Ministri “difettosi” del governo Letta

 de girolamoDopo Nunzia De Girolamo, Who will be the next? (Chi il prossimo?). Bisogna ammettere che i problemi relativi ai “ministri difettosi” del governo Letta non hanno mai fine. E’ un po’ una lotta alla sopravvivenza tra chi fagocita le accuse di mala condotta con disinvoltura, aspettando che le acque si calmino e chi, una volta diffamato, decide di affondarsi da solo. Nunzia De Girolamo ha scelto la seconda opzione. I motivi si leggono direttamente dal suo volto smagrito e scolpito dalle profonde occhiaie, che l’hanno accompagnata  nelle ultime apparizioni televisive fino a qualche giorno fa. “Ho deciso di lasciare un ministero perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare, perché era suo dovere prima morale e poi politico”, queste le parole dimissionarie dell’ex ministro delle Politiche agricole, dopo le polemiche relative alla gestione delle nomine dell’Asl di Benevento, vicenda in cui comunque non è indagata. Il suo incarico è durato meno di un anno. Era stata infatti nominata ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali il 28 aprile 2013, quando aveva ancora un forte legame con il Cavaliere. Poi il 16 novembre, con la fine del Popolo della Libertà,  ha aderito al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano, voltando così le spalle al rilancio di Forza Italia. De Girolamo lascia volontariamente il governo. In uno dei suoi ultimi tweet spiega: “Mi dimetto da Ministro. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità”. Non hanno invece seguito il suo esempio altri ministri del governo Letta coinvolti nell’occhio del ciclone prima di lei. Annamaria Cancellieri, ministro della Giustizia, rimarrà segnata per sempre dal “caso Ligresti”, per quanto riguarda il suo presunto intervento in favore della scarcerazione di Giulia Ligresti, avvenuta lo scorso 28 agosto. In quel caso vennero chieste le dimissioni da parte di alcuni gruppi parlamentari, ma come sappiamo il ministro è tutt’ora in carica. Cancellieri inviò una breve lettera ai capigruppo di Camera e Senato in cui si diceva pronta a riferire in parlamento, non negando di essere intervenuta nella vicenda: “Nel caso di Giulia Ligresti, avverto l’esigenza di precisare il senso e i limiti del mio intervento, non appena avuta conoscenza, per via diretta, delle condizioni psicofisiche della ragazza (…)”. Il nome di Angelino Alfano sarà accostato invece a quello del “caso Shalabayeva”, che ha messo in grave imbarazzo il governo Letta, tanto  che il Ministro degli Esteri Emma Bonino ha definito la vicenda come “una figura miserabile per l’Italia”. Poi ci sono loro: Saccomanni e Carrozza, rispettivamente Ministro dell’Economia e delle Finanze lui e ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca lei. Il pasticcio venutosi a creare dopo il tentativo di prelievo dei soldi già percepiti dagli insegnanti per effetto degli scatti di anzianità (congelati da Tremonti, restituiti nel 2013 e richiesti dopo Natale dal ministero dell’economia) è divento un caso politico. Rapido l’intervento del premier Letta, che attraverso twitter ha reso noto che gli insegnanti non avrebbero dovuto restituire i 150 euro percepiti nel 2013. Sulla vicenda si è espresso anche il segretario del Pd Matteo Renzi, al fine di tranquillizzare tale categoria lavorativa. Su Emma Bonino pesa invece oggi il caso irrisolto dei due Marò in India, che stando alle parole del Quirinale le autorità indiane starebbero gestendo “in modi contraddittori e sconcertanti”. Ricordiamo inoltre le dimissioni del viceministro dell’Economia Stefano Fassina, in polemica con Renzi,  lo scorso 10 gennaio. Forse però il vuoto più sconcertante è quello lasciato da Josefa Idem, Ministro per le Pari Opportunità, dimissionaria dal 24 giugno 2013, dopo le accuse ricevute per non aver pagato l’imu nella sua palestra. Il suo dicastero è di vitale importanza, soprattutto per le donne e la loro promozione sociale. Oggi quando si clicca sul sito del ministero delle Pari Opportunità, compare in primo piano solo il nome del viceministro Maria Cecilia Guerra. Come risolvere tali carenze, nel momento in cui l’Italia attraversa un periodo critico della sua legislatura, che pone in discussione la guida stessa del governo? Sembrerebbe che i piani alti delle istituzione abbiano deciso di optare per l’indifferenza e ciò non rende certamente onore alla nostra Repubblica.

Silvia Di Pasquale

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