FORME SENSIBILI

Ad Ancona, nelle Marche, c’è uno dei pochi musei tattili al mondo. Questo spazio museale, nato per offrire l’esperienza dell’arte e della sua intrinseca bellezza in forma sensoriale e accessibile a tutti, e in particolare ai non vedenti e agli ipovedenti, offre con la sua collezione permanente un singolare percorso espositivo multisensoriale composto da copie dal vero di alcuni fra i più grandi capolavori scultorei della storia, dal Discobolo di Mirone alla Nike di Samotracia, dal Poseidone alla Venere di Milo, dalla Pietà vaticana alla Pietà Rondanini, cui si affiancano i modelli di opere architettoniche quali il Partenone, il Duomo di Firenze, San Pietro in Vaticano, per citarne alcuni. E non manca nella collezione permanente una sezione d’arte moderna e contemporanea con un numero cospicuo di opere di grandi maestri.

 

Nato, dunque, con una particolare vocazione e attenzione all’arte plastica, il Museo Omero promuove per quest’estate una bella mostra curata da Nunzio Giustozzi che unisce cinque grandi scultori marchigiani, Paolo Annibali, Egidio Del Bianco, Giuliano Giuliani, Rocco Natale, Valerio Valeri.

FORME SENSIBILI, questo il titolo della rassegna, sarà inaugurata il 7 di luglio e resterà aperta al  pubblico fino al 16 di settembre 2018. Composta da quaranta opere, soprattutto sculture  con qualche disegno, è promossa e organizzata, dal Museo Tattile Statale Omero e ha il Patrocinio della Regione Marche.

 

Il futurista maceratese Umberto Peschi definiva questi artisti, che allora erano solo giovani ragazzi di bottega, “cinque giovani da non perdere assolutamente di vista”. Oggi, Annibali, Del Bianco, Giuliani, Natale e Valeri sono tutti scultori affermati. Nel tempo, pur nella singolarità delle loro poetiche, si sono ritrovati ad esporre insieme e, oggi, lo fanno ancora una volta per la mostra FORME SENSIBILI che, come racconta il suo curatore, Nunzio Giustozzi, “è una mostra ideata in coerenza con gli spazi e la vocazione del Museo Omero, dove gli scultori continuano a dialogare attraverso le loro opere più recenti o inedite”.

La mostra è un binario dal quale si avvia lineare la ricerca che unisce i cinque maestri: la profonda elaborazione del dato reale, tra figurazione e astrazione, tra regola e invenzione, e con l’impiego di diversi materiali quali l’argilla dipinta, il legno, il travertino, i metalli, lavorati o assemblati con grande perizia, ma anche carte, stoffe, spaghi di inconsueta qualità tattile, offrono sviluppi espressivi inattesi e forma e materia si modulano vicendevolmente, raggiungendo, nell’artificio, una mirabile sintesi. È un percorso che racconta la scultura nel suo essere spazio dimensionale, materico, sperimentale, nelle forme e nelle suggestioni, nelle poetiche e nelle visioni.

 

La sfida di Paolo Annibali è rinnovare la scultura agendo all’interno della tradizione attraverso la scelta figurativa in cui protagonista è l’essere umano. Nel corso degli anni Annibali si è costruito un museo immaginario popolato dai prediletti maestri del passato – Donatello, i Della Robbia, Canova, Arturo Martini, Pericle Fazzini, Giacomo Manzù – con i quali condivide lo studio dal vero: a posare nel suo atelier sono modelli del posto, talora suoi allievi, in inedite iconografie. Il suo disegno è raffinatissimo, come si può apprezzare nelle sue misteriose chine di una finezza preraffaellita, quasi mai progetti per le sue sculture. Da qui nasce un realismo personale dallo stile inconfondibile, che ha le sue radici nel mito e nella poesia, denso di connotazioni esistenziali. L’uomo e la donna di oggi sono le sue muse pensose attinte dalla sua colta imagerie classica ed ellenistica, accoccolate in pose elegiache, instabili, su brani essenziali di luogo.

 

Per Egidio Del Bianco la meditazione sulla forma nello spazio e sulle sue variabili si incarna in maquettes tridimensionali, ossia modellini in legno o in polistirolo, che del Bianco affianca sovente  al disegno progettuale prima di toccare la materia della sua scultura, il legno. Il legno, come per Umberto Peschi, è la sua materia elettiva: le essenze lignee nel loro colore e nella loro sostanza inducono sensazioni profonde secondo le loro proprietà naturali, tattili, olfattive, scelte per sortire gli esiti pittorici desiderati, attraverso colorazione e venatura, usate con un valore espressionistico e chiaroscurale rispetto all’impianto geometrico dell’opera.

 

Le sculture e i rilievi di Giuliano Giuliani si adattano spontaneamente alla natura. Le sue opere fissano il riflesso della luce sul travertino ascolano, sono un intimo dialogo, il respiro della pietra che egli sa ascoltare. Giuliani coniuga liturgicamente la fatica del lavoro manuale nell’ardita, inesorabile sfida con la durezza della pietra che, malgrado la sua resistenza, piega, avvolge, riduce a impalpabili e diafani veli, musicali canne d’organo, sfuggenti spirali nella assoluta levità della forma con esiti espressivi di raro lirismo.

 

Rocco Natale pur in una dimensione di rigore cartesiano rimane sempre incline alla fantasia, ereditando da Calder il concetto di scultura allo statuto di dispositivo, alla relazione fra soggetti ed elementi talvolta mobili, all’equilibrio tra pieni e vuoti, tra il segno e lo spazio, di una straordinaria levità. L’artista stupisce con la paradossale ironia delle sue imprevedibili invenzioni plastiche, quegli sferoidi fatti di carte riciclate e brandelli di stoffe variopinte tenuti malamente insieme da spaghi di fortuna, gioiosamente protesi nello spazio e collegati alla memoria.

 

La scultura di Valerio Valeri incarna un’altra tendenza del contemporaneo che si ricollega alle innovative esperienze di Fausto Melotti per il quale l’arte era uno stato d’animo angelico: rivolgendosi non ai sensi ma all’intelletto, e dove la ‘modellazione’ era superata dalla ‘modulazione’. L’opera di Valeri è specialmente al ferro, ai metalli, talvolta anche nobilissimi per inserti minimi ma preziosi, di cui conoscere intimamente le potenzialità fisiche e le capacità evocative della materia.  Per l’artista, che ricerca il movimento attraverso il dinamismo strutturale delle forme, “il lavoro è come una scala ascendente di pesi e contrappesi”, mentre la luce è catturata in modo che le forme tridimensionali diventino quasi lineari, come se lo spazio fosse creato anche attraverso l’illusione e quindi anche con un appello all’immaginazione.

 

Paolo Annibali, Egidio Del Bianco, Giuliano Giuliani, Rocco Natale, Valerio Valeri

 

ANCONA, MUSEO OMERO, 7 LUGLIO – 16 SETTEMBRE 2018

 

Conferenza e anteprima stampa: 7 luglio ore 12:00

Inaugurazione: 7 luglio ore 18:00

 

 

 

 

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