La rinascita della Grecia. La svolta della sinistra radicale con Tsipras

A causa della mancata elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento greco, si è dovuto procedere allo scioglimento del suddetto e ricorrere alle elezioni anticipate. E’ il 25 gennaio 2015 quando il popolo ellenico è chiamato a votare il suo primo ministro. I due contendenti più quotati sono Alexis Tsipras (Syriza) e l’ex primo ministro Antonis Samaras della Nuova Democrazia.  Con il 36, 34% contro il 27,81% conquista gli elettori Tsipras con il partito Syriza pur non ottenendo la maggioranza assoluta. Infatti per avere la maggioranza parlamentare un partito o una coalizione dovrebbe controllare 151 seggi su 300. Tsipras avendo ottenuto 149 seggi ha dovuto formare una coalizione con il partito dei Greci indipendenti (Anel) che l’ha portato ad ottenere finalmente la maggioranza in Parlamento con 162 seggi in tutto. Quella di Syriza è una vittoria epocale, dove per la prima volta nella storia della Grecia moderna un partito di sinistra radicale vince le elezioni. La scelta del popolo ellenico è stata unica in Europa in quanto il peso della crisi economica ha frantumato i partiti tradizionali, togliendo credibilità ai loro leader e tutto questo ha fatto in modo di costruire le basi per il successo trionfale di Alexis Tsipras. L’elezione di Tsipras scuote la politica greca poiché da questo momento c’è aria di rinnovamento; infatti il suo partito è considerato il perno della protesta contro il sistema economico. I numerosi sostenitori di Syriza non vedono di “buon occhio” la collaborazione con il leader dei Greci indipendenti (Kammenos) poiché è noto per le sue posizioni xenofobe e omofobe, inoltre è abbastanza vicino alla chiesa ortodossa. La priorità di Tsipras è forse quella di porre fine alla politica di rigore; avvalendosi della possibilità di agire liberamente ed evitare spaccature in procinto dei difficili negoziati sulla ristrutturazione del debito pubblico greco. Tra la Grecia e gli altri paesi dell’eurozona (in primo luogo la Germania), sono previste trattative difficili. Il nuovo governo della Grecia non vuole più rispettare le condizioni del programma di aiuti e soprattutto non desidera più essere controllata dai supervisori della troika. La troika è nata in occasione degli interventi di rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale e si occupano di piani di salvataggio dei paesi all’interno della zona euro il cui debito pubblico è in crisi. L’intervento della troika ha permesso nel settembre 2011 di convincere la Germania ad attivare il “fondo salva-stati” garantendo in questo caso alla Grecia di scongiurare il rischio di insolvenza sovrana (quando c’è il fallimento o default di uno Stato sovrano); nel negoziare gli aiuti alla Grecia la troika ha richiesto in cambio l’istituzione di politiche di austerità e di applicare delle misure per la riduzione della corruzione ed evasione fiscale. E’ giusto che i paesi dell’eurozona (in particolar modo la troika) richiedano alla Grecia di ridurre il proprio debito, se il nuovo governo totalmente rivoluzionario e radicale proponesse delle giuste alternative si riuscirebbe a tenere conto delle richieste degli altri paesi membri, ma che comunque abbia l’impronta del popolo greco e imponga alle élite economiche corrotte del paese di sostenere i costi della crisi.

 

Noemi Deroma

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