Da Vermmer a Rembrandt Capolavori dal Mauritshuis Bologna, Palazzo Fava,

1La ragazza con l’orecchino di perla, con la Gioconda di Leonardo e L’urlo di Munch, è unanimemente riconosciuta come una delle tre opere d’arte più note, amate e riprodotte al mondo.
Per un pugno di settimane, ed esattamente dall’8 febbraio al 25 maggio 2014, il capolavoro di Vermeer sarà in Italia, a Bologna, accolta con tutti gli onori del caso a Palazzo Fava, che è parte del percorso museale Genus Bononiae. Sarà la star indiscussa di una raffinatissima mostra sulla Golden Age della pittura olandese, curata da Marco Goldin e tra gli altri da Emilie Gordenker, direttrice del Mauritshuis Museum de L’Aia dove il capolavoro di Vermeer è conservato, e dal quale provengono tutti i dipinti in esposizione a Bologna. L’occasione storica di ammirare in Italia questa icona e gli altri celeberrimi dipinti olandesi, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Carisbo e il suo presidente dott. Leone Sibani, Genus Bononiae-Musei nella Città e il suo presidente prof. Fabio Roversi Monaco, lo sponsor istituzionale Intesa Sanpaolo e Marco Goldin, storico dell’arte e direttore di Linea d’ombra. E con la partecipazione fondamentale, in qualità di main sponsor, del Gruppo Segafredo Zanetti. La ragazza con l’orecchino di perla evoca bellezza e mistero e il suo volto da oltre tre secoli continua a stregare coloro che hanno la fortuna di poterla ammirare dal vero. O che magari l’hanno scoperta attraverso i romanzi e il film, di cui la bellissima ragazza dal copricapo color del cielo è diventata, forse suo malgrado, protagonista. Il suo arrivo in Italia è il frutto straordinario di una trattativa durata un paio di anni, a partire dal momento in cui il Mauritshuis – scrigno di opere somme da Vermeer fino a Rembrandt – è stato chiuso per importanti lavori di restauro e ampliamento, che ne vedranno la riapertura il prossimo 27 giugno. Nel frattempo, una parte delle collezioni del Museo è stata riallestita presso il Gemeentemuseum, sempre a L’Aia, mentre un nucleo, forse il più strepitoso, è stato concesso ad alcune sedi internazionali in Giappone (a Tokyo e Kobe) e negli Stati Uniti: il Fine Arts Museum di San Francisco, l’High Museum of Art di Atlanta e la Frick Collection di New York, ovvero a istituzioni di assoluto prestigio mondiale. Come unica sede europea, e ultima prima del definitivo ritorno de La ragazza con l’orecchino di perla nel suo Museo rinnovato, la scelta è caduta su Bologna e su Palazzo Fava.
La ragazza con l’orecchino di perla “Sarà l’unica occasione per ammirarla in Europa al di fuori della sua sede storica da dove, conclusa la mostra bolognese, probabilmente non uscirà mai più, essendo l’opera simbolo del museo riaperto”, afferma Fabio Roversi- Monaco, Presidente di Genus Bononiae – Musei nella Città.
“E’ ovviamente un onore per me essere riuscito a portare in Italia per la prima volta questo capolavoro” – dice Marco Goldin. “Vorrei che il pubblico si ponesse davanti a questo quadro non soltanto come a un’icona pop, ma anche come a una rappresentazione sublime della bellezza dipinta. In questo quadro tutto vive dentro una sorta di silenzio crepitante, che chiama ognuno di noi verso il luogo dell’assoluto.” Capolavoro che non sarà solo. A Bologna sarà infatti accompagnato da 36 altre opere dello stesso Museo, sempre di qualità eccelsa, scelte appositamente per la sede bolognese e quindi in parte diverse da quelle già esposte in Giappone e poi negli Stati Uniti. La ragazza con l’orecchino di perla non sarà tra l’altro l’unico capolavoro di Vermeer in mostra. Ad affiancarla ci sarà Diana e le sue ninfe, quadro di grandi dimensioni che rappresenta la prima opera a essere stata da lui realizzata. E ancora, ben quattro Rembrandt e poi Frans Hals, Ter Borch, Claesz, Van Goyen, Van Honthorst, Hobbema, Van Ruisdael, Steen, ovvero tutti i massimi protagonisti della Golden Age dell’arte olandese. Accanto a questa mostra, la Fondazione Carisbo, Genus Bononiae – Musei nella Città e Linea d’ombra proporranno anche Attorno a Vermeer, omaggio tributato da venticinque artisti italiani contemporanei, da Guccione a Sarnari, da Raciti a Forgioli, scelti da Marco Goldin per il senso della loro adesione all’intima idea specialmente del medium luminoso vermeeriano, senza distinzione tra figurativo e astratto. Il binomio antico-contemporaneo è, del resto, una precisa cifra stilistica del critico veneto, riaffermato in modi diversi e originali in concomitanza di molte delle sue mostre.
“Genus Bononiae Musei nella Città – precisa il Presidente Roversi Monaco – intende cogliere questa magnifica occasione per rilanciare la città di Bologna, sia attraverso quello che si annuncia come un grande successo per il numero delle presenze in città, sia per la soddisfazione di vedere proposto ai molti che verranno il percorso museale Genus Bononiae da noi creato e inaugurato dal Presidente della Repubblica.”

Mostra a cura di Marco Goldin Emilie E.S. Gordenker Quentin Buvelot Ariane van Suchtelen Lea van der Vinde

Ufficio Stampa Studio ESSECI Sergio Campagnolo tel. 049.663499 gestione1@studioesseci.net
referente Stefania Bertelli

Ufficio Stampa Genus Bononiae Angela Zocco Francesco Tosi tel. 051.19936354/19936334 ufficiostampa@genusbononiae.it

Sede della mostra Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni Via Manzoni 2  Bologna

www.genusbononiae.it

 

Per oltre due millenni, e soprattutto nel secondo millennio, la città di Bologna è stata uno
dei centri europei più fertili e vivaci dal punto di vista culturale, sociale ed economico, non solo perché ha saputo creare la più antica università del mondo, ma anche per alcune eccellenze del suo sistema formativo, per la spiccata propensione nei settori della ricerca e dell’innovazione, per le potenzialità di una terra divenuta meta privilegiata di interessi commerciali e per la fierezza della comunità locale, caratterizzata da forte senso civico, che incoraggiava anche il dibattito più acceso pur di conseguire obiettivi di interesse generale.
E’ in questa cornice che si inserisce l’esposizione dei quadri più preziosi del famoso Museo Mauritshuis dell’Aia, per la prima volta in Italia, ed in particolare di Vermeer. Questa è per Bologna una opportunità importante e significativa, che ha origine nella proposta presentata da Marco Goldin di Linea d’Ombra alla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e a Genus Bononiae, l’innovativo percorso artistico-museale ideato e realizzato dalla Fondazione medesima. È un importante avvenimento che riporterà la città al centro del dibattito culturale e artistico nazionale e internazionale e che offrirà l’occasione a molti turisti italiani e stranieri di visitare Bologna. Una visita che per molti sarà la scoperta di una città ricca di un patrimonio culturale, artistico e architettonico non ancora sufficientemente conosciuto e apprezzato e, inoltre, una città pronta ad ospitare questo grande progetto mettendo in campo sinergie e collaborazioni tra le varie Istituzioni locali, a partire dal Comune di Bologna, che hanno lavorato insieme per creare appuntamenti, eventi e servizi che siano a corollario della mostra che ospita “La ragazza con l’orecchino di perla”. L’auspicio è che, anche grazie a questa mostra, Bologna riscopra e riviva gli alti fastigi, gli eventi, le grandi figure, le passioni e le virtù che l’hanno caratterizzata nei secoli e che l’hanno portata ad assumere un ruolo di grande rilievo nella storia d’Europa. L’augurio è che la mostra rappresenti un nuovo inizio per la comunità locale, perché sappia far tesoro dell’opportunità offerta e, grazie a questa, ritrovi la sua vocazione di protagonista nel dibattito culturale italiano e europeo in un mondo in rapida e ineluttabile trasformazione.

Dott. Leone Sibani Prof. Fabio Roversi

L’oro e la ragazza  Marco Goldin

In Olanda, nel XVII secolo, per lunghi decenni si assiste a un fenomeno che appare difficilmente spiegabile per la sua ampiezza. E cioè la diffusione della pittura, della sua pratica, che supera fortemente tutte le altre attività culturali. Si sono avanzate ipotesi di natura storica, o sociologica, o economica, o scientifica ma che non hanno portato a una risposta certa circa questa diffusione, tanto straordinaria, della pittura in Olanda nel Seicento. Quale linguaggio quasi unico di comunicazione della bellezza e del nuovo mondo che andava affermandosi. Neppure Johan Huizinga, nel suo fondamentale libro uscito nel 1933, La civiltà olandese del Seicento, porta argomentazioni conclusive e definitive per dare senso a questa situazione. E nemmeno Svetlana Alpers, nel suo bellissimo volume Arte del descrivere. Scienza e pittura nel Seicento olandese, pur partendo da un altro punto di vista, riesce a giustificare fino in fondo tanta ricchezza di invenzione. E si tratta effettivamente di un fenomeno che non trova paragoni in altri tempi e in altre aree per la storia dell’arte. Molte centinaia di pittori, tutti di notevole qualità, producono così tanti dipinti da attivare tra l’altro un collezionismo diffuso tra la borghesia olandese. Questa strepitosa abbondanza porta a una moltiplicazione dei generi pittorici e ovviamente a una loro sistematica classificazione e definizione. Che poi non basta, e dunque si inventano anche i sottogeneri. Per stare al solo ambito del paesaggio, Wolfgang Stechow, autore nel 1966 dell’ancor fondamentale Dutch Landscape Painting in the Seventeenth Century, mai tradotto in italiano, arriva a elencare trenta tipologie diverse di opere, appunto sotto la sola voce “paesaggio”. In Olanda, durante la cosiddetta Golden Age, l’occhio è lo strumento fondamentale della rappresentazione e dell’auto rappresentazione. Si conosce, e ci si conosce soprattutto, attraverso le immagini. E le immagini, nell’Olanda di quel tempo, sono ovunque e non sono soltanto quadri da incorniciare e appendere. Ma sono stampate nei libri, ricamate su tessuti e tovaglie, dipinte su formelle e poste a decorare tazze e vasi. Le immagini danno il senso di un’epoca straordinaria e per certi versi irripetibile. Da quel tempo nella Storia, giungono adesso a Bologna, per una eccezionale opportunità, trentasette dipinti celeberrimi, dalla collezione del museo Mauritshuis all’Aia. Già il nome del museo, per tutti gli appassionati, evoca il senso di un prodigio, per la collezione che vi è contenuta. Ma la chiusura per oltre due anni, per restauri e ampliamenti, ci consente oggi di accogliere in Italia non solo i Rembrandt, i Frans Hals, i Van Honthorst, i De Hooch e così via, ma soprattutto quell’icona planetaria che è La ragazza con l’orecchino di perla, dipinta da Johannes Vermeer attorno al 1665 e oggetto oggi di un culto senza confini. Lei sarà per tre mesi e mezzo al centro di tutto, ma nessuno si perda anche il fascino che tutto attorno le si stringe. Altri quadri da togliere il fiato, nell’incanto della pura bellezza.

Da Vermmer a Rembrandt Capolavori dal Mauritshuis Bologna, Palazzo Fava, 8 febbraio – 25 maggio 2014
Organizzazione Linea d’ombra srl Società unipersonale Strada di Sant’Artemio, 6/8 31100 Treviso
Tel. +39 0422 3095 Fax +39 0422 309777 info@lineadombra.it www.lineadombra.it

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