Al Quirino, Monica Guerritore e Francesca Reggiani portano in scena “Mariti e mogli”: la crisi di coppia tra fallimenti e desideri inconfessati

“L’amore più profondo è solo un mito di cui ci siamo nutriti, come quello dell’orgasmo simultaneo: l’unica volta che Rifkin e sua moglie ebbero un orgasmo simultaneo fu quando il giudice concesse loro il divorzio”.

Prendete una tra le più celebri e dissacranti commedie di Woody Allen, toglieteci l’ambientazione newyorkese, e poi datela in mano ad una tra le più straordinarie artiste del nostro teatro, come Monica Guerritore. Cosa ne verrà fuori? Un brillante spettacolo comico, una trasposizione unica e originale, ironica e piacevole, irriverente e caustica.

Nasce così la piece teatrale Uomini e donne, liberamente tratto dall’omonimo film di Allen, adattato e diretto dalla stessa Monica Guerritore, e prodotto da ‘a.ArtistiAssociati’ in collaborazione con ‘Pierfrancesco Pisani-Parmaconcerti’.

Un meraviglioso spettacolo, in scena al teatro Quirino, sino al 17 dicembre.

Per ovvie ragioni tecniche, lo spettacolo perde il suo palcoscenico naturale, New York, e viene condensato, in una sola notte, dentro un unico spazio scenico, poliedrico, una sala da ballo, che diventa il luogo d’incontro e di scontro di nevrosi, crisi, bugie, pulsioni e libere confessioni.

Qui, in questo spazio anonimo, s’incontrano, come è loro solito, due coppie, Gabe e Judy, e Jack e Sally, con alcuni loro amici; una serata come tante altre, la loro, una lezione di ballo, poi tutti insieme a cena fuori. Ma questa non sarà una serata come le altre, questa sarà la serata della redde rationem, per loro.

E la prima coppia a dare la stura ad una serata che si trasformerà, via, via, in una seduta psicanalitica per tutti, è proprio Jack e Sally, che comunicano, con una naturalezza disarmante, ai loro amici la loro intenzione di separarsi.

Per loro sembra la soluzione migliore per porre fine alla loro crisi, hanno già programmato tutto, organizzato ogni aspetto, sembrano sereni nella loro decisione.

Ma questa scelta sconvolge completamente, i loro amici, Gabe e Judy, che sembrano, invece, una coppia così solida e affiatata, nonostante la stanchezza della vita insieme.

“È sbalorditivo, no? Credi di essere tanto amico di certa gente, così intimo..poi viene fuori che non hai proprio idea di quello che hanno in mente”.

Ed un improvviso nubifragio costringerà tutti loro a restare lì, in quello spazio, tutta la notte, costretti a convivere con le loro nevrosi, con le loro crisi di mezza età, a fare i conti con la monotonia di una vita borghese, che stancamente si trascina via, con le bugie, le falsità, i tanti non detti, le ipocrisie di esistenze anonime e superficiali, in un crescendo di rivelazioni, di confessioni, di scoperte, tra scappatelle e avventure extraconiugali, stanchezze e idiosincrasie mai superate.

Una vera seduta psicanalitica collettiva, durante la quale si sbatte sul tavolo tutta la rabbia che il tempo si è divertito ad infliggere a quei miseri rapporti umani, tra rotture e riconciliazioni, fughe in avanti e ripensamenti, bisogni e affetti, con un finale veramente sorprendente.

Perché, poi, in fondo, “le nostre scelte sono veramente tra una cronica insoddisfazione e la monotonia del quotidiano”.

Monica Guerritore è riuscita nella straordinaria impresa di rendere credibile l’adattamento teatrale di una tra le più famose e brillanti commediante di Woody Allen, una commedia uscita nel 1992, e che sembra sempre così aderente all’attuale nostra realtà quotidiana.

Una regia intelligente, quella di Monica Guerritore, che tende a non sovraccaricare le scene né le battute, lasciando fluire naturalmente il racconto, tra pungenti battute e ironiche evasioni, tra rabbia e istinti primordiali che rendono godibile uno spettacolo in atto unico, di quasi due ore.

E straordinari e credibili sono soprattutto gli attori interpreti di questa suggestiva piece teatrale, dalla stessa eccezionale Monica Guerritore, nei panni della bionda, impulsiva e fragile Sally, alla strepitosa Francesca Reggiani, nei panni di Judy, l’opposto dell’amica Sally, più cerebrale, apparentemente più remissiva e tendente al falso compromesso; come meravigliosi sono Pietro Bontempo, nei panni di Jack, uomo in crisi di mezza età, che sfoga tutte le proprie frustrazioni sulla moglie Sally, e Antonio Zavatteri, nei panni del noioso professore Gabe, che non comprende, troppo preso da se, la crisi coniugale che sta logorando il suo rapporto con la moglie Judy.

Attorno ai quattro protagonisti dello spettacolo ruotano altri personaggi, amici della coppia, o amanti, o seducenti tentazioni, interpretati da Enzo Curcurù, Lucilla Minnino, Malvina Ruggiano e Angelo Zampieri.

Uno spettacolo che porta in scena la vita di coppia tra falsi perbenismi e ipocrite scelte, che analizza e scandaglia le umane fragilità, mostrando quell’abisso dell’animo che inghiotte ognuno di noi, e dentro il quale nessuno vuol guardare, per la paura di guardarsi, poi, intimamente, sperando che sia sempre comunque l’altro a tuffarsi dentro e a colmarlo, questo vuoto.

“Il jazz di Louis Armstrong precipita il pubblico immediatamente nel clima di Woody Allen, Strindberg e Bergman (riferimenti altissimi di Allen), che vengono evocati nelle dinamiche tra mariti e mogli; la danza e il vino e la notte sganciano il corpo e liberano le energie. Il resto è l’eterno racconto dell’amore”, afferma Monica Guerritore.

Ed è un racconto vivo, vero, autentico, passionale, struggente, fatto di paure, di fragilità, di desideri, di voglie; un racconto fatto di amori stantii, che devono essere solo risvegliati, di tradimenti e ripicche, di fraintendimenti e di non detti, che esplodono improvvisamente, tutti insieme, in una notte buia e tempestosa, scatenando istinti primordiali e sparigliando tutte le carte.

E così, la coppia che aveva deciso di divorziare, riscopre di amarsi ancora, mentre l’altra, che alla separazione neanche ci pensava, intelligentemente con uno sforzo di sana e franca lucidità riescono, invece, a dirsi addio.

Perché “forse alla fine l’idea era di non aspettarsi troppo dalla vita”, e, comunque, “se non cambi non cresci, ti accartocci e basta”.

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