CECI N’EST PAS UN THÉÂTRE Stagione teatrale 2018/2019 Direzione artistica: Francesco Frangipane e Tiziano Panici

Il teatro Argot Studio è giunto oramai alla sua trentacinquesima stagione e ad animarlo è ancora l’irrinunciabile desiderio, o forse meglio la necessità, di indagare la contemporaneità, cercando di decifrarla e interpretarla attraverso linguaggi mai scontati.

La stagione 2018/2019 è divisa in due parti, una dedicata alle nostre produzioni e un’altra alle ospitalità. Una scelta che testimonia la natura più profonda e sincera di Argot: quella di essere casa, quindi luogo in cui si crea e in cui si accoglie, ma non solo… A tal proposito il direttore artistico di Argot Produzioni Maurizio Panici ci renderà partecipi delle collaborazioni per la costruzione di una rete nazionale per il teatro contemporaneo, un rapporto importante con il Centro di Produzione Teatrale del Veneto – La Piccionaia e con la città di Marostica.

Infatti, la prima parte di stagione, dal 3 Ottobre al 27 Gennaio, è abitata dagli spettacoli targati Argot Produzioni: ben sette debutti che, come afferma il direttore artistico Francesco Frangipane, “abbiamo voluto fortemente far nascere in casa, come dei figli da accudire, amare, proteggere, prima che spicchino il volo”.

L’apertura di stagione con due drammaturghi storici per Argot: Umberto Marino e Sergio Pierattini, del primo dei quali portiamo anche in tournée il suo Roger con Emilio Solfrizzi, che ha debuttato al Napoli Teatro Festival Italia 2018. E poi la presenza di due trentenni: Alice Spisa e Tiziano Panici, che si confrontano con Čechov ed Erasmo da Rotterdam, con due progetti novità assolute. I testi di due giovanissimi, Aliosha Massine e Giuseppe Tantillo, che testimoniano la grande apertura nei confronti dei giovani.

E infine la messa in scena da parte di Francesco Frangipane di un testo novità assoluta per l’Italia, 7 anni, nella linea portante cinema/teatro/cinema da sempre filo rosso delle proposte Argot.

Apre la stagione, dal 3 al 21 ottobre, lo spettacolo Volevamo essere gli U2 ma forse era meglio Vasco, ‘sequel’ della commedia di successo Volevamo essere gli U2, che nel 1990 ha debuttato proprio con noi e che segna il gradito ritorno all’Argot dell’autore e regista Umberto Marino e del cast originale “in una nuova pièce generazionale con musiche in scena, battute e qualche lacrima”.

Si prosegue, dal 23 al 31 ottobre, con Un mondo perfetto, scritto e diretto da Sergio Pierattini. Il testo affronta il tema attuale e complesso dell’adozione o delle false vocazioni, di sogni che una volta svelatisi mostrano la faccia della sconfitta e del disinganno.

Quindi dall’8 al 17 novembre, l’adattamento di Zio Ivan di Čechov, firmato da Alice Spisa. Prendendo le mosse da Čechov, Zio Ivan esplora un mondo sempre più tragicamente improntato all’individualismo, in un’Italia moderna e accecata dagli idoli. Dal 20 al 25 novembre, Per Caterina ideato e diretto da Aliosha Massine. Da una parte un padre che lotta per i sogni di sua figlia, una bambina di sei anni innamorata della danza classica e, dall’altra, un consulente finanziario costretto dalle circostanze a beffarsi dell’amico. Poi ancora due spettacoli che portano le firme dei nostri direttori artistici: dal 27 novembre al 2 dicembre, Elogio della follia #ilikedopamina, ispirato al capolavoro di Erasmo da Rotterdam, riscritto da Aleksandros Memetaj con la regia di Tiziano Panici. Un ritratto distopico della società di oggi, dove il fenomeno dei social media, della visualizzazione spasmodica e dello Star-System assume rilevanza fondamentale tale da dividere il mondo in due classi: classe A e classe C. E dal 5 al 23 dicembre 7 anni, successo spagnolo tradotto e adattato per il teatro da Enrico Iannello con la regia di Francesco Frangipane. I soci fondatori di un’azienda di grande successo, infatti, vengono a sapere che il fisco ha messo gli occhi sul loro conto segreto in Svizzera, su cui hanno depositato una grossa somma di denaro non dichiarato. Di fronte alla prospettiva di finire tutti alla sbarra, i quattro giungono alla conclusione che uno solo dovrà assumersi la colpa e scontare sette anni in carcere per il bene dell’azienda.

Chiude questa prima parte, dal 22 al 27 gennaio, Best Friend di Giuseppe Tantillo. Cris e Davi hanno dieci anni e se lo dicono spesso. Come fosse un mantra. In questo bisogno di affermarlo risiede la loro prima dichiarazione di libertà. Scegliere l’amico del cuore è, infatti, la prima grande decisione che la vita ci chiede di prendere. È un po’ come perdere la verginità. Da quel momento ad ogni azione corrisponde una conseguenza. E la ricerca di se stessi può avere inizio.

La seconda parte di stagione, dal 31 gennaio al 12 maggio, anima il nostro palcoscenico con una serie di ospitalità fortemente volute, un insieme di sensibilità pronte a mettersi in gioco all’interno di questa nostra ‘officina culturale’.

Ecco i nomi che sono stati scelti nella costante ricerca di originalità e azione creativa:

Margine Operativo; Fabiana Iacozzilli/Lafabbrica; Menoventi; Kronoteatro; Trento Spettacoli/Woody Neri/ Andrea Baracco; La Corte Ospitale/Compagnia Della Valle-Petris; Gianluca Merolli; Toscana Spettacoli/Oscar De Summa/Ciro Masella; Fabrizio Martorelli/Gianluca Ariemma.

A questi si aggiungono interessantissime collaborazioni, come l’ODIN TEATRET di Eugenio Barba, Adriano Pantaleo e il NEST_Napoli Est Teatro, realtà partenopea che opera sul territorio periferico della città, testimonianza concreta di teatro civile.

A chiudere la stagione la rassegna OVER, targata Argot Produzioni e Dominio Pubblico, un progetto quest’ultimo di audience development, nato tra le pareti di questa casa e di quelle del teatro dell’Orologio.

La rassegna è animata da giovani talenti della scena ancora inesplorati, nuove intelligenze su cui scommettere per dare rinnovata vitalità al sistema del teatro italiano.

Siamo lieti e orgogliosi di chiudere la stagione 2018/2019 con queste giovani leve: il loro lavoro intercetta perfettamente la natura di Argot Studio come luogo in cui formarsi, sperimentare e crescere, prima come persone poi come artisti.

Ceci n’est pas un théâtre

Le stagioni finiscono. Le estati passano. Cambia il clima, cambiano i governi. E noi siamo ancora qui, con una sola unica certezza: la nostra Casa dolce Casa.

Una casa anche quest’anno abitata da vecchi amici che tornano a farci visita, da inquilini fedeli e affezionati e da tanti nuovi ospiti che si affacciano per la prima volta alla nostra porta.

È stata sempre questa la peculiarità dell’Argot: mischiare le carte, far crollare le certezze, shakerare il vecchio col nuovo per avventurarsi su strade poco battute ed accogliere stimolanti sfide.

E così anche quest’anno abbiamo lavorato per proporvi un banchetto ricco e variegato con tanti prodotti fatti in casa (made in Argot), ma anche tante prelibatezze d’importazione.

La prima parte di stagione, da ottobre a gennaio, è targata Argot Produzioni con ben 7 debutti, che abbiamo voluto fortemente ‘far nascere’ in casa, come dei figli da accudire, amare, proteggere, prima che ‘spicchino il volo’.

Perché a casa si può giocare, si può sperimentare, si può sbagliare, e l’Argot sempre di più vuole essere quella casa in cui autori, registi, attori, scenografi, costumisti, light designer, musicisti e tecnici si possono esprimere in libertà.

L’Argot non vuole solo aprire le porte per mostrare cosa nasce tra queste mura, ma vuole continuare, come da tradizione, ad affacciarsi alla finestra, per farsi attraversare da quello che succede fuori e ad essere un attento osservatore della contemporaneità.

E così tanti artisti che l’Argot segue con affetto e attenzione abiteranno il nostro spazio nella seconda parte della stagione, da febbraio a giugno.

L’Argot si conferma dunque casa, laboratorio d’idee, officina culturale e centro di produzione, quindi non solo un teatro. Parafrasando uno dei più grandi esponenti del surrealismo potremmo dire: “Ceci n’est pas un théâtre”.

Direzione Artistica

Francesco Frangipane

ANTICIPAZIONI 2019: la seconda stagione di Argot Studio

Tra le caratteristiche principali che contraddistinguono il Teatro Argot Studio c’è quella di adattarsi e adeguarsi al tempo presente. A quel concetto effimero e sfuggente di contemporaneo che da sempre ha caratterizzato la ricerca di questo spazio/palestra.

Soltanto un folle avrebbe potuto convincere i tanti spettatori che negli anni ci hanno sostenuto, che all’interno del condominio di via Natale del Grande, 27 si nascondeva un teatro. Personalmente credo di aver ereditato questa follia come carattere genetico e ogni anno rinnoviamo questo folle volo con un tacito patto che coinvolge artisti, spettatori e operatori. Ancora una volta pronti a risorgere dalle nostre ceneri, reinventando le possibilità di ‘spazio’, adeguando il concetto di ‘limite’, tradendo la concezione stessa di ‘tempo’. L’Argot è uno straordinario esempio di paradosso nel tessuto della realtà.

Con questa fiera incoscienza, nel 2019 rilanceremo proponendo una nuova stagione di ospitalità:

l’Argot allarga lo sguardo all’esterno, accogliendo spettacoli fortemente innovativi e compagnie che utilizzano linguaggi di scena completamente nuovi, diventando un’officina/laboratorio protetta, ma prestigiosa dove mettersi alla prova nella Capitale. Voglio per questo ringraziare la serie di artisti di razza, di capitani coraggiosi che quest’anno prenderanno parte a questa avventura, sfidando insieme a noi i mari dell’economia capitalistica per continuare a produrre sogni in nome dell’amore per il Teatro: Margine Operativo; Fabiana Iacozzilli/Lafabbrica; Menoventi; Kronoteatro; Trento Spettacoli/Woody Neri/ Andrea Baracco; La Corte Ospitale/Compagnia Della Valle-Petris; Gianluca Merolli; Toscana Spettacoli/Oscar De Summa/Ciro Masella; Fabrizio Martorelli/Gianluca Ariemma.

Tra gli ospiti di casa Argot tornerà anche l’Odin Teatret di Eugenio Barba, nuovamente a Roma per presentare una nuova opera e come loro peculiare caratteristica torneranno ad abitare molti spazi della capitale tra cui il nostro.

Non potevano mancare all’appello alcuni progetti speciali e residenze artistiche previste nel 2019, tra cui Adriano Pantaleo/Nest_Napoli Est Teatro e il Festival Inventaria, in rete con i principali spazi off romani.

Riprenderemo la formazione del pubblico con i laboratori di critica, scrittura, storytelling e drammaturgia e naturalmente i workshop di alta formazione per attori, rinnovando la complicità con l’Università La Sapienza, Teatro e Critica, lo Studio De Fazio, Laura Nest/Davide Lepore/Tecnica Meisner Roma. Non mancano proposte anche per chi al teatro vuole avvicinarsi per gioco e passione con il Laboratorio ZappAttori e il Laboratorio Costruzioni di Favole, dedicato ai più piccini e curato da Linee Libere.

Prosegue con rinnovato vigore la collaborazione con il progetto Dominio Pubblico, figlio dei teatri Argot e Orologio. Quest’anno Argot Produzioni e Dominio Pubblico daranno vita ad una nuova avventura chiamata OVER, una rassegna dedicata ai talenti ancora inesplorati della scrittura scenica, della regia e dell’arte performativa. Una serie di artisti su cui scommettere e che saranno nuova linfa vitale per il Teatro Italiano. Parola di Argot.

Direzione Artistica

Tiziano Panici

PRIMA PARTE DI STAGIONE- ARGOT PRODUZIONI (OTTOBRE- GENNAIO)

Dal 3 al 21 Ottobre 2018

VOLEVAMO ESSERE GLI U2

ma

FORSE ERA MEGLIO VASCO

scritto e diretto da Umberto Marino

con (in o.a.) Marco Galli, Enrico Lo Verso, Alberto Molinari, Carolina Salomè, Francesca Sau, Federico Scribani

scene Alessandro Chiti

costumi Paola Bonucci

light designer Giuseppe Filipponio

regista assistente Maria Stella Taccone

assistente volontario Claudio Cesaroni

A quasi trent’anni dalla prima di Volevamo essere gli U2 il gruppo che portò al successo quella commedia si è riunito e ha prodotto una nuova pièce generazionale con musiche in scena, battute e qualche lacrima.

La vecchia cantina in casa dell’amico ricco, la cantina in cui suonavano da ragazzi.

Uno dopo l’altro arrivano cinque cinquantenni che si portano dietro il loro strumento.

Filippo, il sesto elemento della loro band di quando erano giovani, è morto. Aveva un desiderio, che al suo funerale il suo vecchio gruppo suonasse dei pezzi del suo repertorio.

Anche se non tutti hanno voglia di rivedersi e di confrontare i successi e le sconfitte, come si fa a dire no alla vedova, a non realizzare il desiderio dell’amico scomparso?

C’è un solo giorno di tempo per tentare di mettere in piedi il piccolo concerto e bisogna anche trovare il sostituto di Filippo.

Quella giornata diventa l’occasione per fare un bilancio di una generazione che sembrava dovesse essere la più privilegiata della storia e invece si è ritrovata ad essere la prima a sperimentare la grande ritirata, la prima enorme involuzione economica e sociale dal dopoguerra a oggi.

Quel pomeriggio è una prova dura per tutti, perché, se i conti bisogna farli per primi con se stessi, poi arriva il momento di farli anche con gli altri, con i coetanei e con i figli.

Ma come tanti anni prima la musica fa il suo miracolo facendo capire che, pur nelle sconfitte e con i capelli che diventano bianchi, l’importante, come dice la canzone di Vasco che suoneranno per ultima, è Vivere.

Dal 23 al 31 Ottobre 2018

UN MONDO PERFETTO

scritto e diretto da Sergio Pierattini

con Manuela Mandracchia, Paolo Giovannucci ed Emanuele Carucci Viterbi

scene e costumi Tommaso Bordone

musiche Gwyneth Schaefer

assistente alla regia Eugenia Pulci

Una coppia, non più giovanissima, sogna di adottare un figlio. Quando scopriamo in scena i due protagonisti, il loro calvario di attese e delusioni sembra essere definitivamente concluso. L’arrivo del figlio è in realtà l’inizio di un percorso di difficoltà devastanti che fin dall’inizio del secondo quadro si rivelano insuperabili. I due protagonisti scoprono in rapida successione quanto sia “impossibile” amare l’oggetto dei loro sogni. Le difficoltà non stanno nella personalità pur complessa del ragazzo, ma nella stessa natura dei due protagonisti. Nell’essenza di quell’universo a due, grigio, ma anche autosufficiente e appagante, che contraddistingue la loro unione. Il testo affronta il tema attuale e complesso dell’adozione o delle false vocazioni, di sogni che una volta svelatisi mostrano la faccia della sconfitta e del disinganno.

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