Il governo spagnolo di coalizione

Le elezioni politiche in Spagna hanno evidenziato la preferenza degli elettori per il Partito polare del premier Mariano Rajoy. Ma nonostante la vittoria il premier ha ottenuto solo il 28,7% così da non raggiungere la maggioranza assoluta. Dopo 40 anni di stabilità politica garantita da un sistema bipartitico tra Pp e PSOE (popolari e socialisti) che li ha visti alternarsi durante gli anni che vanno dalla fine della dittatura di Franco per la Spagna si va verso una nuova era. I popolari infatti si fermano a 123 seggi (su 176 necessari per arrivare alla maggioranza assoluta) mentre socialisti PSOE e Podemos ottengono rispettivamente 90 e 69 seggi. La Spagna si appresta a vivere una difficile fase di trattative tra quattro schieramenti maggiori ai quali si aggiungono i partiti indipendentisti regionali. E’ una fase di incertezza e d’ingovernabilità dove il premier Rajoy per formare il prossimo esecutivo dovrà essere sostenuto da una coalizione che sia quanto meno il più stabile possibile. Questa situazione così complicata potrebbe dare un ruolo piuttosto “scomodo” al giovane re Felipe VI che potrebbe dover fare da mediatore creando alchimie che consentano di evitare la possibilità di un ritorno anticipato alle urne. Un’ipotesi questa che preoccupa gli ambienti finanziari in un paese che ancora risente della crisi più profonda avvenuta nell’ultimo mezzo secolo. Grecia, Francia e ora Spagna stanno dando dei chiari segnali favorendo non più i classici partiti tradizionali ma si aprono sempre di più verso l’indipendenza e le scelte più nazionaliste dei nuovi partiti.

Noemi Deroma

                                                                                                                                           

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