Disegni per raccontare l’emigrazione

Di questi tempi per via della crisi economica, a causa del lavoro che scarseggia un po’ ovunque  -senza dimenticare l’allarme ebola che pochi mesi or sono si è tramutato in una vera e propria psicosi-, è fin troppo facile e scontato puntare il dito contro l’immigrato, da sempre “l’altro-da-sé” delle società, etichettato come “diverso”, “estraneo”, l’untore clandestino che mette a repentaglio le radici dei Paesi; tutto questo soprattutto e paradossalmente in Italia, popolo di emigranti a cui storicamente è ben noto conoscere il sapore amaro delle partenze forzate senza ritorno.3f

Quasi nessuno però prova a mettersi realmente nei panni dei migranti di oggi, disperati di ogni sesso ed età, provenienti dalle zone più terribili della terra, in cerca di una vita migliore e normale. Quello che un migrante sente è qualcosa chiaramente di esclusivo, personale ed inafferrabile, a meno che non lo si viva o a meno che non venga spiegato. Quale modo migliore quindi di esprimerlo attraverso dei disegni, antichi tramiti delle emozioni più profonde, quelle difficili da dire a parole? I disegni divengono dunque dei mezzi attraverso i quali si possono rappresentare in maniera semplice e intuitiva idee complesse e a volte inaccessibili.

In questo contesto si collocano i workshops promossi dal “Colectivo Migrantas” (Collettivo Migranti), con sede nelle Azzorre, in collaborazione con la comunità di immigrati locale.

Si tratta di disegni essenziali ma portatori di messaggi universali, fatti proprio da coloro i quali, in Paesi diversi da quelli di provenienza, hanno vissuto e vivono la difficile esperienza dell’emigrazione del nostro tempo. Queste persone si riuniscono per parlare e dare forma al proprio vissuto, discutendo di ciò che le ha traumatizzate o, viceversa, rese felici. I disegni finali costituiscono quindi un modo per condividere tali situazioni e per lanciare dei segnali forti, al fine di coinvolgere il maggior numero di persone possibile e combattere l’indifferenza e la superficialità.

Emblematico un murales che si trova Berlino, costituito da un insieme di pittogrammi su di uno sfondo giallo: in uno di questi una donna porta in mano il suo cuore diviso a metà; in un altro una bambina, al fianco della mamma e del papà, si nasconde dietro la gonna della prima; e in un altro ancora una donna sorride tristemente mentre è piegata dal peso dei libri che porta in braccio. Forti ed evidenti pertanto risultano l’insieme di sentimenti nonché le situazioni che questi semplici disegni comunicano, parlando la medesima lingua e toccando, si spera, le medesime corde emotive.

 

 

 

Michela Graziosi

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