Quando rugby e cucina si fondono: la storia di Daniele Roppo e Il Marchese

Correre senza sosta, superando ostacoli, avversari, momenti difficili e fare squadra: stiamo parlando di cucina o di sport? Daniele Roppo, chef con molti anni di esperienza sui campi da rugby, ha fatto della cucina de “Il Marchese – Osteria Mercato Liquori” la palla ovale della sua vita.

34 anni, autodidatta, dotato di grande spirito critico e di analisi, Daniele ha avuto due grandi maestri alle spalle, Arcangelo Dandini e Marco Martini, anche se Arcangelo per lui è molto di più di un maestro ma un amico, un punto di riferimento, oltre  a condurlo ad un legame viscerale per le tradizioni della cucina romana e per la sua famiglia: su tutti nonna Altea e nonno Alessandro, primi insegnanti di quello che è un percorso fatto soprattutto di passione.

“Non si valuta il cibo dal prezzo, ma dal sapore”, gli diceva sempre il nonno, quando, da piccolo, lo portava con sé e comprare il pesce; ricordi vividi, rimasti impressi nella mente di un bambino, divenuto oggi uomo forte e sicuro di sé, con un bagaglio di odori, sapori e sensazioni, da riproporre ogni giorno in cucina.

La nonna, romana, l’ha introdotto a quei gusti, tipici della Capitale, sapori di un tempo, che sono nella valigia dei ricordi e che hanno la veste di sapori regali e autentici insieme, mentre il nonno pugliese l’ha guidato a riconoscere i sapori veri del pesce appena pescato e del prodotto appena raccolto. Questo binomio ha condotto il nostro ex rugbista a vette importanti, mantenendo sempre i piedi ben saldi a terra.

“Il rugby mi è servito anche perché in cucina faccio lavoro di squadra – ci racconta il giovane chef – Contare su stessi, non mollare mai, fare squadra: grandi insegnamenti che porto ogni giorno in cucina, perché il cuore è tutto e se non hai una squadra su cui poter contare, allora non vai avanti.”

Ogni piatto ripropone un pizzico della sua semplicità e della sua energia, proiettata in avanti, con uno sguardo alle radici ed alla sua purezza; ed allora pasta pomodoro e basilico e pasta col burro e parmigiano divengono suoi legami con Daniele che vede nella cucina un’arte bella ma soprattutto buona da gustare e da vedere da sentire nel palato dove riconoscere ogni singolo ingrediente che ti appaga e ti riempie.

Oltre 120 i coperti, tra l’interno e l’esterno del locale, a cui servire sia ottimi piatti, che una selezione di oltre 60-80 etichette di vini, molto laziali, e 600 amari, curata dalla sommelier Linda, compagna di vita oltre che di lavoro, di Daniele, con cui scoprire abbinamenti che scaldano il cuore,

“Con i mattoni si costruisce, grazie alle radici si cresce”, sostiene la scrittrice Susanna Tamaro, e oggi i mattoni di Daniele sono dati dalla sua famiglia: papà Vittorio che gli ha consegnato il mattone della sua passione e le radici sono quei piatti e quei sapori che oggi lui consegna a noi per giocare tutti assieme una partita vincente!

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