Raffaele Minotto un segno che racconta. Quando l’arte diviene scrittura e viceversa.

Sosteneva il poeta e scrittore irlandese Oscar Wilde: “l’arte è un simbolo poiché un simbolo è l’uomo”

L’arte come traccia e come segno, trascrizione pura che denota, descrive, fissa e nello stesso tempo trascende.

L’arte che crea un legame tra un prima e un dopo, l’arte ad oggi di Raffele Minotto.

Descrivere Raffaele Minotto, parlare della sua anima e quindi del suo credo artistico, vuol dire proprio questo tracciare un segno con la matita dei racconti e con il foglio dei ricordi.

Inizia tutto nella stupenda città di Padova, una città che da sola, per il solo fatto di possedere la sua piccola Cappella Sistina, ovvero la Cappella Scrovegni del maestro pittorico per eccellenza ovvero Giotto, ha in sé quel profumo d’arte che conduce il giovane Raffaele Minotto, a sfiorare questo mondo  ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti corso di Pittura, a Venezia, dove si diploma nel 1991. Nel 1995 realizza la sua prima mostra personale, presso il Centro di Storia del Costume ‘Ieri Attualità’ di Padova e da questo momento comincia ad esporre con continuità le sue opere. Di lì a seguire viene invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre nell’ambito della 54° Biennale di Venezia; persegue in seguito il progetto “Acque misteriose’ progetto che rappresenta un ritorno al disegno, anche di grande formato, attraverso l’analisi del tema dei bagnanti, già affrontato da tempo con altre tecniche.

Ed ecco che il foglio dei ricordi dell’infanzia, oggi si colora di inchiostro e di varie tonalità e nel presente va a descriver l’iter professionale di Raffaele Minotto un artista che fa della bella pittura e che vive di essa. Un pittore che si aggirava prima ancora di diventare pittore, ma si aggirava come un semplice ragazzo, con gli occhi invasi di stupore e meraviglia, in delle stanze per lui non segrete di un vecchio palazzo padovano, e veniva rapito da mobili, affreschi, arazzi e tavole imbandite, temi che riproduce nelle sue opere, in quadri che declamano quel ricordo passato  nel suo oggi.

Il segno e il colore, il carboncino, le paste colorate, interni, ritratti, paesaggi, bagnanti, tutto è catalogato nell’opera di Raffaele Minotto, tutto è arte, è arte ciò che genera il suo pensiero, è arte ciò che genera forma, che poi si dilegua e poi ritorna nello sguardo di chi osserva, come facevano artisti quali  Boldini, Segantini, Cavaglieri, Boccioni; Raffaele Minotto parte dalla fotografia che poi è ricordo, pura immagine, e la  trasfigura con la luce e con il segno, due strumenti importanti nel suo operare, insieme con il colore

L’immagine si costruisce e si ricostruisce di nuovo sempre e in questo modo si immortala.

Per Raffaele Minotto la percezione, quella strana sintonia che si crea tra noi e il nostro stato d’animo è importante, quella vibrazione di ricordi, echi, fogli sparsi.

Allora si ritorna a quel foglio bianco a quel racconto, che non è più cosi bianco, si è arricchito, quelle voci, quelle tavole, quei pranzi, quei palazzi li ritroviamo, ma nel tempo di oggi e non nel tempo che fu, traslati e rimessi in tela con la sua forza materica con il suo colore con la sua firma.

Il racconto prosegue con tanti declami e tanti riconoscimenti anche da chi ha visto in lui come Giorgio Segato un suo stile, e di quel foglio bianco oggi rimangano le sue opere, i suoi quadri, a parlargli a parlaci.

 

 

Box informazioni:

 

www.raffaeleminotto.it

 

 

 

 

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