Manuale di sopravvivenza estiva per apprendisti genitori.

È arrivato Giugno e con la calura estiva termina l’anno scolastico gettando nello sconforto i genitori lavoratori, attanagliati dal dilemma su come impiegare il tempo nuovamente libero della prole.

Campus natura, college all’estero, itinerari avventura, gite e centri estivi…il sudore si appiccica ai dépliant dalle offerte più svariate: trekking, canoa, equitazione, nuoto, pallone, studio full immersion in lingua inglese, accademie la cui vita sociale è in lingua antica, fattorie didattiche, raccolta di frutta biologica e studi di botanica…Bei tempi lontani in cui il termine delle lezioni coincideva con l’agognato ozio, cullato dalla penombra degli spiragli delle avvolgibili, in cui leggere, finalmente senza sosta, fumetti e romanzi per ragazzi, sdraiati in panciolle, sorbendo un gelato a rinfrancare dall’afa, in compagnia, dall’etere, del motivetto stagionale in cui cuore fa sempre rima con amore…Che ne sanno i nostri ragazzi che vacanza era vedere il mare, magari per la prima volta, fare il bagno bardati di ciambella salvagente, maschera, pinne e boccaglio, immaginando quei 50 cm. di profondità gremita, come un mare tropicale… o in viaggio coi nonni, al paese natio, dove lo spaccio, se ben fornito, poteva offrire qualche pacchetto di caramelle o gomme da masticare e nulla più. Dove vacanza era corse per i campi, giri in bicicletta, pattini a rotelle e ginocchia sbucciate? Come possono comprendere l’imbarazzo nella scelta del gelato, merenda stagionale, di fronte al cartello espositivo di metallo le cui immagini stuzzicanti, mostravano sempre gelati più grandi, più decorati e appetitosi della realtà? Che l’estate si percepiva nel profumo dell’aria riarsa del terreno, nel gusto in tavola delle ciliegie, del melone e dell’anguria…Guardo quelle frotte di bimbetti muniti di zainetto, scaricati frettolosamente con un bacio sulle gote, dalle auto in corsa di genitori assillati dal cartellino, che fanno capannello con facce assonnate o sguardi dubbiosi, sempre più simili a mini impiegati in erba, con una permanenza fuori casa media di otto ore e stento a riconoscerli in vacanza…

Sono questi momenti di profondi cambiamenti sociali ed economici, dove la tutela del lavoro è dissolta nell’alibi della difficoltà finanziaria, ed allora perché non ripensare con coraggio anche alla modalità di esecuzione della prestazione lavorativa? Concedendo margini maggiori alla conciliazione dei ruoli genitoriali e professionali, pubblici e privati? Dislocando sul territorio mini nido e siti di accoglienza a figli e nipoti con percorsi pensati per classi di età, a tariffe politiche? Articolando cura ed accoglienza con forme differenti, dal Kinderheim alle Tagesmutter, alla banca del tempo, a forme di part time periodici ad uso di entrambi i genitori, ad orari personalizzati che permettano di trasformare prestazioni straordinarie in giorni di congedo utili nei periodi di sospensione delle lezioni? Perché non pensare alle strutture scolastiche come a luoghi di cultura aperti l’intero anno, a disposizione della cittadinanza, bacino di impiego di lavoro a progetto per giovani inoccupati, studenti universitari o esodati e disoccupati? La cui offerta formativa può assumere forme varie, dal supporto per consolidare nozioni acquisite nel corso dell’anno scolastico e, magari, recuperare eventuali debiti, a corsi che esulano il corso di studi, giardini didattici, itinerari culturali di quartiere, percorsi per accelerare l’inserimento di studenti stranieri, utili anche ai giovani italiani, ove intensificare la conoscenza della lingua e della cultura italiana…Progetti molteplici per trascorrere una vacanza alternativa, basterebbe solo volerlo…

 

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