche dei locali dedicati alla vinificazione e all’affinamento, il cui nucleo originario stato affiancato da nuova cantina di mille metri quadri progettata dall’architetto Lorenzo Berni.

Ma Tenuta Mazzolino è stata anche il teatro di un incontro che ha riguardato più da vicino il frutto dei suoi vigneti e che ha visto fondersi insieme le tradizioni enologiche italiane e francesi, precisamente quelle dell’Oltrepo pavese e quelle della Borgogna; del resto, la stessa famiglia Braggiotti portava in sé in qualche modo il germe di un simile incontro, dal momento che la moglie di Enrico era cresciuta a Parigi ed era una abitudine consolidata, per Sandra, quella di parlare in francese con i suoi genitori e i propri fratelli. Sono proprio i due vitigni principi della regione transalpina – ovvero il già citato pinot nero e lo chardonnay – i due fiori all’occhiello della produzione della tenuta di Corvino San Quirico, degnamente affiancati da un vitigno autoctono dell’Oltrepo, la croatina (o bonarda, come è nota nella zona), e dal moscato. Da queste uve si ricavano attualmente

otto vini: due pinot nero – il già ricordato “Noir” e “Terrazze”- due chardonnay – “Blanc” e “Camarà” – un moscato, una bonarda e due spumanti, il “Blanc de Blancs”, interamente a base di chardonnay, e il Cruasè, un pinot nero vinificato però in rosa la cui denominazione nasce dalla crasi di cru e rosè.

Merita infine una menzione l’attuale assetto di gestione di Tenuta Mazzolino, che vede alla guida Francesca Seralvo, figlia di Sandra Braggiotti e dunque rappresentante della terza generazione dell’azienda, da lei gestita sin dal 2015, quando decise di lasciare la professione di avvocato, pure fin lì svolta con successo e con passione, per prendere il testimone della madre nella tenuta e diventare così, come ama dire lei stessa, una «vignaiola tout court». Seralvo è poi affiancata da Stefano Malchiodi, il direttore di cantina che, tra le altre cose – a testimoniare l’attenzione alla ricerca in Tenuta Mazzolino – sovraintende ad uno studio condotto in azienda già da quattro anni e destinato a proseguire per altri 3 per stabilire quale fra tre diverse tipologie di gestione del suolo interfilare – il sovescio, la concimazione con il letame o l’inerbimento naturale – sia quella in grado di aumentare maggiormente la biodiversità, e da un consulente d’eccezione come l’enologo ed esperto di pinot nero e chardonnay di fama internazionale Kyriakos Kynigopoulos, greco di nascita ma francese e, più precisamente, borgognone, di adozione “professionale”, avendo lavorato al fianco realtà del calibro di Rousseau, Henri Boillot, il Domaine Leflaive, Clos de Tart e Perrot-Minot, e rappresentando così un ulteriore tassello del legame speciale tra Borgogna e Oltrepo pavese che, come detto, trova una sua peculiare manifestazione in Tenuta Mazzolino.

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