“Fire and Fury”. Il libro scandalo di Michael Wolff, su Donald Trump che non aggiunge nulla di nuovo a ciò che già sapevamo su Mr. President

“Il pomeriggio dell’8 novembre 2016, Kellyanne Conway, direttrice della campagna elettorale di Trump e personaggio di primo piano, se non addirittura la star dell’«universo Trump», si trasferì nel suo ufficio di vetro della Trump Tower. Fino alle ultime settimane, il quartier generale della campagna era rimasto un luogo anonimo. A distinguerlo dagli uffici di un’azienda qualsiasi c’erano solo un paio di poster con slogan di destra”.

Trump che si butta nella campagna elettorale, scalando il suo stesso partito che mal lo sopporta, vivendolo come un corpo estraneo. Trump che diventa, quasi a sorpresa, il candidato dei Repubblicani pronto a sfidare Hillary Clinton, candidata dei Democratici. Una campagna elettorale tutta giocata sui toni forti, politicamente scorretta, con tantissimi colpi bassi e accuse reciproche. Una vittoria, quella di Trump, ottenuta sul filo di lana, che risveglia l’America dopo un lungo torpore. Donald Trump, l’eccentrico miliardario, che diventa il 45esimo Presidente degli States, è una notizia che ingolosisce la stampa, inquieta il mondo, e preoccupa un po’ tutti.

Ha vinto con slogan populisti, con un linguaggio più da bar che da futuro Mr. President, lui che non sa neanche dove sia di casa la diplomazia, lui che ama comandare, e lo ha fatto per una vita intera nella sua azienda, piuttosto che ascoltare, lui che è poco incline ai consigli ma piuttosto decisionista, con una peculiare attività compulsiva nel twittare pensieri e decisioni, senza filtri.

Che Trump avrebbe stravolto le liturgie della politica appare a tutti cosa ovvia, che sarebbe stato difficile da imbrigliare e gestire, pure; che sarebbe stato un succulento bocconcino per i giornalisti a caccia di scoop, anche, perché il personaggio è del tutto ingombrante, eccentrico, fuori da ogni schema, e soprattutto divisivo come pochi.

Per questo ogni saggio scritto in questo suo primo anno di presidenza, sulla sua figura, raccontando retroscena, curiosità, o analizzando il come un miliardario settantenne, che ha già tutto dalla vita sia riuscito ad entrare alla Casa Bianca, dalla porta principale, spinto da una marea nera di arrabbiati, immediatamente poi, pentiti dal danno creato, desta interesse, curiosità, e soprattutto vendite stellari.

Non si sottrae a questo gioco perverso neanche il saggio scritto dal giornalista Michael Wolff, ed uscito, anticipando la data iniziale, a gennaio, e già divenuto un bestseller.

È “Fire and Fury: Inside the Trump White House”, “Fuoco e Furia: Dentro la Casa Bianca di Trump”, edito in Italia da Rizzoli.

Un saggio, questo scritto da Michael Wolff, che non si sottrae alle polemiche, per le sue presunte rivelazioni, per i retroscena spiattellati, per gli scandali che si celano dietro la figura di The Donald.

Linguaggio chiaro e diretto, lettura veloce e accattivante, per il testo di Michael Wolff, che appare più un romanzetto gossipparo che un prezioso saggio sulla figura atipica di Donald Trump.

Non aggiunge nulla a ciò che già non sapevamo sulla sua personalità, ma rimesta nel torbido dello scandalistico e del sensazionale per attirare il lettore, come il miele per un ghiotto orso.

Poteva essere una lucida analisi, quella prodotta dal giornalista americano, invece che limitarsi agli scandaletti di un personaggio miliardario, eccentrico, folle, che ha vinto il suo capriccio di divenire Presidente degli USA, a dispetto di tutti.

Per questo il saggio scritto è una occasione mancata, per un giornalista, la cui fama, già in madrepatria non brilla certamente per obiettività e rigore. Poteva dedicarsi più attentamente ad un giornalismo d’inchiesta e invece, ha scelto la via facile del gossip trumpiano per vincere facile la sua scalata alle classifiche mondiali.

Il libro si concentra principalmente sulle rivelazioni di Steve Bannon, capo esecutivo dello staff elettorale negli ultimi mesi della campagna presidenziale e ‘White House Chief Strategist’ da gennaio ad agosto 2017; uno dei tanti collaboratori di Trump che è stato successivamente allontanato, con i soliti modi trumpiani spiccioli e perentori, per questa presidenza che sta dotando la Casa Bianca di porte girevoli, visti i numerosi ritocchi che Mr. President sta apportando al suo staff.

“Poco dopo le 20 del giorno delle elezioni, quando la tendenza sembrava diventata più solida – Trump poteva vincere davvero – Trump era sbiancato come se avesse visto un fantasma, racconterà più avanti Donald Trump Junior a un amico. Melania stava piangendo: e non erano lacrime di gioia”.

Già perché, nella ricostruzione fatta dal giornalista americano, Trump si era candidato per un vezzo, per un capriccio, sicuro di non vincere. E l’elezione imprevista ha scombinato tutti i suoi piani.

“Una volta perse le elezioni, sarebbe diventato incredibilmente famoso, e considerato un martire nella crociata contro Hillary la Corrotta. Anche sua figlia Ivanka e suo genero Jared sarebbero diventate delle celebrità. Steven Bannon avrebbe assunto il ruolo di nuovo leader del Tea Party, Kellyanne Conway quello di commentatrice di punta delle tv via cavo. Melania Trump, a cui suo marito aveva assicurato che non sarebbe diventato presidente, avrebbe potuto tornare alla sua vita poco appariscente. La sconfitta sarebbe andata a genio a tutti. La sconfitta era una vittoria”.

Ed ecco l’immagine di Donald Trump che si staglia tra le pagine di questo racconto: una figura gretta, dai modi spicci, instabile emotivamente, tendente all’ira, misogina, razzista, ignorante persino stupida, visto che non accetta consigli altrui, né tende ad ascoltare pareri che non confermino il proprio. Insomma il peggio che poteva entrare alla Casa Bianca. Ma nulla di nuovo che non avevamo mai sospettato durante la sua lunga ed infuocata campagna elettorale.

“Ho scritto questo libro per un motivo piuttosto banale. Il 20 gennaio 2017, giorno della cerimonia di insediamento di Donald Trump, gli Stati Uniti sono entrati nell’uragano politico più dirompente dai tempi del Watergate. Con l’avvicinarsi di quella data, ho deciso di raccontare la vicenda in presa diretta e di cercare di osservare la vita nella Casa Bianca di Trump con gli occhi dei testimoni più prossimi al nuovo presidente”. Così scrive Michael Wolff in prefazione, spiegando i motivi che lo hanno spinto a raccogliere informazioni per scrivere il testo pubblicato.

Ci divertiremo a leggere di un Trump ossessionato dai suoi capelli, dalla sua cura maniacale per l’acconciatura, affinché il riporto venga eseguito ad arte, per nascondere la sua incipiente calvizie, apparendo comunque come la più naturale delle acconciature maschili.

Ci divertiremo a leggere della sua mania per i fast food, un’abitudine, questa, che non rivela però la sua smisurata passione per hamburger e patatine fritte, ma l’ossessiva paura di essere vittima di un avvelenamento. L’andare in un locale pubblico, a sorpresa, spiazzerebbe così, ogni volontà dei suoi presunti potenziali attentatori, godendo di un cibo sano perché potrebbe essere mangiato da chiunque tra i clienti.

Sarà divertente leggere il Trump pensiero, che ne ha una per ogni persona del suo staff; giudizi offensivi, pesanti, come il considerare lo stesso Bannon uno ‘sleale’, e l’ex chief of staff Reince Priebus un ‘debole’, oppure definire il suo portavoce Sean Spicer uno ‘stupido’, la consigliera Kellyanne Conway una ‘frignona’ e il caro genero Jared Kushner un vero ‘leccapiedi’.

C’è la misoginia di Trump che considera le donne come semplici trofei da mostrare al pubblico, e non potevano mancare i retroscena sul ‘Russia-gate’, con l’incontro avvenuto, secondo Bannon, alla Trump Tower, divenuta il quartier generale del futuro Presidente durante la campagna elettorale, tra il futuro Mr. President, accompagnato da suo figlio primogenito e dal genero Jared Kushner, con l’avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya, che aveva materiale compromettente sulla Clinton. Un incontro che Bannon ha definito un atto anti patriottico, un’azione da traditori ed un grosso errore da principianti.

Queste ed altre rivelazioni leggeremo nel racconto di Michael Wolff, nulla di segreto, nulla che non sia stato già rivelato, raccontato, spifferato ai media in quest’anno trascorso con The Donald alla Casa Bianca. Ma sempre utile a solleticare le fantasie di voraci lettori che cercano ancora di capire chi è il folle che in una notte, all’improvviso, è divenuto, a dispetto di tutti i pronostici, il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti D’America.

 

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