Bettoja Hotel Mediterraneo: monumental art deco in pieno centro a Roma

A Roma, nella centralissima Via Cavour c’è un palazzo, orgogliosamente conservato dalla Famiglia Bettoja e vincolato dal Ministero dei Beni Culturali per il suo valore storico e architettonico, in cui si respira un’atmosfera elegante e discreta grazie anche all’arredamento Déco: è l’Hotel Mediterraneo.

Progettato nel 1938 dall’architetto Mario Loreti, l’albergo si erge sulla cima dell’Esquilino, il più alto dei colli di Roma. Il palazzo monumentale di 11 piani in stile razionalista è alto 50 metri, ha 242 camere e il tema del mare, ispirato dal nome Mediterraneo, ricorre in tutto l’albergo.

Entrando nella grande hall, in severo stile razionalista, si ha la sorpresa di trovare un ambiente originale anni ’40: saloni dai lussuosi arredi, lampadari e lampade disegnati da Giò Ponti, mosaici, tarsie in legno, busti di marmo antichi, e numerosi altri dettagli rendono il Mediterraneo un luogo straordinario.

I materiali sono di grande qualità: legni pregiati e magnifici marmi adornano le pareti impreziosendo gli spazi. Antichi busti marmorei di imperatori romani, mosaici raffiguranti la storia di Ulisse, un San Giorgio e una scena di caccia rinascimentale adornano gli imponenti spazi. Il salone principale è completato da una meravigliosa scalinata costruita con blocchi di marmo a sbalzo, ancora oggi studiata dagli architetti.

È da 145 anni che i Bettoja svolgono un ruolo di primo piano nell’ospitalità italiana.

Nel 1875, a cinque anni dalla nascita del Regno d’Italia, il nobile mercante di vini Maurizio Bettoja acquistò un’antica osteria nei pressi della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Questa taverna era stata aperta nel 1600 e successivamente rinnovata varie volte. A seguito della costruzione della nuova stazione ferroviaria di Termini (1874), Maurizio Bettoja trasformò quell’edificio in albergo, dedicandolo a Massimo d’Azeglio. La struttura offriva un’ottima ospitalità e un buon ristoro a prezzi competitivi. Iniziava da quel momento la tradizione della famiglia Bettoja.

Questa tradizione si tramanda da cinque generazioni nei tre alberghi storici gestiti direttamente, per un totale di 493 comode ed eleganti camere, due ristoranti, e un moderno e attrezzato centro congressi.

Il Dott. Bettoja ci racconta:

“Siamo albergatori da quasi tre lustri e io ho proseguito nell’attività di famiglia. Ho studiato per un po’ Storia dell’Arte, ho scritto qualche articolo di cose locali della nostra zona, su un pittore locale del ‘700 e sulle opere d’arte conservate nella chiesa parrocchiale, tra gli altri, un bel dipinto di Andrea Bosco di cui sembra siano stati donatori due miei antenati, ma alla fine ho lasciato.

Noi siamo legati alla nostra terra d’ origine, abbiamo ancora lì la casa di famiglia sul lago d’Orta e io ci vado una volta al mese. Nella nostra zona c’è un vino ottimo poco conosciuto perché i vigneti sono piccoli ma di altissima qualità. È questa la terra del Nebbiolo e di altri vitigni autoctoni come la Vespolina, Uva Rara, Croatina e il vitigno a bacca bianca Erbalude.

I vigneti venivano usati per il vino della famiglia poi però il mio trisnonno decise di farne un commercio e dal vino si passò poi agli alberghi.

Il mio trisnonno era un figlio cadetto: erano tre fratelli, il primo ebbe il suo patrimonio in Piemonte, il secondo morì giovane e il terzo ebbe i suoi beni in eredità a Roma. Infatti sin dal 500 noi avevamo rapporti con Roma.

Il mio trisnonno, dicevo, si mise a commerciare grano, vino e olio e quando si rese conto che gli ottimi vini della nostra zona erano poco conosciuti cominciò a portarli a Roma e proporli ad alberghi e trattorie. Consideriamo che siamo più o meo intorno al 1840-50 e certamente è stato tra i primi a fare questo tipo di attività.

Ecco perché il trisnonno Maurizio acquistò il pian terreno e il primo piano della taverna a Santa Maria Maggiore, non solo come investimento ma soprattutto perché c’erano grandissime cantine e lui intuì che per il suo commercio era fondamentale il trasporto su rotaia per cui necessitava di un magazzino di stoccaggio vicino alla stazione e non più al testaccio.

Suo figlio era amico di Bonaldo Stringer, grande economista e primo governatore della Banca d’Italia e fu proprio lui a dirgli che visto che già aveva le cantine e il ristorante e visto che si trovava di fronte alla stazione sarebbe stato un buon affare aprire un albergo, perché all’epoca a Roma c’era necessità di strutture d’accoglienza. Maurizio Bettoja accettò il consiglio e da lì partì l’avventura della nostra famiglia.

Mi piace raccontar le origini della nostra tradizione alberghiera perché trovo importante ricordare il legame con il vino e con la nostra terra di Piemonte. Consideri che i territori da cui proviene la mia famiglia sono terre fertilissime ma a causa della posizione non potevano espandersi più di tanto per cui, nella nostra zona c’era un doppio livello di immigrazione: da un lato gli operai che trovavano facilmente occupazione nelle fabbriche che nascevano dall’altro i figli cadetti delle famiglie aristocratiche, come il mio trisnonno, che emigravano con denari da investire in attività di ogni genere.”

Ascoltiamo con estremo interesse queste storie di famiglia e ci stupisce l’orgoglio del proprio DNA dalle origini paesane che è accoglienza, semplicità e attenzione.

“Come le dicevo ho deciso presto di abbandonare i miei percorsi nella Storia dell’Arte e continuare la tradizione di famiglia. Tra i nostri alberghi forse sono più legato più all’Hotel Mediterraneo e direi che non solo è particolarmente bello ma è anche l’opera più monumentale che la mia famiglia abbia fatto. Qualcosa di grandioso nel suo stile razionalista ma con un forte riferimento

classicista non solo alla romanità ma anche al tardo antico con i mosaici che sono più duraturi e imponenti rispetto all’affresco. E poi i richiami a Ulisse, Prometeo e la storia della scrittura, Bacco nel bar, tutte le Polene nella sala colazione, si vede Nettuno, Anfitrite, Polifemo con la pietra in mano poi tanti altri più generici.

Quando iniziai a studiare il Mediterraneo, cercai di leggere le riviste di architettura degli anni ’30 e quello che era interessante era la differenza di prospettiva tra fascismo, comunismo e nazismo. Il nazismo e il comunismo avevano un’arte ideologica, funzionale all’aspetto politico ma il risultato in generale fu così bello come in Italia, dove il fascismo, seppur nella stessa direzione, si impegnò per avere opere che rappresentassero il meglio dell’epoca.

È stato uno dei periodi più straordinari della storia dell’arte italiana non c’è dubbio, un grandissimo periodo con l’avvento del Futurismo, e possiamo affermare che la protagonista fu sicuramente Margherita Sarfatti, donna di fine cultura e importantissima critica d’arte.”

C’è entusiasmo, c’è passione e c’è la consapevolezza di trovarsi in un luogo che può sicuramente considerarsi il simbolo dell’arte e della cultura italiana di inizio del XX sec. Ci incuriosisce sapere la sensazione provata la prima volta che ha messo piede in questo albergo

“Non riesco a ricordare un giorno in particolare perché li abbiamo vissuti tutti intensamente. Questa è la nostra casa, la nostra attività, un luogo familiare che negli anni ho apprezzato sempre di più nella sua bellezza architettonica. Mi sono dedicato al restauro minuzioso e preciso di ogni parte di esso per riportare il Mediterraneo a ciò che era negli anni ’30, a tutto il suo splendore insomma.

Ben 282 camere e diverse suite, alcune con terrazzo, arredate da Angela Ziffer, famosa interior design e grande amica che purtroppo non c’è più. Al decimo piano oltre alle camere del personale c’era un appartamento per un mio prozio scapolo che non aveva mai avuto una casa sua e preferiva ma vivere in albergo. All’undicesimo, nel terrazzo aveva messo il suo allevamento di cani da caccia ma negli anni ’50 affittò una tenuta nel viterbese e trasferì lì con i suoi cani.

Questo è l’edificio più alto del centro storico, e non le nascondo che oggi noi avremmo intenzione di trasformare quel terrazzo in un roof ma ancora non siamo decisi perché al decimo c’è il bar Igea che abbiamo da poco arredato, anzi se ne è occupata mia cugina Stefania.”

Dottore ha mai pensato a una spa?

“Sì, anche perché il nostro target è soprattutto straniero e medio alto. Niente ancora di deciso comunque”

A parte questi progetti ha intenzione di aprire nuovi alberghi?

“Altri alberghi non lo so visto che già questi ci danno tanto da fare. Siamo impegnati anche nella gestione dell’Hotel Nord Nuova Roma, in compartecipazione con la famiglia Baglioni. È vero però che ogni tanto pensiamo di espanderci”

E non sarebbe una cattiva idea, aggiungiamo noi, visto che l’idea di struttura alberghiera con la famiglia Bettoja si è arricchita di una valenza culturale che è unica nel suo genere.

Ringraziamo il Dott. Bettoja per il tempo dedicatoci e prima di andare facciamo un ulteriore giro nelle sale di questo magnifico edificio portando con noi la sensazione piacevole di un viaggio nel più “artistico” dei tempi.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares