Buon Natale!

“È Natale, si può fare di più!” Chi non ha in mente questo ritornello? Ma perché non rilanciare con “Si può fare di più, non solo a Natale”? Ogni anno ci ripromettiamo di essere più generosi, più disponibili, più premurosi, ma poi, passati quei giorni di festa, torniamo alle nostre vite ed alla nostra natura. La bontà non è scontata, la bontà si costruisce, con fatica, ogni giorno. Quando i nostri vecchi ci ripeteranno la medesima domanda, al posto di alzare gli occhi al cielo, sorridiamo e ripetiamo con naturalezza la nostra risposta. Quando i nostri figli ci esaspereranno con l’ennesimo capriccio, non urliamo, abbracciamoli e doniamogli attenzione. Quando il nostro collega invadente o arrogante si prenderà i nostri meriti e ci addosserà le sue frustrazioni, diamogli ascolto e rimandiamo a lui la gestione della questione. Quando il vicino di casa ci infastidirà con faziose rimostranze, esponiamo le nostre ragioni con calma, senza cedere in irose reazioni  pregiudizievoli l’armonia condominiale. Il 7 gennaio, insomma, ricordiamo il senso vero del Natale. Rammentiamo il messaggio che ogni anno si rinnova, celebrando un Dio misericordioso che ha scelto di farsi uomo, nelle umane debolezze e nelle umane difficoltà. Portiamo nelle nostre vite il messaggio di quella notte. Noi che diamo valore al superfluo, ricordiamo la frugalità della mangiatoia. Noi che giudichiamo l’amore con il metro della convenzione sociale, ricordiamo la Sacra famiglia, non legata da vincoli matrimoniali. Noi che discutiamo sugli obblighi della genitorialità, ricordiamo l’amore puro che Giuseppe dona come padre putativo e come compagno di una ragazza, incinta del divino. Noi che presi dalla frenesia compulsiva degli acquisti, ricordiamo la simbologia del dono. Noi che su tavole infinite, stipiamo ventri e madie di libagioni, ricordiamo i partecipanti alla natività, pastori e nomadi. Noi che tacitiamo la nostra coscienza con l’obolo solidale, ma che poi non sopportiamo l’idea di condividere il desco con quel parente o talaltro conoscente, ricordiamo l’invito a condividere il companatico con il prossimo nostro. Non è facile, ma per non cedere all’ipocrisia dei tanti buoni propositi incompiuti sotto la polvere del tempo, cerchiamo di portare il Natale nel cuore, tutti i giorni. Quando incontreremo il clochard all’angolo, quando vedremo la diaspora dei profughi, quando guarderemo negli occhi il diverso che è poi così uguale a noi, quando giudicheremo la vita degli altri sulla lunghezza dei nostri passi, ricordiamo quel bimbo, che gli uomini riconobbero Dio, nato per insegnare a perdonare, accogliere, donare e vivere di com-passione. Perché nessuno di noi è in grado di gettare la prima pietra….

Buon Natale!

Sabrina Cicina

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