Al Vittoriano di Roma l’autunno è mostra grande con “Antonio Ligabue (1899-1965). Tormenti e incanti”

Dall’11 novembre 2016 all’8 gennaio 2017 imperdibile la mostra dedicata ad Antonio Ligabue per riscoprire le diverse tecniche attraverso le quali il grande pittore si è espresso.

Una rassegna straordinaria quella che il Vittoriano dedica ad Antonio Ligabue, il genio tormentato che dalla Svizzera arrivò in Italia sin a Gualtieri, sulle rive del Po ove rimase fino alla morte. Un talento particolare il suo, autodidatta seguì il suo istinto visionario che lo condusse a quella capacità di trasfigurazione della realtà unica che lo inseriscono oggi tra i pittori più originali del Novecento. La mostra attraverso 100 lavori si propone di portare i visitatori in un viaggio storico e critico che pone l’accento sull’attualità dell’opera di Ligabue. La sua opera si rispecchia nella sua vita, una eterna ricerca così come nella

realtà sono gli anni di vagabondaggio sino a quando arriva a Gualtieri dove nel 1929 incontra Renato Marino Mazzacurati, artista della Scuola Romana e poliedrico esponente di correnti artistiche quali il cubismo, l’espressionismo e il realismo, che ne comprende l’arte genuina e gli insegna l’uso dei colori a olio, guidandolo verso la piena valorizzazione del suo talento.

E come quando ai bambini si insegna a leggere ed a scrivere, così appare Ligabue dopo quell’incontro, un bambino che si stupisce del mondo e che ne rappresenta, trasfigurandoli, i suoi segreti legati soprattutto al mondo degli animali. Sono due, infatti, i temi dove Ligabue concentrava maggiormente la sua attenzione: la lotta senza fine per la sopravvivenza degli animali e gli autoritratti cogliendo il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato, anche per l’ostilità e l’incomprensione che lo circondavano. Non mancano tuttavia altri soggetti, quali le scene di vita agreste e gli animali domestici soprattutto i cani che amava tanto, e alcuni ritratti su commissione. Ligabue studiava accuratamente l’anatomia degli animali che rappresentava, e le loro posture tipiche assunte nelle fasi della caccia o del lavoro, desunte dall’osservazione diretta e da varie fonti iconografiche come ad esempio i musei civici. Quello che poi faceva era unico: partendo dal semplice dato di partenza, grazie ad una pittura in cui visionarità espressiva ed elementi puramente decorativi si fondevano, giungeva ad esiti assolutamente originali.

Nei suoi dipinti, anche quelli di paesaggi, troviamo sempre irrompere la sua vita ed i suoi ricordi. Infatti in molti dei suoi paesaggi padani irrompono, sullo sfondo, le raffigurazioni dei castelli e delle case della natia Svizzera, assolutamente reali, esito di una memoria che tenacemente serbava certe immagini perché quelle radici erano troppo importanti per la sua vita. Per non parlare degli straordinari autoritratti, esplicita, orgogliosa dichiarazione del suo valore d’artista e della sua identità di persona umana, spesso dileggiata e irrisa che trapela dai tratti del volto segnati da sentimenti di solitudine e disagio esistenziale.

Tra gli olii esposti Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Tavolo con vaso di fiori (1956) e Gorilla con donna (1957-1958), accanto a sculture in bronzo come Leonessa (1952-1962) e Lupo siberiano (1936).

In mostra anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni quali Mammuth (1952-1962), Sulki (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e una sezione sulla sua incredibile vicenda umana.

 

Box informazioni:

Mostra: “Antonio Ligabue (1899-1965). Tormenti e incanti”

Sede Complesso del Vittoriano (Ala Brasini) Via di San Pietro in Carcere www.ilvittoriano.com +39 06 678 0664 +39 06 8715111 info e pren. per le mostre

dall’11 novembre 2016 all’8 gennaio 2017

 

thumbnail_ligabue_1Grazia Manna

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