“Un vincente non è mai stanco di vincere e io non voglio perdere mai”
Una frase, un monito, una scheda; ad autografarla Josè Mourinho, allenatore di calcio ed ex calciatore portoghese, oggi tecnico del Tottenham. Ma chi vince davvero nella vita? Cos’è la vittoria, una personificazione alata, un miraggio da raggiungere, un traguardo lontano o cosa?
Per il nostro allenatore, è il monito che deve guidare ciascuno di noi, per non sentirsi arrivati mai ed avere la fame sempre di vivere, la fame di volare, una gomma da masticare che davvero nella nostra bocca non basta mai, e che tra morsi e continui assaggi è sempre lì a suggerirci la porta del goal.
Una gomma da masticare, una palla con cui fare no rigore ma vincere il campionato della vita, l’ha avuta e ancora oggi l’ha con sè Gabriele Bianchi Chef de rang ovvero responsabile di una sezione della sala, chiamata rango, presso Villa Crespi, nella cornice del Lago d’Orta, regno dello chef Antonino Cannavacciuolo.
Un percorso che per un giovane professionista di soli 24 anni, ha già avuto le sue coppe importanti; la prima, la primigenia a soli 10 anni muovendo i primi passi guardando papà chef e mamma in sala, e sentendo crescere una passione forte per un mondo quello della ristorazione che di lì a poco l’avrebbe condotto presso importanti realtà e grandi strutture.
Ed ecco indossare le scarpe da calcio, alias gli strumenti della cucina e giocare la sua partita; prima tappa l’Enoteca Pinchiorri a Firenze, e poi la Pineta di Luciano Zazzeri, e ancora da Vittorio ristorante 3 stelle Michelin, a Brusaporto,portando con sè sempre come compagne la passione, e la tenacia.
Il primo vero goal, quello che ti fa esultare e ti fa sentire vivo, importante perché sai che quello che sei, essendo acclamato anche dall’esterno, arriva con il premio come miglior Cameriere di sala nella sezione Emergenze, premio indetto dal grande Luigi Cremona, e Lorenza Vitali, che ha decretato per Gabriele un trionfo desiderato e voluto.
Un premio, un goal segnato nella porta giusta quella della sua professione che ogni giorno si misura con garbo, eleganza, passione, gentilezza e sorriso verso i suoi ospiti, che non dimentica il lavoro di squadra e che non perde ma di vista lo studio e la cultura.
Gabriele parla 4 lingue, è profondo conoscitore del mondo del the, e delle sue cerimonie, a cui sta dedicando anche la stesura di un libro, e che non perde occasione per misurarsi con il suo valore, il suo essere un uomo, di 24 anni, ma uomo professionista cresciuto con abiti di eleganza, con abiti di sacrificio, e con abiti di professionalità.
Ed ecco il suo ruolo nella vita e nella professione essere un bravo arbitro, cameriere di sala che come ci insegna il grande Chef Massimo Bottura è un ruolo importante.
L’arte dell’ospitalità è quella magica alchimia che riesce a combinare, in un perfetto equilibrio, servizio, accoglienza e convivialità e fa diventare l’esperienza di un ristorante o di un hotel davvero memorabile.”Per far crescere la sala – ha detto il cuoco tristellato – bisogna trasmettere la propria passione, coinvolgerla, anche farla lavorare in cucina, creare un team affiatato”.
Gabriele ogni giorno ci riesce perché regala ai clienti un momento magico, che si commenta in termini di armonia,lusso, e nello stesso tempo nobile semplicità che genera conoscenza e coscienza di dove ci si trova e perchè.
La sala per lui è la sua seconda casa, una casa dove muove i passi come allora, sempre con la compagna passione e sempre con la voglia di masticare anzi mordere la vita in tutte le sue sfaccettature; nessun elemento è tralasciato e ogni giorno è come se fosse il primo in termini di lavoro dedizione e impegno suo e dei suoi colleghi.
Il premio è il primo goal, è la prima vittoria, come direbbe oggi per rimanere in termini calcistici, il mitico calciatore Pelè: “più difficile è la vittoria più grande è la felicità nel vincere”
Per Gabriele ogni giorno è un sorriso ogni giorno è un goal vittorioso.