Il battito delle Alpi in un sorso di Les Crêtes

Ci sono luoghi in cui il tempo si dilata, spazi in cui la tradizione e la natura sembrano fondersi in un equilibrio perfetto. In Valle d’Aosta, tra vette che sfidano il cielo e vigneti che si aggrappano alla terra con la tenacia di chi non si arrende, esiste un nome che racchiude l’essenza di questa unione: Les Crêtes. Un nome che racconta la storia di una famiglia, il respiro di una terra antica e l’ambizione di trasformare l’arte della viticoltura in un’esperienza senza tempo. Qui, il vino non è soltanto il risultato di un processo produttivo, ma il frutto di una passione tramandata di generazione in generazione, un tributo a una cultura che affonda le radici nella memoria e nello sguardo rivolto al futuro.

L’origine di questa storia affonda nel 1750, quando la famiglia Charrère lasciò Grenoble per stabilirsi ad Aymavilles, in un territorio che, all’epoca, si rivelava già fertile per l’agricoltura e per le attività artigianali. L’adattamento al nuovo contesto non fu immediato, ma attraverso ingegno e dedizione, la famiglia trovò nella terra la chiave della propria sussistenza, sviluppando un rapporto profondo con l’ambiente circostante. I Charrère si distinsero fin da subito per la loro capacità di innovare senza tradire la tradizione, riuscendo a sfruttare le risorse naturali in modo sostenibile.

Nel corso dei secoli, le attività della famiglia si diversificarono, spaziando dalla coltivazione dei cereali e della frutta alla produzione di olio di noce e sidro. Gli strumenti impiegati per la lavorazione erano il riflesso di un sapere antico, tramandato con cura e rispetto per il territorio. La comunità locale riconosceva nei Charrère un punto di riferimento, una famiglia che contribuiva a preservare il tessuto economico e sociale della zona.

Con il passare del tempo, tuttavia, il mutare delle condizioni economiche e l’affacciarsi di nuove opportunità spinsero la famiglia a rivedere le proprie attività. Negli anni Cinquanta, Antoine Charrère si rese conto che il settore vitivinicolo poteva offrire una prospettiva di crescita più solida rispetto alle altre produzioni agricole. Con uno sguardo attento alle potenzialità del territorio e forte della conoscenza maturata nel corso delle generazioni, decise di concentrarsi interamente sulla viticoltura. La sua intuizione non si limitò alla coltivazione della vite, ma si estese alla volontà di creare un’identità enologica precisa, capace di raccontare la Valle d’Aosta attraverso vini che ne rispecchiassero l’essenza più autentica. Fu così che un’attività agricola tradizionale si trasformò in un progetto vitivinicolo di ampio respiro, gettando le basi per ciò che, negli anni a venire, sarebbe diventato un punto di riferimento per l’enologia di montagna.

Il testimone passò a Costantino, che con determinazione e visione si dedicò al recupero e alla valorizzazione dei vitigni autoctoni valdostani, animato da una passione che lo portò a esplorare ogni aspetto della viticoltura di montagna con un’attenzione quasi maniacale per il dettaglio. Fu lui a comprendere il potenziale del Fumin e della Premetta, due varietà che rischiavano di scomparire, e a trasformarle in vini di carattere, capaci di esprimere la potenza e la raffinatezza del terroir alpino. Non si trattava solo di un’operazione di recupero, ma di una vera e propria dichiarazione d’intenti: Costantino voleva dimostrare che la Valle d’Aosta aveva una voce enologica distinta, capace di competere con le regioni più blasonate d’Italia e d’Europa.

La sua ricerca fu instancabile, affinando le tecniche di vinificazione, studiando le peculiarità di ogni singolo appezzamento e sperimentando con fermentazioni e affinamenti in grado di esaltare la personalità delle uve autoctone. La sua dedizione e il suo spirito innovativo attirarono l’attenzione della critica, portando i vini di Les Crêtes a emergere nel panorama vinicolo italiano. Nel 1999, il Fumin ottenne il prestigioso premio “Il Sole di Veronelli”, un riconoscimento che consacrò il lavoro di Costantino e segnò un punto di svolta per l’intera viticoltura valdostana.

Oggi, la sua eredità è custodita con lo stesso rigore e la stessa ambizione dalle figlie Elena ed Eleonora Charrère, che portano avanti il progetto con un equilibrio perfetto tra rispetto della tradizione e spirito di innovazione. Cresciute tra i vigneti, hanno assimilato fin dall’infanzia il valore della terra e il rispetto per il ritmo delle stagioni, sviluppando una sensibilità moderna che si traduce in un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità e alla sperimentazione. Al loro fianco, Giulio Corti, profondo conoscitore della montagna e del mondo vitivinicolo, contribuisce a dare continuità a una visione che, pur radicata nella storia, non smette mai di guardare avanti.

La Valle d’Aosta, con il suo clima alpino caratterizzato da forti escursioni termiche, basse temperature e suoli di matrice granitica, offre un habitat ideale per la viticoltura eroica. I vigneti di Les Crêtes si sviluppano su 35 ettari, distribuiti in 11 comuni, con un’altitudine che varia tra i 600 e i 900 metri. Le viti, costrette ad adattarsi a condizioni estreme, producono uve dal profilo aromatico complesso, caratterizzate da una straordinaria freschezza e sapidità. Ogni filare è curato con attenzione artigianale, secondo pratiche che rispettano l’equilibrio naturale del suolo e dell’ambiente circostante. La produzione media annua si attesta intorno a 225.000 bottiglie, ciascuna delle quali racchiude l’anima della montagna e il savoir-faire di chi la coltiva con rispetto e dedizione.

Qui, tra i filari di Les Crêtes, nascono vini che raccontano questa terra in ogni sfumatura. Tra le etichette più emblematiche della produzione spicca lo Chardonnay Cuvée Bois, un bianco raffinato e strutturato, emblema dell’eccellenza aziendale. Accanto a lui, il Petite Arvine esprime la freschezza e l’eleganza del vitigno autoctono valdostano, con note agrumate e una spiccata mineralità. Per chi cerca complessità e rotondità, il Neige d’Or, un blend di Petite Arvine e Pinot Gris, offre un profilo aromatico ricco e persistente.

La produzione di vini rossi non è da meno, con etichette che esprimono il carattere forte del territorio. Il Fumin, vitigno autoctono recuperato dalla famiglia Charrère, si distingue per la sua intensità e per le sue note speziate e balsamiche, che lo rendono un perfetto esempio della potenza della viticoltura valdostana. Accanto a lui, il Syrah La Tour, che coniuga la tradizione locale con un vitigno internazionale, regala un’espressione avvolgente e profonda. Non si può non menzionare La Sabla 50 anni, un assemblaggio di Syrah, Petit Rouge, Merlot e Fumin creato per celebrare il mezzo secolo di dedizione al vino della famiglia Charrère. Per chi apprezza il Pinot Noir, Les Crêtes offre due interpretazioni di questo vitigno nobile: il classico Pinot Noir e il Pinot Nero Revei, entrambi capaci di raccontare l’eleganza e la finezza che il terroir valdostano riesce a imprimere in questo vitigno.

Accanto alla cantina storica, il Rifugio del Vino si erge come un omaggio alla cultura montana e alla filosofia dell’accoglienza. Questo spazio, nato da un’idea visionaria della famiglia Charrère, non è soltanto una sala di degustazione, ma un luogo in cui il vino si intreccia con l’arte, l’architettura e il paesaggio alpino.

Il progetto, firmato dall’architetto Domenico Mazza, riflette un’intelligente fusione tra tradizione e innovazione. La struttura si sviluppa armoniosamente nel contesto naturale, con un tetto dalla forma irregolare che richiama il profilo delle montagne circostanti e pareti di vetro che abbattono il confine tra interno ed esterno, regalando agli ospiti una vista mozzafiato sui vigneti e sulle vette che incorniciano la Valle d’Aosta. Quando la luce del giorno cala, l’edificio sembra trasformarsi, con i giochi di trasparenze e illuminazione che esaltano la sua architettura essenziale e contemporanea.

All’interno, ogni elemento è stato pensato per offrire un’esperienza immersiva. Una biblioteca tematica, dedicata alla cultura del vino e alla storia della Valle d’Aosta, accoglie il visitatore in un ambiente intimo e raffinato, dove il sapere enologico si mescola con il piacere della lettura e della contemplazione. Poco più in là, la sala delle essenze introduce l’ospite in un viaggio sensoriale, attraverso aromi e profumi che evocano il terroir unico di questa terra. Qui, le degustazioni non si limitano a un assaggio, ma diventano un racconto che si snoda tra tradizioni secolari e la continua ricerca dell’eccellenza.

Il Rifugio del Vino è una dichiarazione di intenti: non un semplice punto di ristoro, ma un luogo di incontro tra il vino e chi lo ama, tra la natura e la cultura, tra la memoria e l’innovazione. Chi vi entra non assapora solo un calice, ma un’intera filosofia di vita, in cui il tempo rallenta e ogni sorso diventa un frammento di storia.

Il rispetto per l’ambiente è un valore fondante per Les Crêtes. La cantina ha ottenuto la certificazione del Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI) e adotta pratiche sostenibili lungo tutta la filiera produttiva. Dal 2007, due impianti fotovoltaici garantiscono il fabbisogno energetico della struttura, mentre l’uso di bottiglie leggere e tappi Select Bio a zero impronta di carbonio testimonia un impegno concreto nella riduzione dell’impatto ambientale. Ogni scelta, dalla viticoltura alla commercializzazione, è guidata

da una consapevolezza profonda: preservare il territorio per le generazioni future, senza compromessi sulla qualità.

Dalla vite alla pelle, Les Crêtes ha ampliato il proprio orizzonte con la linea cosmetica DeVin, un’interpretazione raffinata dei benefici dell’uva. Gli estratti di vinaccioli, ricchi di polifenoli antiossidanti, si combinano con ingredienti botanici selezionati per creare prodotti per il viso e il corpo dall’efficacia straordinaria. Idratazione, protezione e rigenerazione cutanea sono i principi chiave di questa gamma, che riflette la stessa attenzione per la naturalità e la sostenibilità che caratterizza la produzione vinicola.

Visitare Les Crêtes significa entrare in un universo in cui il tempo si dilata e ogni sorso racconta una storia. Le esperienze di degustazione si declinano in percorsi che abbinano il vino ai formaggi locali, alla scoperta dei vigneti storici e alla possibilità di brindare all’interno della torre medievale che domina il paesaggio. Per chi desidera un’immersione totale nel benessere alpino, l’offerta si arricchisce con pacchetti che combinano il piacere del vino ai trattamenti termali.

Les Crêtes non è soltanto un’azienda vinicola: è un crocevia di storie, un luogo in cui la terra e il sapere si intrecciano in un racconto fatto di passione, ricerca e bellezza. Ogni bottiglia è un ponte tra passato e futuro, tra la solidità delle radici e il desiderio di esplorare nuove strade, sempre nel rispetto di un’identità che affonda le sue fondamenta nella montagna e nel suo spirito indomito.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares