Per non dimenticare mai

Inciampo: oggetto, ostacolo in cui s’inciampa o su cui c’è pericolo d’inciampare.

Questa è la definizione della parola inciampo che troviamo nel dizionario.

Ma questo non è un inciampo in senso fisico, è un inciampo visivo e mentale, un intoppo discreto che attira l’attenzione del passante al solo scopo di ricordare. L’intenzione dell’artista tedesco Günter Demning.

L’iniziativa è partita nel 1995, quando la città di Colonia gli commissionò un monumento in memoria di Rom e Sinti deceduti nei campi di concentramento.

L’impatto emotivo fu tale che Demning decise di dedicarsi alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza dei cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste.

Il segnale scelto per destare le coscienze e restituire contezza alle vittime, avverso chi voleva ridurli soltanto a numero, fu l’installazione, nel marciapiede davanti alla casa in cui avevano vissuto i deportati, altrettanti sampietrini realizzati con una lastra di ottone lucente sulla quale indicare nome e cognome, età della vittima, nonché data e luogo di deportazione e, se conosciuta, la data di morte.

Questi sampietrini furono chiamati pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine) prendendo spunto da una citazione tratta dalla Lettera ai Romani (9, 32-33).

Le pietre d’inciampo non ricordano solo vittime ebree dell’Olocausto, alcune sono in memoria di persone, gruppi etnici e religiosi ritenuti “indesiderabili” dalla dottrina nazista e fascista: omosessuali, oppositori politici, Rom, Sinti, zingari, testimoni di Geova, pentecostali, malati di mente, portatori di handicap, etc.

Di queste pietre, considerate il primo monumento dal basso a livello europeo, ne sono state posate oltre 50.000 in vari Paesi: Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi, etc. In Italia, le pietre sono presenti in numerose città tra cui Roma, Torino, Livorno, Prato, Ravenna, Brescia, Genova, Siena, Viterbo, Reggio Emilia, Padova, Venezia, L’Aquila, Merano, Bolzano. Solo a Roma sono state posate 237 pietre d’inciampo.

L’iniziativa è utile monito, atto a preservare la memoria storica e l’inciampo rappresenta metaforicamente un invito alla riflessione. La forte valenza simbolica lega arte e memoria, sono segni discreti, privi di retorica e anticelebrativi che costringono il passante a interrogarsi sul tema delle persecuzioni e sul valore della memoria. Rappresentano l’intreccio tra passato e presente, perché chiunque si imbatta oggi in questi sampietrini, non può esimersi dal riflettere e interrogarsi su ciò che è successo in quel luogo e su ciò che potrebbe accadere ancora.

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