Libertà negate. Profezie che si autoadempiono

 

Ci sono dolori sordi, che restano con noi per sempre, sono come un sottofondo, un rumore bianco, che ci acceca e stordisce ogni volta che la mente viaggia verso di loro. Questi dolori sono ricordi di un passato inaccettabile, fatto di azioni, pensieri, debolezze imperdonabili, rese ancora più oscure e minacciose dal giudizio sciocco e ottuso della gente, che per la nostra natura imperfetta non possiamo ignorare. La società uccide i singoli, esattamente come può esaltarli, anche se non lo fa mai, perché è più facile giudicare negativamente, più consolatorio e indulgente verso le proprie brutture. È questa, tra le altre cose, la storia raccontata nel romanzo Libertà negate, nel quale la protagonista, Chiara, combatte una battaglia persa contro il rimorso di aver abbandonato il proprio figlio. Un ricordo che la consuma, la lacera e l’atterrisce sfiancandola e lasciandola senza forze. Sullo sfondo, gli anni del dopoguerra, di un benessere faticosamente conseguito nell’ipocrisia di una società felice solo nella facciata, tra perbenismo, miseria (non solo economica) e false speranze. Il finale, forse già scritto, è di sicura efficacia, come summa di una storia dolorosa e penetrante, che non può lasciare indifferente il lettore.

 

 

Manuelaimg136 Pacelli

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