Artemisia Gentileschi e il suo tempo “Non so cosa sarebbe successo, se fossi stata un uomo”.

Una donna è al centro dell’esposizione in programma dal 30 novembre al Palazzo Braschi di Roma.

Viene naturale dire che è una donna e che donna: Artemisia Gentileschi, una grande pittrice e una vivace esponente intellettuale del suo tempo, la prima metà del XVII secolo, che seppe interpretare l’arte pittorica e declinarla secondo le esigenze dei diversi committenti, dimostrando di avere appreso e fatto propria la lezione dei grandi maestri suoi contemporanei e dei predecessori. L’arco temporale della sua straordinaria esistenza è un richiamo irresistibile per il pubblico contemporaneo, che in questa grande artista vede l’antesignana dell’affermazione del talento femminile. Una donna talentuosa, di grande volontà e amante della libertà. Queste qualità le permisero di essere la prima allieva donna dell’Accademia d’arte di Firenze, nella quale imparò a leggere e scrivere, a suonare il liuto da adulta, di superare le difficoltà della vita, le ristrettezze economiche e le violenze familiari, d’intrattenere un’intensa e appassionata relazione (anche epistolare) con il suo amante, Francesco Maria Maringhi, dolce compagno di una vita. Una creatura ironica e sferzante, che osò dimostrare tutto il proprio sarcasmo, di fronte alla proposta di un matrimonio riparatore, da parte dell’uomo che l’aveva violentata. La mostra vede la collaborazione e il patrocinio delle più importanti istituzioni culturali a livello nazionale e cittadino ed è stata organizzata da Arthemisia Group e da Zètema Progetto Cultura. Copre l’intera carriera della grande maestra e, attraverso le circa 100 opere del suo percorso, provenienti da collezioni private così come da grandi musei nazionali ed esteri, propone al pubblico un interessantissimo e serrato confronto con gli altri artisti contemporanei di Artemisia. Si tratta dei più importanti personaggi e colleghi conosciuti nelle sue esperienze romane e fiorentine e in quella napoletana, nonché nell’altra, misteriosa, vissuta a Venezia e nella breve, ma fondamentale, parentesi londinese. L’evento è una “creatura” partorita dalle menti di Nicola Spinosa, Francesca Baldassarri e Judith Mann. Si possono quindi ammirare, oltre ai capolavori come Giuditta che taglia la testa a Oloferne del Museo di Capodimonte, Ester e Assuero del Metropolitan Museum di New York, l’Autoritratto come suonatrice di liuto del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, anche opere come Giuditta di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze o la Lucrezia di Simon Vouet del Národní galerie v Praze di Praga. Partendo quindi dai dipinti realizzati nella bottega del padre Orazio, si passa attraverso quelli di epoca fiorentina, influenzati dagli artisti di spicco alla corte di Cosimo de’ Medici, fino a quelli legati alla frequentazione e all’amicizia con Galileo e al nascente teatro d’opera. Le opere successive sono messe a confronto con quelle dei grandi personaggi che animavano la scena romana, Guido Cagnacci, Simon Vouet, Giovanni Baglione, grazie ai quali la Gentileschi rivede e matura il suo stile cangiante e mutevole. A concludere, i dipinti eseguiti nel periodo napoletano, quando ormai Artemisia può contare su una sua bottega e sulla protezione del nobile Don Antonio Ruffo (1610-1678), lavori in cui, grazie ai confronti, è possibile capire il suo rapporto professionale coi colleghi partenopei: da Jusepe de Ribera e Francesco Guarino a Massimo Stanzione, Onofrio Palumbo e Bernardo Cavallino; tele come la splendida Annunciazione del 1630 – presente anch’essa in mostra – paradigmatiche di questa fiorente contaminazione, scambio e confronto. Non ci sentiamo di dire che sia una mostra sull’opera di una grande donna quanto, piuttosto, di una grande artista.

Box informazioni:

Artemisia Gentileschi e il suo tempo

Museo di Roma Palazzo Braschi – Piazza Navona, 2 / Piazza Sana Pantaleo, 10

dal 30 novembre 2016 al 7 maggio 2017

info: tel. 06 0608 (tutti i giorni ore 9 – 21) www.museodiroma.it – www.museiincomuneroma.it – www.arthemisia.it

@museiincomune #ArtemisiaRoma

Patrizio Pitzalis

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