Monsieur Christian Lacroix fa rivivere Elsa Schiaparelli.

Diciotto abiti unici, una collezione super esclusiva che non sarà mai commercializzata, ma soltanto esposta tra Parigi e Roma. Ecco l’ultima fatica di Monsieur Christian Lacroix. Il compito, come racconta al mensile Elle, gli è stato affidato da Diego Della Vale, presidente di Tod’s. Questa vicenda, che è poi un intreccio tra moda e cultura, inizia nel 2007 quando l’imprenditore acquista la Maison romana Elsa Schiaparelli. L’operazione perfettamente riuscita è quella di riportare alla luce le creazioni di una delle signore indiscusse della moda internazionale. Schiaparelli LacroixRomana di nascita, nobile di estrazione, donna controcorrente per scelta Elsa Schiaparelli è forse la stilista più in voga degli anni Quaranta. A Parigi, ovviamente, abita il suo alter ego, Coco Chanel. E Christian Lacroix, nel suo apprendistato come stilista – la passione per la moda gli è venuta quando aveva appena undici anni – si è nutrito e ha amato l’arte di entrambe. Elsa e Coco dunque geniali, anticonformiste, sognatrici, protagoniste di una rivoluzione che è partita dall’abbigliamento per arrivare fino alla mentalità: liberare i corpi delle donne dai lacci e laccioli ereditati dall’Ottocento. Sulla scorta della sua antesignana, Lacroix riprende e reinterpreta gli oltre 400 schizzi di abiti mai realizzati guardando ai costumi tradizionali dei contadini del Settecento. La ragione di questa ricerca etnoantropologica risiede nella grande libertà che gli ultimi eredi della società feudale avevano nel mescolare colori forti senza preoccuparsi degli abbinamenti cromatici. Una preoccupazione, quella della coordinazione dei colori, nata nell’Ottocento, a seguito della nascita della cosiddetta società borghese. D’altra parte proprio Elsa Schiaparelli, ancor più di Coco Chanel, amava i colori. Il punto di rosa squillante, ribattezzato successivamente shocking pink, ne rappresenta la dimostrazione più chiara ed evidente. La sua rivoluzione, che Monsieur Lacroix ha riportato in auge, partiva innanzitutto dall’azzardo nella policromia per continuare nelle forme. Chi non ricorda il famoso cappello a forma di scarpa? La Schiaparelli, una figura che a questo punto dovremmo tutti riscoprire, gioca la sua arte in barba alle convenzioni nella ferma convinzione che, per essere felici, donne e uomini dovessero indossare tutti i colori e le forme del mondo. Dall’Haute Couture fino all’abbigliamento della vita quotidiana il messaggio è quello di vedere il mondo a colori e non più in bianco e nero. Che poi, come riconosce lo stesso La Croix, la stilista romana utilizzasse in maniera sapiente anche il bianco, il nero, il grigio e il beige questo è tutto un altro paio di maniche ed ha a che vedere con un’arte elaborata nel tempo e imbevuta di professionalità ed esperienza. Anche nella sua collezione “Schiparelli rediviva” (per così dire) Monsieur Christian propone abiti eccentrici ma mai ridicoli né volgari.  Le radici della creatività di Elsa sono nobili e affondano nella cultura più avanzata degli anni Quaranta. Ebbe infatti rapporti d’amicizia con artisti del calibro di Alfred Stieglitz, Man Ray, Picabia, Cocteau, Pablo Picasso e Marcel Duchamp. 

 

Pasquale Musella

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