Andrea Antonini, un affaccio su una terrazza che si illumina di romanità. 

Roma letta al contrario si declina “Amor”: un amore che ti viene dal profondo, che vivi come una seconda pelle dall’infanzia e che ti accompagna come una carrozza magica da cui non vorresti mai scendere.

Ci sono momenti, però, che cambiano la vita e telefonate che segnano il destino: come quella che il giovane chef Andrea Antonini riceve a marzo del 2019, ottenendo la possibilità di realizzare un sogno. 

Un sogno che porta il nome di Imàgo, presso l’hotel Hassler di Roma, e che inaspettatamente fa volare la carrozza di Andrea fino in cima alla scalinata di Trinità dei Monti, senza arrestarsi all’ingresso, ma giungendo sino al roof da dove si domina la città eterna: qui gli vengono consegnate le chiavi del suo regno, meglio conosciuto come la sua cucina.

Un re direttore d’orchestra, che si giostra tra i fuochi ed il tintinnio delle pentole, senza paura e puntando sempre sul lato umano: ad affiancarlo in questa avventura dal profumo di magia, infatti c’è una brigata di amici con cui Andrea aveva già lavorato; dal suo secondo, Matteo Taccini, fino al sommelier Alessio Bricoli, tutti giovani e accomunati da grinta, competitività e voglia di arrivare.

Un’alchimia questa, che rileva il lato umano che ha rappresentato sempre il traino della carrozza, alias vita, di Andrea: un’umanità che si legge nelle sue partite di calcio da giovane, nei suoi viaggi maturi, nelle sue esperienze internazionali con i grandi della cucina e che si ritrova oggi nei suoi piatti: nei suoi tagliolini mare e monti, nelle puntarelle farcite con le alici e nello spaghetto riccio di mare e pecorino… Tutte note preparate, anzi musicate, con arte, leggerezza e semplicità, guardando al futuro in una lettura presente del passato.

Passato che ritorna con eleganza, coraggio e determinazione: Andrea ha raccolto l’eredità di Francesco Apreda, senza paura e con un motto semplice e diretto: “Non guardare mai al passato, mi distrai dal presente”; fissarsi obiettivi, raggiungerli e superarli è il filo conduttore della carriera di questo giovane, ma straordinariamente dotato chef, che può già vantare una Stella Michelin.

Quique da Costa, Car Roca, pionieri della cucina molecolare, Roy Caceres e Andrea Fusco, i suoi maestri a cui Andrea sente di dovere tanto, ma è la voglia di voler fare bene e l’ambizione che fanno la differenza e che lo hanno condotto fin dov’è ora: un luogo unico al mondo che fonde arte, poesia e magia.

La sua tenacia lo ha portato a pedalare, non arrestandosi mai, vedendo la marcia in più come una marcia da cui dipartire e nello stesso tempo su cui riflettere per guardare sempre più avanti. Il cielo che Andrea osserva dall’ultimo piano dell’Hassler è il cielo della sua vita blu, sempre più blu, costellato di stelle sempre più brillanti, che mantengono nel loro splendore la loro unicità e sono come Roma e la sua cucina… eterne!

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