HANNO PAURA DELLA CIOCIARIA!

“Terra di pecorai”la chiamava Craxi buonanima, D’Alema vi rinviene un ‘semipresidenzialismo alla ciociara’, Franco Fiorito er Batman, mangiatore di ostriche e bevitore di champagne rigorosamente gallici, nonché autore di altre italiche prodezze, è assurto invece in Italia non a epitome felice di certe prerogative e qualità notoriamente nazionali, quale in realtà è stato, bensì presentato e fatto divenire simbolo di devianze unicamente ciociare! Non vogliamo ricordare il “vaccaro di castelliri” che sarebbe benissimo potuto essere il vaccaro di Piemonte o di Calabria, il quale in realtà fu assurto e innalzato a sberleffo di tutta l’Italia essenzialmente perché ciociaro! Ma ci arrestiamo perché non breve sarebbe la stura a tali esempi, prove evidenti di ignoranza crassa e di non conoscenza, miste non di rado a banale demagogia e a ridicoli apriorismi.

Questa terra ‘nobile’ e preclara, distesa da sempre ai piedi di Roma, già rigogliosa prima ancora dei suoi solchi fondatori, madre di Roma, a seguito di contingenze storiche ben note ne è divenuta col tempo una vera e propria appendice, la sua ombra, talvolta la sua gemella, fino a oggi, ma anche in realtà, schiacciata quasi, letteralmente metabolizzata: addirittura, ad attenta riflessione, oggi senza un nome riconosciuto, terra di nessuno! Quando se ne parla, esclusivamente per ragioni imprenditoriali da parte di giornali o riviste, non si fanno che ripetere pedissequamente primitivi e insulsi luoghi comuni triti e ritriti da sempre: non c’è stato mai un tentativo di approfondire e di conoscere e soprattutto di far conoscere: su Franco Fiorito, un quotidiano mise in circolazione addirittura un libello, per meglio diffonderne le rare qualità ed immagine ciociare! Al contrario fino ad oggi della Ciociaria nulla e niente, fondamentalmente, è stato portato alla conoscenza della comunità: le sole informazioni, ormai gravemente obsolete e sostanzialmente anche devianti, sono quelle contenute nella guida rossa del Touring Club Italiano di circa quaranta anni fa e nella Treccani del 1927.

Il risultato di tutto ciò è che non si viene presi sul serio, non si riscuote considerazione alcuna, perché -così si ritiene- si sa apriori che nulla può scaturirne e uscirne di buono! E’ una certa Africa, è quinto mondo! E perciò avviene che quando cominci a informare che il primo libro in Italia è stato stampato qui e non a Venezia o Milano, che le prime parole in lingua italiana sono state pronunciate qui e non a Firenze o a Siena, che la prima strada-sentiero su cui hanno marciato le legioni romane alla conquista verso il Sud è stata la Casilina, che grandi generali e magistrati e personaggi che hanno fatto o contribuito a fare la storia romana erano originari di questa terra, che la civiltà e la cultura europee sono nate qui, in Ciociaria, e da qui irradiate in tutto il continente ti si comincia a guardare stralunati e increduli. Quando poi, facendo qualche salto cronologico, parli loro del personaggio in costume ciociaro quale soggetto più illustrato dagli artisti europei anche dai sommi, che la professione e perfino la parola ‘modella’ sono invenzioni di queste creature senza contare i capolavori per i quali hanno posato, quando cominci a informare che il ‘pifferaro’ e il ‘brigante’ presenti anche loro in tutti i musei e in infinite pagine di letteratura europea, sono anche essi esclusivamente una prerogativa della Ciociaria, allora anche ora lo stupore e la meraviglia di chi ascolta sono evidenti. L’accasciamento vero e proprio dell’ascoltatore si verifica quando parli anche della Ciociaria di oggi e si ricordano certi nomi quali tanto per citare i primi che vengono a mente, Severino Gazzelloni, Amedeo Maiuri, Giuseppe De Santis, Libero de Libero, i miracolosi Fratelli Bragaglia, Gina Lollobrigida, Ennio Morricone, i Mastroianni con Marcello, Nino Manfredi, e poi professori universitari, giudici di Cassazione, presidenti alla Corte dei Conti, Antonio Valente, Tina Lattanzi, Domenico Purificato ma si sfoglino le pagine di ORGOGLIO CIOCIARO/Ciociaria Pride…..

Non vogliamo individuare le cause principali di tale generale oscuramento ma va da sé che in assenza di mecenati e di missionari, il demerito e la colpa storici sono solo delle pubbliche istituzioni e dei cosiddetti uomini politici che si sono succeduti e si succedono nei rispettivi ambiti: come scrisse qualcuno “gente zotica e vil cui nomi strani e spesso argomento di riso e di trastullo son dottrina e saper” stando ai fatti e vicende circostanti ma io direi ancor più chiaramente ‘arte e cultura’. Tale è la micidiale nemesi, oggi ancora, parassiti e insensibili.

E quindi avviene che la Ciociaria è fuori giuoco, non esiste, non si conosce nemmeno dove e quale effettivamente sia, se ne parla solo in termini di formaggio pecorino e di vino del Piglio o di acqua di Fiuggi, quando la si vuole decantare. E tutti i tentativi e sforzi che si fanno, a livello di singolo in quanto, come detto, le istituzioni e la politica sono cadaveri, per risvegliare e stimolare la curiosità, cozzano sistematicamente contro un muro di diffidenza e di sfiducia: si ha paura dunque, a parlarne, poiché non si conosce, la si ignora e quindi si accantona ed emargina. Superfluo evidenziare che pure i media locali, salvo rarissime eccezioni, connotano le medesime non qualità di cui sopra: sono al manifesto servizio di uno o dell’altro dei ras politici, al soldo anche di certe istituzioni, per cui ogni spunto critico viene sistematicamente bloccato e cestinato!

Michele Santulli

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