Stromboli, l’isola-vulcano dove non si può non ritornare

Sette isole disperse nel basso Tirreno, sette mondi distanti tra loro e dal continente. Sono le Eolie di cui la più celebre è forse Stromboli dove Rossellini, nel 1949, girò Terra di Dio, con Ingrid Bergman come protagonista. Quella tuttavia è un’altra storia, già in larga parte raccontata in articoli e libri. Sono partito dal porto di Napoli e anche lì – per una pura casualità – il cinema e la moda mi hanno raggiunto. C’erano Paolo Sorrentino e tutto il suo entourage. Il giorno dopo scopro che è arrivato sull’isola per girare, insieme a Paolo Virzì, lo spot del nuovo profumo di Dolce e Gabbana. D&G, com’è noto, possiedono una villa a Stromboli e nutrono un amore incondizionato per la Sicilia e più in generale per l’Italia del Sud. Un’altra celebre pubblicità fu girata infatti a Capri, nel 2010, per lanciare sul mercato la fragranza Light Blue. Il viaggio sull’isola però concede poco tempo alla mondanità soprattutto perché sei lì con il cellulare che finalmente non funziona! Devi sapere assaporare il momento e arrenderti al fatto che la natura è più forte di te. Giri per le ‘calette’ piccole insenature dove le onde possono portar via in un batter d’occhio la borsa, l’abbronzante, il giornale (quelli arrivano tutte le mattine, mare permettendo) e il cellulare. Incamminandosi per la contrada Piscità arrivi fino alla spiaggia di Fico Grande, anche detta la spiaggia lunga o spiaggia nera. In effetti, la sabbia, i ciottoli e lo stesso fondale marino sono di origine lavica, il che contribuisce alla magia straordinaria del luogo. Ogni volta che alzi lo sguardo incontri il vulcano che gli autoctoni chiamano Iddu, Lui. D’altra parte, Stromboli è un’isola-vulcano tant’è che l’abitato si staglia tra le sue pendici e il mare. Le costruzioni tipicamente eoliane sono a forma di cubo e prevalentemente di colore bianco. Se non vuoi pensare alla presenza del vulcano, ci penserà Iddu a ricordarti che lui è sempre lì con la sua eruttività diffusa. Le microesplosioni sono pressoché continue e all’ignaro visitatore sembrano tuoni che preannunciano violenti temporali sotto un sole cocente. La sera, ad illuminare gli stretti sentieri isolani, ci sono le luci di bar e ristoranti e un cielo stellato che toglie il respiro. Non ci sono pali della luce, un’assenza che contribuisce al fascino del luogo che conta non più di 500 abitanti. La cucina è un altro dei punti di forza di quest’angolo di paradiso prettamente mediterraneo. La presenza di tanti turisti napoletani e anche di tanti cuochi partenopei ha fatto sì che a Stromboli si realizzasse uno stupendo métissage culinario. Ti capita di mangiare una gustosa pizza napoletana su una terrazza sul mare e dopo di scegliere come dessert un tipico cannolo al pistacchio. Insomma l’isola-vulcano che fuma e che scoppia (da non perdere la visita all’Osservatorio per ammirare più da vicino la Sciara del Fuoco) e che a tratti assomiglia all’Ade diventa un paradiso dei sensi. Prima di ripartire bisogna prendere una barca e fare il giro dell’isola, facendo tappa nella minuscola Ginostra (28 abitanti e 3 muli, così mi dice il barcaiolo), che si conclude con un’immersione allo Strombolicchio (in foto), un isolotto brullo dove si possono ammirare fondali marini di rara bellezza. E poi torni in città ma Stromboli ce l’hai nel sangue e nel cuore e vuoi ritornarciStromboli e Strombolicchio.

 

Pasquale Musella   

 

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