Impressionisti a Palazzo Pitti. 12 capolavori dal Museo d’Orsay

Una mostra sull’Impressionismo e i suoi più grandi interpreti è sempre un evento complesso, che richiede diverse chiavi di lettura. Ogni curatore o direttore di museo sa che la parola “Impressionisti” significa successo assicurato, ma come si può trattare una tematica così sfruttata senza cadere nella banalità? A questa domanda risponde in maniera esauriente l’eccezionale esposizione, in programma al Palazzo Pitti di Firenze in questo periodo. Dodici capolavori dei maestri francesi sono esposti nel Salone da Ballo del Quartiere d’Inverno della Galleria d’arte moderna. Si tratta in tutti i sensi di uno scambio culturale, infatti il Museo d’Orsay ha prestato al museo fiorentino questa incredibile collezione di quadri impressionisti, a seguito del contributo fondamentale dato dalla Galleria d’arte moderna alla realizzazione, al museo dell’Orangerie di Parigi, della mostra I macchiaioli, des impressionistes italiens? È una mostra selettiva dunque quella organizzata dall’istituzione fiorentina, che ha come scopo principale quello di evitare la consuetudine, radicata nei musei di tutto il mondo, di esporre come in un mercato, una certa “quantità” di quadri impressionisti allo scopo di assicurarsi il successo. Piuttosto l’evento vuole presentare al pubblico una selezione di opere che dialoghino all’interno del confronto, delle suggestioni e dei ritmi, che solo Palazzo Pitti possiede e a tale scopo sono stati prestati i 19 lavori dei maestri macchiaioli, insieme all’importante Album lo Zibaldone di Telemaco Signorini. Si è così potuto realizzare quello scambio culturale che ha evidenziato la contemporaneità dell’ispirazione e della ricerca di artisti italiani e francesi nella seconda metà dell’Ottocento. I due Degas, i due Cezanne, i due Renoir, i due Pissarro e il Fantin Latour insieme a un’opera di Paul Guigou potrebbero suggerire un nuovo campo di studio e confronto tra le esperienze toscana e francese, che avrebbero potuto costituire un modello anche per le successive sperimentazioni del nostro Novecento. I dipinti provenienti da Parigi troveranno ad aspettarli e ad accoglierli due opere di Pissarro, Il taglio della siepe e l’Approssimarsi della bufera, oltre ad un piccolo lavoro di Alphonse Maureau, posseduti dal grande collezionista Diego Martelli (critico d’arte vicino all’ambiente dei macchiaioli e uno dei più accaniti sostenitori dell’Impressionismo in Italia), che li lasciò al museo con il proprio testamento nel 1894. Proprio Martelli aveva più volte caldeggiato, scrivendolo a più riprese, la disposizione di queste opere, da lui possedute, accanto ai capolavori di Fattori e Gioli, per permettere un confronto e uno studio comparato dei due linguaggi, alla ricerca di affinità e punti di contatto. La mostra però non ha intenti dichiaratamente critici, né si propone di trovare le similitudini tra i diversi modi di rappresentare il vero, ma solo di esporre questi capolavori dell’arte e del pensiero filosofico francese, che portarono, già negli anni ’70 del XIX secolo, a esiti di grande modernità. Un linguaggio, quello francese, che attraverso i suoi risultati formali, può essere avvicinato al pensiero positivo della pittura dei macchiaioli. Per questo l’esposizione si suddivide in due sezioni di forma e contenuto diverse, ma in qualche modo affini. La prima, L’en plein air, dedicata al paesaggio e allo studio del rapporto con la luce e le sue vibrazioni, comincia con una Lavandaia di Paul Guigou del 1860, e con uno studio di nudo femminile di Auguste Renoir del 1875-76, proseguendo con Camille Pissarro e il suo Sentiero in mezzo al bosco in estate del 1877, mentre, come detto, l’Approssimarsi della bufera dello stesso anno e Il taglio della siepe del 1878 appartenevano già alla Galleria. Sempre di Pissarro, Un angolo di giardino all’Hermitage del 1877, mentre di Claude Monet, la tavola Les Tuileries del 1875 e del 1890 La Senna a Port-Villez. La seconda sezione è dedicata alla pittura d’interno e si apre con La Lettrice del 1861, procedendo con un interno collettivo e sociale, la Prova di balletto sulla scena del 1874, capolavoro di Edgard Degas, poi con il Ritratto di donna con un vaso di porcellana del 1872, fino alle nature morte di Cezanne, Il vaso blu del 1889-90 e Natura morta con cassetto aperto del 1877-79. Il percorso si conclude con un ritratto del 1911 di Renoir, Gabriella con la rosa. Un grande evento, dalla portata culturale imponente, che suggella l’amicizia tra due importanti istituzioni museali, che riporta al centro dell’attenzione un argomento a lungo dibattuto, che verte su date, nomi e influenze reciproche cercando di dipanare il mistero di chi abbia dato inizio al movimento artistico europeo più importante, dopo il Rinascimento. Questo, non allo scopo di dirimere obsolete questioni di priorità intellettuale, ma solo allo scopo di studiare e analizzare il dialogo straordinario tra due capitali artistiche europee, sottolineandone gli scambi e le influenze reciproche.

Box informazioni:
Impressionisti a Palazzo Pitti. 12 capolavori dal Museo d’Orsay
Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze
dal 24 settembre 2013 al 5 gennaio 2014
info: Mariella Becherini – Tel. 055 290383 – m.becherini@operalaboratori.com

 

Silvia Andriuoli161611355-eee71e91-9ace-47b5-9da8-6ed9c12b2aa4

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